Capitolo 20

1 0 0
                                    

Michael salì su per la scala a chiocciola, fatta di legno d’acero con 

il piantone composto da un tronco intero di un albero che finiva 

diramandosi su per il soffitto, attraverso i rami, in parte recisi. Il 

suo percorso elicoidale ascendeva fino al secondo piano, sboccan-

do davanti a un’ampia sala dalle linee ovali e con il tetto oscurato, 

ricoperto da luci soffuse predisposte in un ordine preciso. Quello 

che Michael vedeva doveva rappresentare una volta celeste. An-

che le pareti erano adornate alla stessa maniera, con disegni di 

costellazioni luminose, in modo che l’atmosfera potesse portare 

chi decideva di permanere nel piano, grazie anche all’accompa-

gnamento musicale, in un mondo diverso, potendosi così estra-

niare per un attimo dalla vita di tutti i giorni. Infatti era così. 

Dido in quel momento cantava Here with me, e con la sua voce 

dalla gentilezza penetrante era capace di portarti in un mondo 

alternativo, quello sotto la superficie del velo voluto rappresen-

tare dai proprietari con messaggi chiari e lapalissiani. Attraver-

so i quadri collocati al primo piano, che raffiguravano foto reali 

di veicoli alieni, o testi, che riportavano testimonianze dirette di 

esperienze sul tema medesimo, il messaggio era recepibile anche 

dagli occhi più disattenti.

«Eccoli, sono loro, Max e Liz» disse Jennifer. 

«Grazie del favore… ma aspetta, tu non vieni?» disse Michael, si 

sentiva a disagio ad andare da solo da loro. «Adesso cosa dovrei

fare? Non me la sento di andare lì e chiedere loro subito: sentite, 

sono interessato alla vostra storia, me la raccontate? Mi sembra un 

po’ troppo diretto.» 

«È vero, hai ragione… ma tu provaci, sai? Ho saputo che con al-

cune persone che si avvicinavano a loro si aprivano. Anche un 

giornalista di nome Clark Kent, volendo sapere di più sulle loro 

vicende, non è uscito a mani vuote. Era venuto ieri sera e sono 

stati a parlare per ore. Solo con me sono stati sempre sul vago. Ma 

tu hai un’aria magnetica mentre io sono un po’ troppo frivola se-

condo il parere di Max. Dice che parlo troppo in giro, per questo 

non si fida molto a trattare argomenti sensibili. Però mi vogliono 

comunque molto bene.» 

«Capisco.» 

«Ora io vado perché mi stanno chiamando di sotto per una ordi-

nazione. Se riesci a sapere qualche cosa, fammi sapere… magari 

durante un’uscita uno di questi giorni? Sai, sei molto carino» dis-

se arrossendo. Le sfumature di colore sul suo volto passarono in 

un attimo dal rosaceo al bordò. Michael invece si limitò a un lieve 

saluto, poi si diresse verso il tavolo di Max e Liz all’angolo della 

stanza. In quel momento non era interessato più di tanto a tratte-

nere una conversazione con una ragazza con secondi fini, a meno 

che non fosse stato con la sua musa.

Non era sua previsione quello che seguì quando arrivò al tavolo. 

«Tu devi essere Michael, ma in realtà ti chiami Edward. Io 

sono Max, piacere.» Poi gli indicò di sedersi. «Prego, ti stavamo 

aspettando…»

L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora