La musica che davano al “Risveglio del sole” era suggestiva, ac-
compagnata a una location misteriosa che ricordava molto gli
anni post 1947, subito dopo gli avvenimenti di Roswell. Il tema
degli ufo era la colonna portante del locale, nel quale si allestiva-
no feste e serate che trattavano l’argomento, venendo così molto
frequentato da amanti del genere. Aveva cominciato a sgocciolare
e di tutta fretta il ragazzo corse dentro al pub, coprendosi la testa
con un giornale comprato all’edicola poco vicino alla sua macchi-
na, la Ford Mustang GT500 personalizzata e dalle linee aggressi-
ve e gagliarde. Quando si trovò all’interno intravide con stupore
la cantante che era sul palco, con la folla sotto di esso intenta ad
ascoltarla con fervore. Era situato al secondo piano che era so-
stenuto da colonne in legno d’acero naturali, non riverniciate, e
raggiungibile tramite una scala a chiocciola fatta con il medesimo
materiale. Amante della musica, non ebbe difficoltà a riconoscerla:
era Dido e stava cantando uno dei suoi pezzi migliori, White Flag.
«Ciao, scusa, disturbo? Hai bisogno?» Una barista si era avvici-
nata al giovane in modo gentile e cordiale, intenta a chiedergli
se voleva ordinare. Era di bell’aspetto, con un cerchietto in testa
che includeva delle antenne aliene e lunghi capelli castani lasciati
cadere dietro la schiena, fino al giro vita.
«Ehm… sì.» Trasportato dalla canzone, fu preso alla sprovvista
ed ebbe un lieve sobbalzo dallo spavento.
«Scusa, volevo chiederti se volevi ordinare qualche cosa, e se per
caso volevi sederti.»
«Ehm… sì grazie, mi farebbe piacere fare colazione e se possibile
vorrei sedermi il più vicino possibile alla cantante» disse rilassa-
to il ragazzo, che manteneva quell’atteggiamento pacato ma non
privo di oculatezza nella gran parte delle situazioni. Poi, notando
come era stato allestito l’ambiente, chiese maggiori informazioni
riguardo la scelta del look della location. «Come mai il tema sugli
alieni?»
Allorché la barista per prima cosa si presentò, poi rispose alla
sua domanda con brio e un alquanto accentuato interesse anche a
flirtare con il belloccio che si trovava davanti. «Scusa, mi presento
come si deve. Io mi chiamo Jennifer, e tu?»
Il ragazzo per non dire il suo vero nome, motivo di cui non vole-
va parlarne, rispose inventandosene uno sul momento: «Io sono
Michael, piacere».
«Allora vedi, Michael, il motivo l’hanno scelto i proprietari Max
e Liz, vengono proprio da Roswell New Messico. E per le vicende
a me non note che hanno vissuto, hanno scelto per questo uno
stampo un po’, per me, stralunato…» disse Jennifer con una risata
e indicando le antenne che aveva sopra la testa. «Se vuoi saperne
di più, te li presento. Sono proprio di sopra che stanno ascoltando
la cantante.»
Anche Michael era un appassionato degli alieni e non aveva mai
incontrato gente che avesse avuto incontri ravvicinati con esseri
provenienti dallo spazio, e seppur non fosse chiaro se era quello
di cui si trattava, decise di approfondire e di seguire la ragazza
per fare conoscenza dei proprietari, mosso da un moto di libera-
zione ancora ai primi natali.
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L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità
FantasyNelle antiche tavolette sumere ritrovate dagli archeologi si narra che più di 300.000 anni fa, il Dio Enki, propose all'assemblea degli Dei Anunnaki di "marchiare" l'Homo Erectus con l'impronta degli Dei per accellerarne l'evoluzione; ma aveva cosci...