Capitolo 36

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L’odore di chiuso era ripugnante e soffocante. Per fare da filtro e 

non respirare l’aria tossica, Astrid e Michael si coprirono il viso 

con le sciarpe che avevano al collo, prendendosi cura di coprire 

bene le vie respiratorie. 

Anche Asura, ancora svenuto, fu coperto con una pezza, ricavata dalla t-shirt che Michael aveva addosso e facendolo rimanere 

solo con la sahariana. Lungo tutto il tunnel che portava alla pri-

ma stanza c’era una grossa umidità e si sarebbe patita una forte 

aria gelida, se non fosse stato per il calore proveniente dall’aura 

violacea di Asura. Il suo corpo era tremebondo e emanava arse 

vampate di energia. 

«Astrid, sarà anche guarito dalle ferite superficiali ma, secondo 

me, qui se non ci sbrighiamo si mette male» disse Michael. «Dove 

dobbiamo dirigerci?» 

«Secondo questi geroglifici lungo tutto la parete… per di qua… 

attraverso queste scale… in fondo dovrebbe esserci la prima stan-

za della tomba» rispose lei. 

«Ok… E arrivati, cosa hai in mente?» chiese Michael mentre scen-

devano giù. 

«La struttura è divisa in tre piani, ma anche se molti non lo sanno 

l’accesso segreto alla stanza adibita alla resurrezione si dovrebbe 

trovare al primo e per accedergli…» Astrid venne interrotta dal 

finire la frase. 

«Fammi indovinare, professorina… la solita parola segreta? Come 

“apriti Girandola”?» 

La ragazza scoppiò in una risata. «Più o meno, sei proprio incurabile… Comunque, a dire il vero, basterà l’energia di un membro 

stretto che era stato scelto per la sepoltura di Osiride… e nel no-

stro caso siamo più che fortunati avendo il dio stesso in persona… quindi basterà la sua presenza… o almeno dovrebbe…» 

«O almeno dovrebbe, dici… non mi piace molto “almeno dovreb-

be”: cosa intendi?» 

«Che non sono proprio sicura… Questo punto non l’avevano spie-

gato bene durante la permanenza con loro e forse, come dici tu, 

oltre la presenza di un membro designato alla sepoltura servireb-

be anche una parola pronunciata dallo stesso.» 

«E da come lo dici tu, non la sai…» 

«Esatto.» 

«E come pensi di fare, allora?» 

«Penso che lo scopriremo appena arrivati.»

Astrid e Michael continuarono a scendere le scale fino a quan-

do sbucarono in una stanza dalla forma geometrica rettangolare. 

Arrivati, videro che c’erano delle torce accese all’olio, appese lungo tutta la parete. Videro anche che l’accesso segreto alla camera 

della resurrezione era già stato aperto ma non sapevano da chi. 

Tuttavia ci volle poco a scoprirlo perché, appena vi accederono, 

due figure minacciose dalle fattezze semi-umane e vestite elegan-

ti li accolsero. 

«Prego, entrate pure», disse uno di loro, «io sono l’agente Smith e 

lui è il signor Brown».

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