Capitolo 10

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Il Cairo, Egitto

Dovevano sbrigarsi. Il tempo stava per scadere, presto la milizia 

sarebbe stata lì. Alloggiata in un motel situato nella periferia del 

Cairo, Liluth fissava con animo concitato le lancette dell’orologio. 

Dal suo arrivo subitaneo, vista l’urgenza, nemmeno si era pre-

sa il tempo di farsi una doccia. I suoi capelli puzzavano ancora 

dei miasmi dei luoghi chiusi. Per non dare nell’occhio, il viaggio 

dall’America l’aveva passato nascosta dentro un container con degli amici a quattro zampe. Subito sbarcata, dopo essere stata su un 

carico che conteneva animali tropicali, chiese il favore di inviare 

una lettera alla propria famiglia al proprietario dello zoo locale, 

come risultato finale di varie opzioni che aveva dovuto scartare. 

Lui si chiamava Gustav. Basso, viso paffuto e ornato da un piz-

zetto rossastro, anche lui era un tedesco trasferito lì per scappare 

da un matrimonio in crisi, a causa delle sue vecchie scappatelle. 

Egli non trovava a genio la gente del posto e acconsentì al favore, 

proprio perché le origini di Liluth erano le stesse sue. Ma a stento 

lei era riuscita a prendersi un boccone, e ancora con più difficoltà 

a pagarsi il collo.

L’opzione che scelse fu poco confacente. Attraverso vie aeree tramite un falco pellegrino il plico sarebbe dovuto arrivare al mit-

tente senza passare per vie di controllo e qualsiasi sistema rintracciabile dai suoi inseguitori. Ma le condizioni sbrindellate del 

volatile lasciavano a desiderare. Con sé non era riuscita a portare 

molti soldi, le avevano chiuso il conto del suo secondo lavoro, 

tenuto segreto alla sua famiglia, dovendosi così arrangiare con 

quello che suo marito Ptah le dava prima di lasciarlo per le sue 

missioni all’estero.

Passarono due settimane da quando il volatile aveva preso il volo, 

con la lettera dove aveva chiesto che soltanto Asura, Ptah e la 

nonna la raggiungessero, ma ancora non aveva avuto loro notizie. 

Lei temeva che l’uccello non ce l’avesse fatta. Veniva chiamato da 

Gustav “Donut” perché parte del piumaggio rimasto andava a 

creare attorno alla cervice un colletto a forma di ciambella. An-

che i suoi colori rendevano chiaro lo stato della sua salute: gli 

occhi erano grigiastri e le piume sporadiche nelle ali avevano un 

tono stinto. Ormai era in età avanzata. Ma non potendosi pagare 

qualche cosa di meglio, gli demandò in ogni caso il compito di 

avvertirli dell’imminente pericolo che incombeva su di loro.

L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora