Il locale si presentava bene. Era uno di quelli che andavano di
moda, con il menù all you can eat e il wifi gratuito per i suoi clienti. Gli adornamenti erano vintage e ricordavano lo stile preso in
forma rappresentativa dell’American Graffiti, con un’aggiunta in
corona di un tocco minimal zen. Tutti gli articoli erano dei tempi nostri o in direzione di un futuro tecnologico avveniristico,
come le tazze di cristallo che cambiavano colore a seconda di ciò
che bevevi, mantenendo un equilibrio scenografico degli anni
Ottanta grazie alle insegne rivisitate sparse per il locale.
Erano le 11 quando Astrid arrivò con la sua Jaguar F-Type al
“Modern Vintage” in piena gaiezza e voglia di vita. Aveva una
fame da lupi e riusciva solo a pensare alla sua colazione, a base di
croissant americano, farcito con il gelato al puffo, il suo preferito.
La sua non era una dieta sana con tutta la dose di zuccheri che
prendeva, ma finché il girovita glielo permetteva, ancora avente
linee sinuose e armoniose, ne avrebbe approfittato.
Non trovando parcheggio, accostò la macchina davanti a un altro
locale di strada compagno del suo dove era diretta. Si chiamava “Il risveglio del sole” e anche esso era in passo con gli ultimi
tempi, ma visto il casino che faceva con i concerti durante tutto il
giorno già dalle 6 di mattina, e la mancata fornitura del suo pasto
nel menù, decise di restare nelle sue abitudini, volendo restare
più tranquilla.
Appena varcata la soglia fu travolta dal clima gioviale e contagiante del posto.
Una delle bariste, che si chiamava Taylor, la salutò in un modo incontenibile: «Astrid! Ciao tesoro mio, vieni qua, fatti abbracciare!».
Da quando la giovane si era trasferita a Los Angeles e si erano
conosciute, erano diventate amiche inseparabili. Taylor era una
donna di colore leggermente in sovrappeso, di 37 anni, con i capelli lunghi e neri raccolti sulla nuca tramite una bacchetta usata
di solito nelle cucine cinesi. Cliente abituale dei ristoranti orientali, come la sua amica, anche lei aveva i suoi vizi dai quali era assuefatta nel modo più totale, e cercare di toglierli portava a scatti
di ira placabili solo chiamando la polizia. Ma Astrid li riteneva
del tutto giustificabili se si trattava di cibo o un brodo per l’anima, purché fosse con la bocca la comunicazione. Era una logica
tutta loro che non si poteva contraddire se non si voleva incorrere
in disastri karmici, per lo più veloci ad attuarsi con un bel calcio
nelle parti basse.
«Ciao Taylor! Come stai?»
«Benissimo tesoro, sei raggiante!»
Si strinsero forte e si scambiarono dei baci sulla guancia. Poi la
barista le chiese se voleva il solito posto, e Astrid annuì in segno
di conferma. Si sedette vicino alla vetrata che si affacciava sulla strada, di fronte al locale che ripudiava. Era in un tavolo TV
trasparente con le gambe illuminate al neon, che proiettava sul
banco giochi di luce di vario colore. Prese il suo laptop che aveva
con sé e cominciò a navigare su internet, mentre attendeva che la
sua amica le portasse la sua colazione abitudinaria. Per un attimo
isolata nel suo mondo, Astrid si rattristò. Anche se all’apparenza
si mostrava una ragazza per lo meno sicura di sé, il suo vuoto
cominciò a farle visita, portandola agli ultimi attimi prima che il
padre sparisse, lasciando una lettera di spiegazioni fuorvianti sul
tavolo. Stava ascoltando con gli auricolari su Youtube Save Me dei
Remy Zero, quando un ragazzo alto e moro con gli occhi azzurri
si presentò davanti a lei.
«Salve, posso sedermi?»
«Ciao, certo…» Era un po’ imbarazzata dato l’improvviso subentrare dello sconosciuto nel suo spazio privato. «Ehm… tu saresti?»
«Io mi chiamo Clark Kent, sono un giornalista… e ho delle informazioni da darti riguardo a tuo padre.
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L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità
FantasíaNelle antiche tavolette sumere ritrovate dagli archeologi si narra che più di 300.000 anni fa, il Dio Enki, propose all'assemblea degli Dei Anunnaki di "marchiare" l'Homo Erectus con l'impronta degli Dei per accellerarne l'evoluzione; ma aveva cosci...