Capitolo 39

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Asura parlò con Red per ore, durante le quali gli venne spiegato 

la situazione dell’universo e delle forze contrarie alle loro che erano in moto, chi era stato e qual era il suo destino prima che venisse interrotto tanto tempo fa. Gli venne anche detto che non si sarebbe ricordato molto della loro conversazione, ma a ogni modo 

sarebbe stato guidato da altri. Per un po’ non si sarebbero visti, 

non finché le sue cellule non fossero state pronte a sopportare 

nella completezza il suo “potere”, ma questo al momento giusto 

avrebbe rifatto la sua comparsa. 

Prima di partire, però, Red gli chiese: «Quindi hai fatto la tua 

scelta Asura? Imboccherai il tuo destino, nonostante le minacce 

che potrebbero aspettarti?»

Allorché il ragazzo ribatté: «Intendi quello di ripercorrere la strada del dio salvatore?» 

«Esatto.» 

«Beh, non è che abbia molta altra scelta… anche se però ho ancora 

altre domande da porti. Per esempio, dove sarò al mio risveglio?» 

«Per quello non preoccuparti, capirai.» 

«Come mai tutti questi segreti? Sempre per lo scambio di energie 

chiave necessario all’equilibrio dell’universo?» 

«Esatto.» 

«Capisco.» 

«Bene.» Red si alzò mentre riprendeva la brocca di vino, per dare 

un ultimo sorso. Poi le sue cellule cominciarono a vibrare creando 

un vortice a cascata in salita. 

Stava per scomparire e Asura gli chiese subito: «Tu dove andrai 

ora?» 

«A casa.» Negli ultimi atti della sua presenza Red osservò di nuovo 

l’orizzonte e fece un’ultima domanda ad Asura. «Dimmi Asura… 

anche se neanche io so come andranno le cose d’ora in avanti, ma 

se tu dovessi “incontrarlo”, cosa farai quando sarai lì… all’alba 

dell’origine? Tra rabbia e disperazione, quale sarà il tuo riverbero?» 

«Per “lui” intendi l’onnipotente?» 

Red annuì in segno di conferma. 

Asura invece si fermò a pensare a tutto ciò che aveva passato tra 

cui la morte dei suoi parenti, gli anni di povertà e anche a ciò che 

avrebbe dovuto affrontare. Anche se dentro di lui albergava una 

piccola porzione della forza di Red, sia d’animo che fisica, egli 

non si sentiva pronto per il ruolo che gli era stato assegnato, si sarebbe dovuto allenare duramente e molto probabilmente avrebbe 

visto altre ingiustizie da stringergli il cuore di nuovo. Riflettendo 

un po’ su quello che gli era stato detto, sull’ordine dell’universo e 

le guerre in corso, il pensiero che un essere che ha poteri illimitati 

permettesse tutte le crudeltà in corso gli sembrava inconcepibile… Quale era il suo piano? O la sua giustificazione? 

Perciò ad Asura gli venne spontaneo di rispondere, lasciandosi 

andare all’ispirazione della circostanza: «Gli chiederò se quando 

era lì, all’inizio del tutto, è salpato con cuore indomito verso il 

mare delle sue emozioni più sacre… o ha esitato, decidendo così 

di rimanere sempre ai confini e lasciando che esse si inaridissero 

come questa sabbia… E poi voglio sapere: davanti alle asperità 

capaci di deviare il percorso come la lava, è stato sempre una roccia inamovibile? O si è lasciato andare al ritmo tumultuoso del 

suo cuore? Con il rischio di esserne risucchiato e così tornando a 

essere comunque polvere alla polvere?». 

Per un po’ Red stette in silenzio, continuando ad ammirare il tramonto. Davanti a lui c’erano delfini Marshmallow che saltavano 

in gruppo, in parallelo alla linea dell’orizzonte. Era felice di vederli, perché gli ricordavano le prime avventure passate assieme 

ad Asura. Ed essi erano una proiezione delle vecchie memorie del 

ragazzo, quindi era un buon segno: significava che Asura era in 

procinto di ricordare chi era stato, senza che un altro glielo raccontasse. Per il suo percorso, il risveglio dell’anima era essenziale.

Negli ultimi istanti prima di sparire, Red disse: «Non ti preoccupare. Anche se sono un demone capisco anch’io i dolori dell’animo, capisco che nonostante la forza che ora possiedi non riesci a 

trovare una tua identità. Sei molto intelligente e riuscirai a comprendere da solo a tempo debito…».

«Ma…» ribatté il ragazzo. 

Il corpo di Red era sparito, ma un anelito di voce che era rimasta echeggiante nell’aria gli disse: «Intanto sappi questo: anche la 

sabbia se ricca di elementi si tramuta in specchi. Quindi non avere paura di vivere e un giorno, ponendoti davanti a essi, se mai 

dovessi cadere e io non ci fossi ad aiutarti, riuscirai a riconoscere 

la tua divinità… perché alla fine noi tutti siamo specchi di essa».

L'orizzonte Dell'anima - Gli Specchi Della Divinità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora