Capitolo 33

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Michael tirò fuori una Magnum calibro 44, tenuta celata nella 

cintura dei pantaloni. Il viaggio d’andata l’avevano fatto con un 

trasporto marittimo clandestino e per via di cose non era stato 

ispezionato a fondo, così riuscendo a portarla con sé. Lo aveva già 

capito che non sarebbe stata una missione facile e lui, previdente, aveva portato la pistola, seppur in cuor suo era cosciente che 

non sarebbe stata sufficiente. La Fratellanza del Serpente lo aveva 

avvertito dei sicari mandati a prendere Asura, sapeva delle loro 

fattezze e delle loro capacità, come sapeva altresì che qualunque 

forma di difesa convenzionale era inefficace su di loro. Per di più, 

durante la spedizione non doveva dare nell’occhio, in quanto loro 

ormai non esistevano più per il mondo e se venivano arrestati si 

sarebbero dovuti arrangiare. Ma per quanto fosse possibile doveva tentare almeno di rallentarli. 

«Astrid vieni alla guida! Forza!» 

«Cosa hai intenzione di fare? E chi tiene fermo il bambino?» 

«Legalo con la cintura! E vieni qui davanti, ho una idea per 

rallentarli!» 

«Con quella pensi di fermarli?» 

«Se sono gli esseri di prima direi proprio di no. Ma guadagneremo tempo! Su sbrigati!» 

Astrid ubbidì: mise Asura in mezzo ai sedili posteriori e lo legò a 

incrocio con le cinture, in modo che subisse meno strattoni possi-

bili, poi andò alla guida della Jeep, mentre Michael, grazie al tetto 

capottabile, poté mettersi in una posizione semi-eretta in modo 

da avere una posizione ottimale per sparare il colpo. Il veicolo 

che li stava inseguendo a tutta velocità era una Hummer nera, e 

sembrava blindata. Pertanto Michael decise di sparare alle ruote. 

Quelle, al contrario, non erano antiproiettile e il ragazzo era certo 

che la potenza del colpo della Magnum calibro 44 avrebbe fatto 

il suo dovere.

«Astrid, ascoltami, quando ti dirò di frenare e svoltare a sinistra, 

fallo»

«Ok!» 

«Ma solo quando saremmo in prossimità di quel dosso che abbiamo a pochi metri davanti!» 

«Ma che idea hai?» 

«Ho intenzione di colpirli a una ruota mentre sono intenti a svoltare, così, perdendo il controllo del veicolo quando saranno vicini 

al masso, andranno a schiantarsi contro e noi potremo trovarci 

un riparo strategico!» 

«Per quello ho già una idea pure io… e che forse salverà la vita 

per di più di Asura!» 

«Non so che intenzioni hai, ma ci penseremo dopo, ora stai pronta!» 

Quando furono vicino al grosso masso Michael diede cenno ad 

Astrid di frenare, ma prima di poter mettere in atto il suo piano 

un evento sconcertante si compì: dal cielo, che si era oscurato 

ulteriormente, con le nuvole violacee agglomerate sempre più, 

cominciarono a scendere fulmini di luce blu e, con loro sbigottimento, uno di questi colpì l’Hummer dei loro inseguitori, provocando un frastuono talmente assordante che mandò in confusione anche Astrid, sbalestrandola dalla guida e facendoli quasi 

ribaltare. Con la Jeep fuori uso, Michael balzò subito fuori dal 

mezzo. «Dio santo!» disse. Guardò il cielo… la tempesta di fulmini da come si mossero le nuvole sembrava in procinto di pre-

pararsi a un’altra scarica… Pregò di avere tempo a sufficienza 

per mettere tutti in salvo, poi corse ad aprire la porta d’entrata 

del posto del guidatore. 

«Astrid… tutto bene amore?» 

Era ancora incredula e stordita per quello che era appena successo. «Sì, credo di sì… ma bada ad Asura… non vorrei che…» 

«Ok, verifico subito.» Dopo di che Michael aprì anche la porta 

posteriore della Wrangler ma non prima di verificare che i loro 

inseguitori fossero fuori gioco. L’Hummer, che era a un centinaio 

di metri da loro era saltata in aria e i suoi resti in fiamme, sparpagliati qua e là, lungo tutta la zona desertica circostante. Dei mandatari non c’era traccia. Ma Michael era inquieto mentre verificava lo stato di salute di Asura. Lui sapeva che sarebbero arrivati 

degli altri al loro inseguimento appena la tempesta fosse finita. 

«Asura è ancora vivo, ma le sue condizioni stanno peggiorando… 

poi non possiamo stare qui in mezzo a questo cataclisma, dobbiamo trovare un riparo… quindi, amore… è il momento di dirmi il 

piano che avevi in mente e alla svelta, se possibile.» 

Astrid scese dalla macchina velocemente, e per poco sveniva. 

Aveva preso un brutto strattone e si massaggiò il collo mentre si 

avvicinava a Michael, per cercare di distendere i muscoli doloranti. Parlò con tono estenuato, ma si sforzò comunque di essere 

chiara e concisa: «Michael, prendi in braccio Asura e dirigiamoci 

verso le piramidi di Giza.» 

«E perché proprio lì?» Erano più vicini alla sfinge che alle piramidi, perciò si chiese come mai dovevano dirigersi là, facendo 

più strada e con il rischio di venire coinvolti in un’altra scarica di 

fulmini. In quel frangente, ogni minuto che passava decretava se 

dovevano vivere o morire. 

«Perché, Michael, innanzi tutto avremo così un riparo e, cosa più 

importante, se andiamo là potremmo curare Asura… ne sono 

certa.»

L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora