7. Verso nuovi orizzonti

161 24 329
                                    


Spinarupe


Shadee obbedisce agli ordini di suo padre: si allena con lui, ottiene un cavallo del deserto, prova tutte le armi che Jaja ha sempre ignorato. Le lezioni sono spietate, e nel giro di due settimane il suo corpo diventa una costellazione di lividi e muscoli indolenziti. Poco dopo riceve l'ordine di assistere alle esecuzioni pubbliche e di accompagnare Hondo, nipote e miglior generale del re, a riscuotere le tasse. Impara che al di fuori della sua reggia scintillante il mondo è animato dalla violenza e che il potere sonnecchia sempre nelle mani del più forte. Sono la paura del cappio e l'incubo della tortura le sentinelle che permettono agli Spilli di governare senza il rischio di ribellioni.

La prima volta in cui assiste a una decapitazione, deve combattere con l'acido della bile che si ritrova in bocca. Il condannato è un ragazzino che si è infilato nei giardini di Reggia Blu per rubare qualche arancia, un reato che a Spinarupe si sconta con la pena di morte. È Hondo a decapitarlo. Lo fa con la crudeltà di un chirurgo che si ciba di sofferenza; anziché imprimere un taglio netto di spada, infierisce, un colpo dopo l'altro, finché tra testa e collo non resta che un brandello di pelle rossa. Hondo lo deride per il colorito verdognolo che si mescola alla carnagione d'argilla, e Shadee deve appellarsi a tutto il suo controllo per non vomitargli ai piedi. È uno Spillo, il futuro erede al trono, e farà tutto ciò che è necessario per il bene della casata. Il senso del dovere gli è stato inculcato dentro come un chiodo sin da quando era bambino, e si estinguerà soltanto con il giorno della sua morte.


*


Una mattina di pieno sole, scende lungo la scalinata principale di Reggia Blu e costeggia i muri di un'antica viuzza. Nell'aria si respira il profumo dolciastro degli aranci che intervallano i mattoni delle case. Shadee supera alcune buganvillee che si arrampicano oltre le inferriate delle finestre più alte, quando uno strillo improvviso lo fa inciampare sul penultimo gradino.

«Sono arrivati i rinforzi, mio prode eroe dal nero destino!»

Riconosce subito la voce. Ci mancava solo quell'enorme scocciatura! Prega il sommo Zeme di offrirgli una via di fuga, di tramortirlo con una tegola caduta da un tettuccio blu, piuttosto di finire travolto da un'invasione di cavallette o da una pioggia di rospi, ma gli dèi non lo assistono.

«Buongiorno, cugino mio amato! Finalmente sono rimpatriato in tutto il mio splendore!» Un energumeno dinoccolato, di pelle scura e piccoli muscoli, lo attende in fondo alla scalinata. Saltella su una tessera della pavimentazione e ghigna mettendo in bella mostra i canini che si è fatto rivestire d'oro per avere un sorriso più smagliante. Bulbun, il rinnegato, suo cugino, di nuovo a Spinarupe solo per tormentarlo.

Shadee si mette alla ricerca di una viuzza secondaria o di un vaso di terracotta dove sparire. «Scusa, ma devo andare. Sono in ritardo per una riunione. Mio padre, sai, ci tiene alla puntualità.»

«Oh, ma andiamo!» Bulbun lo arpiona in un abbraccio così forte da bloccare la circolazione del sangue. «La mia personalissima presenza è qui, dopo un mese di lontananza, di ritorno per allietare l'intera Spinarupe, e tu mi vuoi evitare?»

«Solo se possibile...»

«E possibile non è!» Bulbun ridacchia con un tono così alto che potrebbe raggiungere perfino Fontebella. «Ahimè, sei sempre così poco cordiale con una povera anima errante come la mia. La bella Nandi è chissà dove e Chenzira... Non ti scoccia se te l'ho rubato per un mesetto, vero?»

Forse avrebbe dovuto chiederglielo prima di sottrargli il suo maestro, non dopo. Shadee lotta per liberarsi del suo attacco di piovra e quando riesce nell'ardua impresa si liscia la casacca nera con i palmi.

Una storia di ali e spilliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora