Capitolo 30

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Così, Asura raccontò la sua storia ai due giovani, che lo stettero ad ascoltare con forte trasporto e partecipazione, anche se sapevano già quelle cose. Stava arrivando una tempesta di sabbia, 

perciò vennero invitati dentro la tenda dove abitava. L’interno era 

praticamente privo di ogni utensile. Solo una lampada all’olio e 

due brande erano presenti, mentre le superfici della tenda di color marrone erano ricoperte qua e là di buchi. Non era un ottimo 

riparo ma era quello che il giovane poteva offrire a loro. 

«Scusatemi per l’abitazione poco ospitale» disse. 

Astrid si era seduta sul bordo di uno dei due letti, mentre Michael 

rimase in piedi, tenendo socchiuso con le dita il telo che faceva 

da entrata. 

«Non ti preoccupare Asura, per noi va bene e poi abbiamo un po’ 

di fretta… appena finirà questa tempesta ce ne andremo.» 

«Andate via? E perché? Tra poco mia nonna sarà qui e vi offrirà 

qualche cosa da mangiare se avete fame… E poi ho piacere della 

vostra compagnia, è da molto che non parlo con qualcuno oltre 

lei.»

Michael non rispose, restò in silenzio. Era pensieroso. Grazie agli 

insegnamenti ricevuti durante l’addestramento con la Fratellanza 

del Serpente aveva imparato a seguire il suo intuito, e in quel momento aveva il sentore che la loro controparte era già arrivata e 

si stava avvicinando. Quindi restò in allerta, buttando fuori ogni 

tanto uno sguardo, per non farsi cogliere impreparato. Rivolse 

dei labiali ad Astrid e lei, comprendendo, parlò in modo diretto 

ad Asura: «Piccolo, noi dobbiamo andare, ma diversamente da 

quello che hai capito per “noi” intendiamo anche te.»

«In che senso anche io? Io abito qui ora… e devo aspettare mia 

nonna. A momenti sarà qui.» 

«Non riusciamo a spiegartelo in poche parole, ma per il tuo bene 

è meglio che vieni con noi… Le stesse persone che hanno ucciso 

tuo padre ti stanno cercando… e se resti qui ti prenderanno, facendo di te quello che vogliono.» 

«E voi come fate a saperlo? Chi siete voi realmente?» 

«Non c’è tempo per le spiegazioni in questo momento, ma ti prometto che quando saremo in un posto sicuro ti daremo tutte le 

spiegazioni che vuoi. Ma ora ti devi fidare, piccolo.» 

«Io non vengo senza mia nonna… io non vengo senza Kalesh.» 

«Credo che per tua nonna ormai sia troppo tardi» disse d’un tratto Michael, addolorato. Tra le capacità che era riuscito a sviluppare nei due anni passati, c’erano anche quelle di percepire l’aura 

delle persone e riuscire a vedere i legami affettivi che uniscono 

l’uno con gli altri. E quello di Asura con sua nonna si era appena spento, anche se l’immagine del suo ricordo fosse ancora viva 

dentro lo spettro emotivo del giovane. 

«In che senso è troppo tardi?» chiese Astrid. La ragazza non riusciva a vedere quello che vedeva Michael, seppur anche lei aveva 

acquisito capacità paranormali nei due anni passati. 

«So solo che sono arrivati già da lei e che sono diretti qua. Dobbiamo sbrigarci ad andarcene!»

Per Asura era ancora tutto confuso, ma per qualche strano motivo scoppiò in lacrime e i suoi occhi cominciarono a cambiare dal 

verde acqua che l’avevano caratterizzato negli ultimi anni al loro 

colore originale, il violetto akashico. 

«Oh oh… qui mi sa che abbiamo un problema Michael!» 

«Perché?!» 

«Sembra che i suoi poteri si stiano risvegliando e non come vorremmo che fosse…» 

«Merda, questa non ci voleva… ma ora dobbiamo andarcene in 

più fretta possibile. Forza, prendilo in braccio e andiamocene da 

qui!» 

Il volto di Astrid d’un tratto divenne pallido. Era rivolta con lo 

sguardo verso il viso di Michael, ma riuscì comunque a intravedere con la coda dell’occhio una mano verdognola ricoperta di 

squame, come la pelle di coccodrillo, calare sulla spalla del suo 

partner.

L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora