In tutti i modi Ptah cercò a fatica di liberarsi dalla presa dei due
militari che lo tenevano per le braccia, legate dietro alla schiena
da delle manette elettroniche. Ma era inutile, appena si strattonava i due uomini dalla corporatura tarchiata lo martoriavano
con dei manganelli teser ad alto voltaggio. Il dolore era atroce, e
Ptah capì che non c’era modo di liberarsene. La sua mente vacillava, ma prese forza e coraggio dal fatto che non poteva rivelare la
presenza di suo figlio e sua nonna Kalesh, altrimenti anche loro
sarebbero stati condannati. In più c’era anche sua moglie Liluth,
le cui condizioni ultime non gli erano ancora note.
«Nessuno tocchi più mia moglie… avete capito?!» disse mentre
lo portavano dentro. Il fatto di sapere che fosse stata torturata lo
faceva imbestialire, ma la rabbia sapeva che non era buona consigliera in quelle situazioni, doveva escogitare un piano, qualunque
che fosse. Lui non era un uomo da strategie, né un militare e neppure un comandante dell’esercito, ma doveva trovare un modo
di salvare Liluth e tenere nascosta la presenza di suo figlio e di
sua madre. Se avevano avuto il coraggio di torturare una donna,
pensò, non avrebbero avuto scrupoli neanche a fare la stessa cosa
con gli altri due membri della famiglia.
Quando furono dentro un odore acre e pungente, molto simile
al sangue, aleggiava nell’aria. Poi Ptah la vide, stesa all’angolo,
in una pozza di color puniceo: sua moglie giaceva priva di sensi.
«Noo! Cosa le avete fatto!» Con un forte strattone Ptah riuscì a liberarsi dalla presa a tenaglia dei militari, e correre da sua moglie.
L’autocontrollo che si era ripromesso venne meno, vedere Liluth
in quello stato l’aveva mandato inevitabilmente in crisi. «Ma chi
siete voi? E cosa volete da noi?» domandò, intento a capire se c’erano ancora speranze per la sua consorte.
«Quello che capiterà anche a te fra poco se non ci dai le informazioni che ci servono» disse in tono sadico il generale.
«Io… non capisco.»
«Presto capirai…» L’uomo altolocato ma privo di scrupoli si prese
un attimo di tempo per versarsi un goccio di Cachaca, preso da
una bottiglia che era su un tavolino al lato della tenda, mentre i
militari ripresero in custodia forzata Ptah, che era in un bagno di
lacrime per via della moglie ferita gravemente. La bottiglia era
direttamente esportata dal Brasile solo per un suo ticchio. Le sue
origini erano del Sud America ma dalla conformità del viso, che
era quadrangolare, non si davano a vedere. Finito di bere il generale prese una sedia e la portò vicino al prigioniero, steso in
ginocchio con i militari che gli puntavano le armi contro per impedirne la sua fuga o azioni intollerate.
«Allora cominciamo…» Le sue braccia erano conserte, la sua attenzione totalmente focalizzata su Ptah. «Io sono il generale Joa
Garrastazu e sono a capo del reparto bellico del Progetto Aquarius…» Ptah fece finta con un segno di diniego del capo, di non
sapere di cosa stesse parlando, ma il suo interlocutore era certo
che se avesse insistito sarebbe riuscito a ottenere quello che gli
serviva, ragion per cui continuò con modi più incisivi, indicando
anche una piccola mensola coperta da un tendone bianco, sulla quale c’erano degli strumenti chirurgici. «Sono sicuro che tua
moglie te ne abbia parlato…»
«No, giuro su tutti gli dei dell’Egitto che io non so niente!» Ptah
sapeva che di lì a poco, se non collaborava, la situazione sarebbe scemata, e non sapeva se sarebbe stato capace di resistere alla persuasione della quale Joa aveva fatto esempio di essere capace, ma
finché poteva cercò di farsi forza per il bene di chi amava e poteva
ancora salvarsi.
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L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità
FantasyNelle antiche tavolette sumere ritrovate dagli archeologi si narra che più di 300.000 anni fa, il Dio Enki, propose all'assemblea degli Dei Anunnaki di "marchiare" l'Homo Erectus con l'impronta degli Dei per accellerarne l'evoluzione; ma aveva cosci...