Capitolo 38

1 0 0
                                    

Qualcuno un tempo disse: c’era una bestia ricoperta da tanta succulenta carne, capace di sciogliersi su tutta la lingua. Altri: c’è 

una sorgente gorgogliante che scorre con innumerevoli gusti di 

frutta quali meloni di muschio dolce e mango maturo. Signori! 

Questa è l’era gourmet dove le persone vengono attirate da innumerevoli possibilità incredibili. E ad Asura si presentò un paesaggio similare: dinnanzi a lui, a paradigma assoluto di appetito 

insaziabile, sorgevano le Vanilla Mountains, una serie di dolci al 

gusto di vaniglia, menta, cioccolato e montagne di gelato ricche 

di sapore e che si scioglievano in bocca. Nella prateria sottostante 

invece, dove Asura venne subito trasportato da una forza invisibile, c’erano frutti pieni di carne di maiale, pesce o manzo fritto 

col riso e molte altre cose deliziose a base di riso. «Incredibile, 

questi sono dei frutti Donburi!» disse Asura. Si catapultò subito 

ad assaggiarli, senza pensare troppo a come era finito in un posto simile. Da sempre era stato goloso, e il cibo aveva un effetto 

ipnotico sui suoi sensi, facendogli dimenticare degli altri problemi. Gli alberi sui quali crescevano quelle deliziose pietanze non 

erano molto alti, perciò Asura non fece fatica a rifornirsi e a rifocillarsi. A ogni morso le sue energie si innalzavano sempre di 

più. I ricchi sapori delle varie combinazioni dei frutti avevano la 

capacità di risvegliare le sue emozioni più recondite e come un 

fiume in piena Asura cominciò a piangere. Suo padre, sua ma-

dre, sua nonna. La consapevolezza delle loro morti si ripresentò 

come scoppi di petardi all’unisono e il ragazzo sentì fitte lungo 

tutto il corpo, era in prossimità di svenire dal dolore. Ma qualcosa 

gli diceva di continuare a nutrirsi e facendo così, man mano che 

mandava giù quelle prelibatezze, era come se il dolore, dal grosso macigno che era, si sgretolasse, raffinandosi sempre di più al 

punto di diventare sabbia e alla fine del percorso del fiume delle sue emozioni, che avevano cambiato l’ambiente attorno a lui, 

c’era una spiaggia. E lì, a ridosso del mare ad aspettarlo c’era una 

figura rossa semi-indistinta, con in una mano una tanica di un liquido che sembrava vino, mentre nell’altra una chela di granchio 

reale. Asura si avvicinò e l’essere dalle fattezze da orco, alto quasi 

3 metri, prima girato di spalle, si voltò verso di lui e lo salutò con 

un «Salve…». La sua voce era calda e allo stesso tempo gelida, ma 

tonante, come se fosse intenta a rompere gli schemi mentali che ti 

impediscono di vedere le cose per come sono, o per come potrebbero essere nel loro potenziale. «Ci si rivede, è da tanto tempo… 

vieni, siediti».

Asura, dopo un attimo di sbigottimento, ripresosi riconobbe subito chi fosse: era Red, il demone orco che accompagnò Toriko nelle 

sue avventure del manga. Ma essendo una opera di finzione si 

L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora