Capitolo 15

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Dei nugoli carichi di energia elettrostatica si addensarono nel cielo. Di lì a poco sarebbe venuto a piovere. Era la mattina del 26 luglio 2016, e il ragazzo con i capelli biondo satinato, l’aspetto non 

conforme e ribelle, stava dormendo dentro la sua macchina, la 

Mustang GT500 di colore nero quartz, con le rifiniture in grigio 

alluminio. Fu svegliato dalla radio ancora accesa, sintonizzata su 

un canale che mandava in onda musica 24 ore su 24. Riconobbe la canzone che stavano dando. Era Midnight City degli M83. 

Seguiva il ritmo con le dita della mano in presa al volante, gli 

piaceva molto, e si chiese dove potesse averla già sentita. Se non 

errava era una delle tracce colonna sonora dell’ultima serie TV 

che aveva guardato, Beauty and The Beast. Si era molto immedesimato nei panni del protagonista vedendo in lui molte sfaccettature di se stesso. Anch’egli era una persona tormentata da quello 

che gli avevano fatto, e se poteva restava isolato dalle persone per 

quello che era diventato, un mostro dal quale stare alla larga e 

avere paura. Perché così si sentiva, un mostro non per azioni, ma 

per dolore di cuore causato dalla crudeltà degli altri. Le afflizioni 

della sua vita erano diventate un peso insopportabile. Non era 

mai stato uno di quelli che lanciava la prima pietra, ma quelle 

accumulate con il tempo, senza sfoghi liberativi, erano diventate 

affilatori della spada di Damocle che aveva sopra la linea del suo 

capo. 

Dopo gli accadimenti cruenti che avevano coinvolto anche la vita 

di Irene, una delle poche cose che riusciva a tenerlo lucido era 

la ricerca della sua musa, convinto che fosse reale. Questo aveva 

promesso al suo amico, per il quale lavorò come meccanico per 

un certo periodo di tempo, prima di ricadere nel solito girone 

infernale di eventi distruttivi. Prima di morire gli aveva lasciato 

una lettera dove gli consigliava di lasciare il lavoro e prendersi un 

anno sabbatico. Si era molto affezionato al ragazzo e nello scritto 

gli fece notare come fare il meccanico, per quanto fosse bravo, non 

facesse bene al suo animo; come se lo tenessero a freno con lavori 

troppo pratici, impedendogli così di guardare dentro se stesso 

e liberare il potenziale che aveva dentro. Durante i loro discorsi 

aveva notato in lui una sensibilità alla vita che lo avrebbe portato 

lontano, se solo fosse riuscito a disfarsi dei diavoli senza corna e 

senza coda che avevano imparato a nuotare nelle sue emozioni, 

facendolo solo ribollire di rabbia senza nessuna valvola di sfogo.

Per un po’ rimase pensieroso. Il nervoso era riuscito con i suoi 

pungenti tocchi a fargli fumare dieci sigarette, una dietro l’altra. 

Stava per accendere l’undicesima quando sentì gli effluvi di paste 

appena sfornate. Provenivano da un locale chiamato “Il risveglio 

del sole”, oltre l’incrocio dove aveva parcheggiato la macchina. 

Deciso a dare una svolta diversa alla giornata, per iniziare prese 

in considerazione l’idea di fare una colazione come si deve. Fretta 

non aveva, e un buon pasto l’avrebbe rimesso in sesto, perciò uscì 

dall’auto e si diresse verso il locale a passi echeggianti di fatalità.

L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora