Capitolo 2

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2 – Iraq (Mezzaluna fertile)
22 dicembre 2012 d.C.
Asura Akasha Son Goku, così era stato chiamato dai suoi genitori
il ragazzino dagli occhi verdi con riflessi d’azzurro celeste e i capelli riccioluti di color castano. Quei nomi gli erano stati dati in
modo affettuoso per via delle sue peculiari caratteristiche, sorte
già da quando era appena nato, anche se non tutte erano state
così, o lo sarebbero restate.
Nato dal padre di origine indo-egiziana e dalla madre di origine
germanica, il piccolo appena andò in braccio alla madre la prima
volta fu chiamato all’unisono dal padre e dalla nonna: «Akasha!»
disse il padre; «Lo chiameremo Akasha!» ribatté la nonna Kalesh,
con l’approvazione anche da parte della madre. Il nome non era
però stato dato così a caso, era stato scelto intuitivamente, in quanto il giovane Akasha appena li aprì mostrò le iridi degli occhi
come reticoli di color violetto akashico (che secondo il credo indu
è la quinta essenza, il quinto elemento madre/padre di tutti gli
altri quattro che sono alla base della vita in tutto l’universo) incastonati come da piccoli diamanti, dal riflesso color oro bianco. La
madre appena riprese le forze necessarie per poter parlare, usate
precedentemente per il parto svolto in casa, aggiunse: «Asura Son
Goku!», esclamando con un sorriso di gioia stampato sul volto.
«Sarebbe opportuno chiamarlo anche Asura Son Goku!».
Allorché Ptah si chiese come mai sua moglie avesse scelto non
tanto il nome Asura, che per la sua cultura indu-egiziana rappresentava una classe molto importante di divinità, ma per il nome
Son Goku, per il quale disse al riguardo: «Cara, capisco che hai
appena partorito e quindi sei ancora sconvolta, ma potresti dirmi
come mai hai optato fra tanti bei nomi per nostro figlio quello del
“re delle scimmie”?».
Dopo un piccolo sogghigno la madre, Liluth, rispose facendogli
notare una cosa che non era caduta all’attenzione di nessuno dei
presenti tranne a lei: «Caro, osserva attentamente in fondo alla
schiena di nostro figlio, non noti la protuberanza per lo più pelosa che sporge, un po’ come se fosse una coda? Per di più le tue
scimmie demoniache hanno smesso di fare baccano, il che è un
miracolo visto l’aggressività senza riserve che mostrano nei confronti degli sconosciuti a parte quando le nutri con una piantagione intera di banane, quindi visto che con il suo sguardo è riuscito
anche a calmarle pensavo fosse carino dargli questo nome, tu non
trovi?».
Ptah, che all’inizio era perplesso per il nome datogli, rifletté un
attimo e rispose con segno di illuminazione lampante (ma, a dire
il vero, era per evitare di andare contro le ire il più delle volte illogiche della moglie): «Tutto sommato hai ragione, gli dona questo
nome e poi è giusto che anche tu ne scelga uno di tuo piacimento per nostro figlio». Mentre diceva ciò, Ptah ebbe un sospiro di
sollievo pensando che forse questa capacità appena mostrata di
Asura era un dono degli dei in risposta alle preghiere che le sue
scimmie avessero un po’ più di disciplina e smettessero di lanciare i loro bisogni ai passanti ogni qualvolta ci fosse un ritardo
nella distribuzione dei pasti. Quindi, benvenuto al mondo giovane Asura Akasha Son Goku!
Fino all’età di 3 anni un’altra caratteristica ebbe il giovane, la quale però scomparì con il passare del tempo. Il ragazzo, seppure
nato da un padre di carnagione e tratti mulatti, acquisì fin dai primi tempi, dopo la transizione del colore degli occhi dal violetto
akashico al verde acqua, i capelli biondi e lisci della madre, cosa
assai curiosa, e ogni qualvolta Liluth si soffermava a osservarlo
partiva con la fantasia e i ricordi di infanzia, pensando a come
piaceva suo padre dirle che fosse figlio delle stelle, discendente
delle divinità nordiche.

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