Hai iniziato tu tirandomi un pugnetto sulla spalla. Io non ho mai avuto il coraggio di fare la prima mossa, e nemmeno questa volta l'ho fatta. Ti guardavo da lontano, cercavo di capirti e di comprendere quale sentimento stesse nascendo in me. Stava germogliando un rigoglioso filo d'erba in quel campo che ho sempre tenuto incolto e lontano dal sole. Al principio mi aggrappavo a scarni segnali; tornavo a casa e consumavo il soffitto a furia di fissarlo. Mi sono fatta da parte per te, ho sviscerato le mie ore per dedicarle al tuo pensiero, ho attraversato la cinta della mia paura per essere pronta. Essere pronta per te.
Sei tu che hai continuato prendendomi sotto il braccio. Io ero schiacciata dal panico, mentre tu tentavi di prendermi per mano. Ti stavo a fianco perché non volevo rimanere indietro e murare un'altra occasione nel recinto dei miei rimpianti. So che ti piaceva un'altra, più piccola, e per questo continuo a prenderti in giro, ma soffoco le paranoie lasciandomi convincere che non fosse niente di serio. Anche gli altri hanno notato che ci stiamo avvicinando. Forse è veramente il momento giusto e la persona giusta. L'angoscia mi tiene una mano sulla gola, ma tu mi sfiori le dita e poi le trattieni come per dilatare quell'attimo, e io sento nella pancia il solletico di mille fili d'erba, quelli che ci lanciamo a vicenda la sera. E' piuttosto infantile, ma non faccio altro che riempire le ore del giorno per trovare le lancette dell'orologio ferme su quel momento.
Sei tu che hai iniziato a rallentare il passo per parlare con me durante il tragitto verso casa. Io guardo dritto avanti a me perché sai che mi vergogno sin dalla prima volta che ti ho scritto se volessi uscire. Mi mostri sempre dei video che non riescono a farmi ridere, ma sorrido perché sai già come ti risponderò. Mi chiedi perché ti guardo e ogni volta gli spigoli della bocca salgono, come tirati dai fili di un burattinaio. Sì, ormai sono sicura di volerci provare e non do più ascolto all'estenuante voce nella mia testa.
Ma sei tu che hai cominciato a infliggermi una pugnalata alla volta. Pensi ancora a quella ragazza, devi sempre ribadirlo ed evitare che io la dimentichi, o forse che tu la dimentichi. I tuoi pensieri sono indirizzati a lei, la tua impazienza corre nella sua stessa direzione e i tuoi dubbi vengono spazzati via dal suo nome.
Non era amore il mio, ma forse fa ancora più male perché per te ero pronta ad aprirmi, mettere a nudo le mie fragilità e allontanare la paura. Ed è stato proprio questo a fregarmi. La paura, addirittura il terrore di un potenziale amore, era l'unica barriera in grado di difendermi dal dolore e io ho lottato per aprirvi un varco. Così sono rimasta indifesa di fronte all'illusione che alimentavi giorno dopo giorno. La consapevolezza di non poter avere il controllo mi ha destabilizzata e lasciata in bilico su una fune prossima a spezzarsi, sfilacciarsi e riarrotolarsi su se stessa.
Meglio riportare il mio piccolo campo d'erba al riparo. Perché sei tu che continui a calpestarlo.
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Lettera al 25 luglio
Short Story''Non giocare col mio cuore, che poi''... Che poi mi disgrego nelle mie parole.