Capitolo Undici - Seconde Possibilità

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Ti ho detto che non posso stare senza di te
Che manderei tutto a fanculo senza di te
Senza di te la nostalgia-ia
Perché sei come casa mia-ia

Nostalgia - Blanco

Se qualcuno mi avesse chiesto di che colore erano gli occhi di Adriano avrei descritto la distesa d'acqua davanti a me. Così scura e profonda, così impenetrabile da fare paura. Impossibile vedere cosa si celasse al di sotto. All'apparenza piatta e calma, ma con il rischio che diventasse una burrasca da un momento all'altro.

E in quel momento, il ragazzo al mio fianco, era calmo e nascondeva completamente i suoi pensieri, anche a me che ormai avevo imparato a conoscerlo.

La moto d'acqua che stavo osservando, rossa e tirata a lucido, cozzava un po' sopra il mare nero.

Riuscivo a malapena a stare ferma, mi formicolavano le dita.

«Questa è la sorpresa?» Non provai nemmeno a nascondere l'eccitazione nella mia voce. «Posso guidarla io?»

«Sì, è questa la sorpresa.» Adriano poggiò la mano alla base della mia schiena e io fui pervasa da una scossa, ma cercai di rimanere impassibile. «E no, non puoi guidarla tu.»

Mi voltai così forte verso di lui che sentii male al collo. Quel bastardo stava sorridendo. «Ma che sorpresa è se mi devi fare incazzare, Adriano?»

«Ma che sorpresa è se devi decidere tu anche la sorpresa, Lara?» mi beffeggiò.

Alzai gli occhi al cielo e avanzai, scostandomi così dal suo tocco che mi stava facendo andare a fuoco la pelle anche attraverso la maglietta. Lui scoppiò a ridere e poi si avvicinò ancora e mi scostò una ciocca di capelli dal collo.

Mi ritrovai a deglutire.

«L'hai mai guidata?» domandò cauto e sentii il suo respiro sulla pelle.

«No», la mia risposta flebile si perse nel leggero vento.

«Non è come guidare una moto sulla strada, il mare è tanto bello quanto pericoloso, devi saperne cogliere ogni sfumatura, ogni folata di vento, soprattutto di sera che c'è scarsa visibilità» spiegò calmo, ogni parola più sensuale di quella precedente.

Se avesse continuato così, non ci saremmo neanche saliti su quella moto.

Aveva posteggiato la sua auto in un parcheggio privato di Mondello e adesso ci trovavamo al molo, poco distanti dal luogo del nostro primo bacio. Le barche erano attraccate e si muovevano placidamente.

«Facciamo che per questa volta ci sali da passeggiera, e poi, se vorrai, ti insegnerò a portarla.» Mi avvicinò di più a lui, stringendomi il fianco e io mi mossi sul posto. Non era disagio il mio, era smania, perché sentire le sue mani addosso mi accendeva come una miccia di una bomba pronta a esplodere.

«Ok» bofonchiai.

Mi diede un bacio nei capelli e poi si staccò da me per salire sulla moto d'acqua. Lo osservai fare quei movimenti agili e fluidi, sicuro di sé. Si vedeva che era una cosa che faceva da parecchio tempo.

Una volta salito si voltò verso di me e i suoi occhi mi penetrarono l'anima. Restò a fissarmi per qualche secondo, le sue iridi incastrate nelle mie. E sentii quello sguardo dentro, nel profondo. Ebbe la capacità di farmi girare la testa.

Adriano allungò la mano nella mia direzione, i suoi occhi adesso avevano assunto una nuova sfumatura, sembrava esserci speranza. Come se quella mano tesa verso di me non fosse solamente un invito a salire su quella moto con lui, ma molto, molto, di più. Mi stava chiedendo silenziosamente di fidarmi di lui, ancora una volta, di dargli una seconda possibilità, di vedere se ne valesse la pena.

SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora