Capitolo 16

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Il locale si presentava bene. Era uno di quelli che andavano di 

moda, con il menù all you can eat e il wifi gratuito per i suoi clienti. Gli adornamenti erano vintage e ricordavano lo stile preso in 

forma rappresentativa dell’American Graffiti, con un’aggiunta in 

corona di un tocco minimal zen. Tutti gli articoli erano dei tempi nostri o in direzione di un futuro tecnologico avveniristico, 

come le tazze di cristallo che cambiavano colore a seconda di ciò 

che bevevi, mantenendo un equilibrio scenografico degli anni 

Ottanta grazie alle insegne rivisitate sparse per il locale.

Erano le 11 quando Astrid arrivò con la sua Jaguar F-Type al 

“Modern Vintage” in piena gaiezza e voglia di vita. Aveva una 

fame da lupi e riusciva solo a pensare alla sua colazione, a base di 

croissant americano, farcito con il gelato al puffo, il suo preferito. 

La sua non era una dieta sana con tutta la dose di zuccheri che 

prendeva, ma finché il girovita glielo permetteva, ancora avente 

linee sinuose e armoniose, ne avrebbe approfittato. 

Non trovando parcheggio, accostò la macchina davanti a un altro 

locale di strada compagno del suo dove era diretta. Si chiamava “Il risveglio del sole” e anche esso era in passo con gli ultimi 

tempi, ma visto il casino che faceva con i concerti durante tutto il 

giorno già dalle 6 di mattina, e la mancata fornitura del suo pasto 

nel menù, decise di restare nelle sue abitudini, volendo restare 

più tranquilla. 

Appena varcata la soglia fu travolta dal clima gioviale e contagiante del posto. 

Una delle bariste, che si chiamava Taylor, la salutò in un modo incontenibile: «Astrid! Ciao tesoro mio, vieni qua, fatti abbracciare!». 

Da quando la giovane si era trasferita a Los Angeles e si erano 

conosciute, erano diventate amiche inseparabili. Taylor era una 

donna di colore leggermente in sovrappeso, di 37 anni, con i capelli lunghi e neri raccolti sulla nuca tramite una bacchetta usata 

di solito nelle cucine cinesi. Cliente abituale dei ristoranti orientali, come la sua amica, anche lei aveva i suoi vizi dai quali era assuefatta nel modo più totale, e cercare di toglierli portava a scatti 

di ira placabili solo chiamando la polizia. Ma Astrid li riteneva 

del tutto giustificabili se si trattava di cibo o un brodo per l’anima, purché fosse con la bocca la comunicazione. Era una logica 

tutta loro che non si poteva contraddire se non si voleva incorrere 

in disastri karmici, per lo più veloci ad attuarsi con un bel calcio 

nelle parti basse. 

«Ciao Taylor! Come stai?» 

«Benissimo tesoro, sei raggiante!» 

Si strinsero forte e si scambiarono dei baci sulla guancia. Poi la 

barista le chiese se voleva il solito posto, e Astrid annuì in segno 

di conferma. Si sedette vicino alla vetrata che si affacciava sulla strada, di fronte al locale che ripudiava. Era in un tavolo TV 

trasparente con le gambe illuminate al neon, che proiettava sul 

banco giochi di luce di vario colore. Prese il suo laptop che aveva 

con sé e cominciò a navigare su internet, mentre attendeva che la 

sua amica le portasse la sua colazione abitudinaria. Per un attimo 

isolata nel suo mondo, Astrid si rattristò. Anche se all’apparenza 

si mostrava una ragazza per lo meno sicura di sé, il suo vuoto 

cominciò a farle visita, portandola agli ultimi attimi prima che il 

padre sparisse, lasciando una lettera di spiegazioni fuorvianti sul 

tavolo. Stava ascoltando con gli auricolari su Youtube Save Me dei 

Remy Zero, quando un ragazzo alto e moro con gli occhi azzurri 

si presentò davanti a lei. 

«Salve, posso sedermi?» 

«Ciao, certo…» Era un po’ imbarazzata dato l’improvviso subentrare dello sconosciuto nel suo spazio privato. «Ehm… tu saresti?» 

«Io mi chiamo Clark Kent, sono un giornalista… e ho delle informazioni da darti riguardo a tuo padre.

L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora