Michael salì su per la scala a chiocciola, fatta di legno d’acero con
il piantone composto da un tronco intero di un albero che finiva
diramandosi su per il soffitto, attraverso i rami, in parte recisi. Il
suo percorso elicoidale ascendeva fino al secondo piano, sboccan-
do davanti a un’ampia sala dalle linee ovali e con il tetto oscurato,
ricoperto da luci soffuse predisposte in un ordine preciso. Quello
che Michael vedeva doveva rappresentare una volta celeste. An-
che le pareti erano adornate alla stessa maniera, con disegni di
costellazioni luminose, in modo che l’atmosfera potesse portare
chi decideva di permanere nel piano, grazie anche all’accompa-
gnamento musicale, in un mondo diverso, potendosi così estra-
niare per un attimo dalla vita di tutti i giorni. Infatti era così.
Dido in quel momento cantava Here with me, e con la sua voce
dalla gentilezza penetrante era capace di portarti in un mondo
alternativo, quello sotto la superficie del velo voluto rappresen-
tare dai proprietari con messaggi chiari e lapalissiani. Attraver-
so i quadri collocati al primo piano, che raffiguravano foto reali
di veicoli alieni, o testi, che riportavano testimonianze dirette di
esperienze sul tema medesimo, il messaggio era recepibile anche
dagli occhi più disattenti.
«Eccoli, sono loro, Max e Liz» disse Jennifer.
«Grazie del favore… ma aspetta, tu non vieni?» disse Michael, si
sentiva a disagio ad andare da solo da loro. «Adesso cosa dovrei
fare? Non me la sento di andare lì e chiedere loro subito: sentite,
sono interessato alla vostra storia, me la raccontate? Mi sembra un
po’ troppo diretto.»
«È vero, hai ragione… ma tu provaci, sai? Ho saputo che con al-
cune persone che si avvicinavano a loro si aprivano. Anche un
giornalista di nome Clark Kent, volendo sapere di più sulle loro
vicende, non è uscito a mani vuote. Era venuto ieri sera e sono
stati a parlare per ore. Solo con me sono stati sempre sul vago. Ma
tu hai un’aria magnetica mentre io sono un po’ troppo frivola se-
condo il parere di Max. Dice che parlo troppo in giro, per questo
non si fida molto a trattare argomenti sensibili. Però mi vogliono
comunque molto bene.»
«Capisco.»
«Ora io vado perché mi stanno chiamando di sotto per una ordi-
nazione. Se riesci a sapere qualche cosa, fammi sapere… magari
durante un’uscita uno di questi giorni? Sai, sei molto carino» dis-
se arrossendo. Le sfumature di colore sul suo volto passarono in
un attimo dal rosaceo al bordò. Michael invece si limitò a un lieve
saluto, poi si diresse verso il tavolo di Max e Liz all’angolo della
stanza. In quel momento non era interessato più di tanto a tratte-
nere una conversazione con una ragazza con secondi fini, a meno
che non fosse stato con la sua musa.
Non era sua previsione quello che seguì quando arrivò al tavolo.
«Tu devi essere Michael, ma in realtà ti chiami Edward. Io
sono Max, piacere.» Poi gli indicò di sedersi. «Prego, ti stavamo
aspettando…»
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L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità
FantasyNelle antiche tavolette sumere ritrovate dagli archeologi si narra che più di 300.000 anni fa, il Dio Enki, propose all'assemblea degli Dei Anunnaki di "marchiare" l'Homo Erectus con l'impronta degli Dei per accellerarne l'evoluzione; ma aveva cosci...