Capitolo 11

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Si fermò a un incrocio. Era diretto sui colli di Hollywood, dove era 

esposta l’insegna che rappresentava il sogno condiviso della città, 

fin da poco prima anche da lui, quando lavorava come stuntman. 

Erano passati 4 anni dalle vicende cruente che lo avevano coin-

volto. Con il suo solito stuzzicadenti in bocca guardò nello spec-

chietto all’interno della sua macchina, una Ford Mustang GT500. 

Il suo viso appariva ossigenato e ribelle, i capelli biondo satinato. 

Poteva avere tutte le donne che voleva. Ma solo due erano riuscite a fare breccia nel suo cuore, una non era una vera e propria 

ragazza, ma una musa interiore. L’altra invece si chiamava Irene 

e faceva parte del suo passato, a fatica occultata nei suoi ricordi. 

Ma quando rivolse di nuovo gli occhi verso la strada non riuscì a  dimenticarla. Con la radio di sottofondo, che dava A Real Hero dei 

College, la sua mente cominciò a dimenarsi quando gli insorse 

una delle frasi di lei dopo essere stata salvata da un gruppo di  malavitosi, «Sei il mio eroe» aveva detto. Poi un’altra memoria gli 

fece visita, quella del loro primo incontro. Fu in un supermercato. 

Dalla prima volta che la vide non riuscì a distoglierle gli occhi di 

dosso. Dal corpo esile e viso minuto, il ragazzo capì subito che se 

ne sarebbe innamorato, ma sapeva anche che se uno con il suo re-

taggio faceva irruzione nella vita di una come Irene, poteva solo 

finire di farla soffrire. Perciò sulle prime decise di stare sulle sue, 

seppure, subito dopo essere uscito dal market, colse l’occasione di dare una aggiustata alla sua macchina. Ma grazie a svariate 

occasioni infine cedette, e cominciarono a frequentarsi. In tutto il 

lasso di tempo in cui si videro, non disse mai il suo nome neanche 

quando le fece l’ultima telefonata, prima di partire, per poi non 

vedersi più. Ma non era fuggito a causa sua, anzi era stato via per 

un lungo periodo per proteggerla. Gli ultimi accadimenti avevano messo a repentaglio la sua vita, e il ragazzo si era ripromesso 

che non sarebbe più successo, troppe persone aveva perso fin lì, 

come se fosse una calamita per i guai, e ne aveva avuto abbastan-

za; restare solo, pensò, era la scelta migliore da fare.

Quando tornò a Los Angeles, 4 anni dopo, non provò a ricontattarla. Il suo numero l’aveva ancora ma prese comunque le distanze da tutto ciò che poteva ricongiungerli. Questo gli consigliò la 

sua musa interiore. Lei invece era sempre rimasta con lui fin da 

quando era piccolo, accompagnandolo in ogni suo passo con la 

sua voce soave e dolce come il miele. Per molti attimi prima di 

svanire, credette pure per l’esperienza quasi tangibile che esistes-

se veramente, che lei fosse reale, e per questo focalizzandosi sul 

suo presente si mise alla sua ricerca. Ma non prima di rinnovare 

la promessa fatta a un suo amico ormai morto. Quella di trovare 

l’orizzonte della sua anima.

L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora