capitolo 1: Andreas

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"this is a Happy house"

Presente

Kai, Thomas e Alex mi torreggiavano attorno e mi guardavano come se fossi una preda.
Mi alzai dalla sedia su cui ero seduto e arrivai alla loro altezza, riuscendo a guardarli anch'io negli occhi.

Erano cambiati così tanto, non erano più i ragazzini a cui ero abituato, con cui ero migliore amico, con cui ci divertivamo ad ogni festa che organizzavamo alle superiori. Erano cambiati in persone più mature, ma sento ancora nei loro animi lo stesso fuoco che ardeva come 8 anni fa, come quando tutto andava ancora bene. Quando il carcere non era entrato nella mia vita e nella loro. Quando a scuola eravamo i più potenti.

Era stato un tempo lontano e felice, molto felice. Il migliore.

Mi rivolgono occhiatacce che mi rivoltano lo stomaco e mi fanno salire la bile in gola.

'non guardatemi così, come se per voi non fossi mai esistito'

Kai era diventato un armadio. Alto, con una muscolatura decisamente più definita, lo sguardo truce posato su di me, ma per quanto volesse sforzare i suoi occhi, erano lì stessi di 8 anni fa. Nocciola, che ti penetravano dentro e ti facevano smuovere le viscere se non lo conoscevi. Per me quegli occhi erano sempre stati rassicuranti.

Il mio sguardo da lui si spostò verso Alex alla mia destra e poi verso Thomas alla mia sinistra.

Cazzo anche loro erano irriconoscibili.

I capelli neri di Alex erano diventati più mossi e selvaggi, il suo corpo più muscoloso, le sue gambe più alte ed anche i suoi occhi scuri più cupi.

Thomas anche. Alto, bello, muscoloso e con migliaia di tatuaggi a ricoprirgli la pelle olivastra, e i suoi occhi verdi erano diventati taglienti, quasi incutevano paura.

«ora cosa farai?» chiese Kai.

'cosa farò? Bella domanda'

Me li scrollai di dosso e mi mossi per la stanza lussuosa dell'hotel, camminando avanti ed indietro, con il respiro affannato e la rabbia a fior di pelle.

Mi avvicinai agli angoli del letto coperto da strati e strati di copriletto blu e migliaia di cuscini che infondevano un odore di agrumi nell'aria, e battei i pugni su di questo, come a voler sfogare tutto quello che sentivo dentro di me.

Era cambiato tutto.

Non avevo più niente nelle mie mani, ma non potevo starmene così, a mani vuote, a fissare un punto indefinito e ad aspettare all'eternità. Non ero così.

Mi sedetti al letto e mi sfilai le scarpe, sentendo i loro occhi pungermi come aghi.

«ti ho fatto la domanda "ora cosa farai?" almeno 2 minuti fa, e la risposta non l'ho ancora ottenuta. Visto che mi sono già rotto il cazzo o ti muovi e ci dici le tue intenzioni o ciao ciao Andreas.» esordì Kai impetuoso, con il suo tono di voce grave che mi fece sogghignare.

Alzai lo sguardo verso loro tre e sorrisi guardandogli negli occhi a testa bassa.

Sui loro volti comparve un sorrisetto divertito.

«ho così tante idee. Cosa pensate abbia fatto in 7 anni?» dissi alzandomi dal letto ed avvicinandomi ai loro corpi che infondevano ancora la stessa adrenalina di un tempo.

«ma prima di chiedermi cosa farò, sarebbe opportuno la domanda 'cosa non farò'. Ho avuto così tanto tempo per escogitare piani così perfetti, e non solo per me» dissi ammiccando ai miei amici «non sono di certo un'egoista. Ho pensato anche alle vostre troiette di cui avete perso la testa da tempo.» sogghignai.

Mi guardarono d'improvviso più incuriositi e con un riso stampato in faccia.

Glielo potevo ancora leggere. Potevo ancora leggere cosa gli frullasse per la testa. Ero ancora in grado di saper entrare nella loro testa.

Nei 7 anni di carcere ho imparato il giochetto della manipolazione, e insegnerò ai miei amici come farne uso e come attrarre a sé le proprie prede. Come ipnotizzarle e catturarle.

«Quale sarà la tua prima mossa?» dice Alex guardandomi con un sorrisetto trionfante stampato in faccia.

«far ritornare Aridian City nelle nostre mani, far tornare tutte loro nelle nostre mani.» esalai.

Thomas grugnì e tutti si gelarono sul posto.

Ma li conoscevo fin troppo bene. Lo volevano anche loro questo ritorno. Desideravano anche loro questa adrenalina.

«non è la prima cosa che farai.» controbattè Thomas, a braccia conserte ricoperte di tatuaggi che gli risalgono dalle mani fino al collo.

Lo fissai e lui riprese, «è ovvio che no. La prima e vera cosa che farai sarà cercarla. Rivoltare la città, la nazione ed il mondo per trovarla.»

Risi.

Non era l'unico che li conosceva, anche loro conoscevano me. Mi conoscevano fin troppo.

Thomas continuò: «non lascerai che vaghi ancora senza di te. Tu non te la farai sfuggire una seconda volta.»

«quindi ricordi ancora le parole che dissi esattamente 7 anni fa, lo stesso giorno della condanna, quando mi stavano mettendo dietro le sbarre.» protestai.

«ci riprenderemo tutto. Tutto quello che per 7 anni non è stato più nostro, ora ritornerà ad esserlo.» esalammo all'unisono tutti e 4.

Dicemmo questa frase l'esatto giorno in cui venni arrestato per primo.









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