Si fermò a un incrocio. Era diretto sui colli di Hollywood, dove era
esposta l’insegna che rappresentava il sogno condiviso della città,
fin da poco prima anche da lui, quando lavorava come stuntman.
Erano passati 4 anni dalle vicende cruente che lo avevano coin-
volto. Con il suo solito stuzzicadenti in bocca guardò nello spec-
chietto all’interno della sua macchina, una Ford Mustang GT500.
Il suo viso appariva ossigenato e ribelle, i capelli biondo satinato.
Poteva avere tutte le donne che voleva. Ma solo due erano riuscite a fare breccia nel suo cuore, una non era una vera e propria
ragazza, ma una musa interiore. L’altra invece si chiamava Irene
e faceva parte del suo passato, a fatica occultata nei suoi ricordi.
Ma quando rivolse di nuovo gli occhi verso la strada non riuscì a dimenticarla. Con la radio di sottofondo, che dava A Real Hero dei
College, la sua mente cominciò a dimenarsi quando gli insorse
una delle frasi di lei dopo essere stata salvata da un gruppo di malavitosi, «Sei il mio eroe» aveva detto. Poi un’altra memoria gli
fece visita, quella del loro primo incontro. Fu in un supermercato.
Dalla prima volta che la vide non riuscì a distoglierle gli occhi di
dosso. Dal corpo esile e viso minuto, il ragazzo capì subito che se
ne sarebbe innamorato, ma sapeva anche che se uno con il suo re-
taggio faceva irruzione nella vita di una come Irene, poteva solo
finire di farla soffrire. Perciò sulle prime decise di stare sulle sue,
seppure, subito dopo essere uscito dal market, colse l’occasione di dare una aggiustata alla sua macchina. Ma grazie a svariate
occasioni infine cedette, e cominciarono a frequentarsi. In tutto il
lasso di tempo in cui si videro, non disse mai il suo nome neanche
quando le fece l’ultima telefonata, prima di partire, per poi non
vedersi più. Ma non era fuggito a causa sua, anzi era stato via per
un lungo periodo per proteggerla. Gli ultimi accadimenti avevano messo a repentaglio la sua vita, e il ragazzo si era ripromesso
che non sarebbe più successo, troppe persone aveva perso fin lì,
come se fosse una calamita per i guai, e ne aveva avuto abbastan-
za; restare solo, pensò, era la scelta migliore da fare.
Quando tornò a Los Angeles, 4 anni dopo, non provò a ricontattarla. Il suo numero l’aveva ancora ma prese comunque le distanze da tutto ciò che poteva ricongiungerli. Questo gli consigliò la
sua musa interiore. Lei invece era sempre rimasta con lui fin da
quando era piccolo, accompagnandolo in ogni suo passo con la
sua voce soave e dolce come il miele. Per molti attimi prima di
svanire, credette pure per l’esperienza quasi tangibile che esistes-
se veramente, che lei fosse reale, e per questo focalizzandosi sul
suo presente si mise alla sua ricerca. Ma non prima di rinnovare
la promessa fatta a un suo amico ormai morto. Quella di trovare
l’orizzonte della sua anima.
STAI LEGGENDO
L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità
FantasiaNelle antiche tavolette sumere ritrovate dagli archeologi si narra che più di 300.000 anni fa, il Dio Enki, propose all'assemblea degli Dei Anunnaki di "marchiare" l'Homo Erectus con l'impronta degli Dei per accellerarne l'evoluzione; ma aveva cosci...