CAPITOLO 34

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Sebastian pov

La vedo barcollare fuori dal locale, con le guance arrossate e il tentativo maldestro di non cadere a causa dei tacchi. Mi avvicino, sentendo subito l'odore penetrante di alcol.

«Andiamo in hotel», le dico cercando di trattenere le risate. «No!» mi punta il dito contro.

«Balliamo!» inizia a muoversi in modo strano, ridendo incessantemente.

«Amelie, andiamo», lei finalmente acconsente barcollando. «Andiamooo», inizia a camminare nella direzione opposta a dove si trova la mia macchina.

«Amelie, dall'altra parte», la guardo divertito mentre ride e si gira. «Vedo tre Sebastian», ride ancora, cercando di contare i "tre Sebastian".

«Deve piacerti molto allora», lei annuisce.
«Sì, tanto. Uno, due e tre!» esclama.
Mi avvicino e la prendo per mano.
«Fa freddo, andiamo ora», riesco a farla salire in macchina e per tutto il tragitto non smette di ridere e singhiozzare.

«Devo vomitare», la vedo portarsi una mano alla bocca e piegarsi leggermente. «Amelie, non ti azzardare a vomitarmi in macchina», alterno velocemente il mio sguardo dalla strada a lei. «Amelie, cazzo», sembra sul punto di vomitare, ma poi inizia a ridere tirandosi indietro.

«Scherzetto!», sospiro esausto.
«Ma quanto hai bevuto?» Riporto lo sguardo sulla strada e fortunatamente arriviamo all'hotel.

La faccio scendere e le prendo la borsetta, sorpreso che non l'abbia dimenticata al locale. Prendiamo l'ascensore e, dopo essere arrivati in camera, la faccio sedere sulla poltrona presente nella stanza.

«Voglio mettermi a letto», si lamenta alzandosi.
«Tu non ti metti a letto con quei vestiti sporchi», lei si risiede sbuffando. Mi avvicino alla sua valigia, cercando il pigiama. «Voglio andare a letto!», continua ad insistere.

«Ti metti il pigiama e ci vai», finalmente lo trovo, lo prendo e glielo passo. «Non so metterlo», dice ridendo.
Prende la maglietta e la fa cadere a terra. Mi passo una mano tra i capelli, sembra di avere a che fare con una bambina.

Raccolgo la maglietta da terra e mi avvicino a lei.
Si toglie la maglietta rimanendo in reggiseno, la puzza di alcol è evidente. «Vatti a fare una doccia, io non riesco a dormire con questa puzza di alcol», le dico. Lei sentendo le mie parole si alza e sbuffa.

«Mi stai dicendo che puzzo!», piagnucola, mentre si dirige in bagno. «Puzzi di alcol, solo di alcol», la seguo verso il bagno. È praticamente già nuda, barcolla verso la doccia, cercando di non cadere.

Cerca di aprire l'acqua ma non ci riesce.
Mi avvicino aprendola per lei, fortunatamente l'acqua calda arriva subito. Mentre aspetto che finisca, prendo l'asciugamano, così da avvolgerla una volta che ha finito. «Ho finito», mi avverte poco dopo.

L'avvolgo nell'asciugamano, per asciugarla. Ha i capelli bagnati e le goccioline le scivolano sul viso.
«Sei bello», mi dice, sorridendo.
Chiude gli occhi e in un attimo le sue labbra sono sulle mie. Ricambio il bacio delicato e poco dopo mi stacco, dandole un bacio sulla fronte.
«Sei bella anche tu, Amelie».

«Ora vai a sederti sul letto», lei annuisce, andando in camera. Io prendo il phon e la spazzola dell'hotel e la seguo. Mi siedo dietro di lei, iniziando a pettinarle i suoi capelli castani. «Dimmi se ti faccio male», le dico mentre sposto alcune ciocche che aveva sul volto.

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