Se avessi avuto scelta, avrei scelto di non scegliere.
Appena misi piede nel mio appartamento, un'ondata di dolce tepore mi riscaldò le ossa e un brivido di piacere mi attraversò delicatamente il corpo a partire dalla nuca.Senza perdere tempo mi spogliai del tutto scrollandomi di dosso qualche fiocco di neve superstite, e mi infilai in un morbido pigiama in pile che avrebbe accompagnato il resto del mio pomeriggio assieme al divano, una coperta, e una maratona senza interruzioni di Gossip Girl.
Avevo visto quella serie decine di volte, e ad ogni puntata mi incantavo ad osservare una New York che conoscevo solo di facciata, fatta di banconote e lustrini, shopping di lusso e segreti sussurrati quando nessuno guardava.
Vivevo attraverso delle stupide immagini ciò che più mi disgustava e mi attirava al tempo stesso, emblema di ciò che aveva sancito la mia fine ma che mi aveva anche concesso di andare avanti pagando un pegno che non ero più sicura di poter sopportare senza conseguenze.
Mi ripetevo fosse il mio destino indelebile, che non sarebbe mai cambiato per quanto io cercassi di sfuggirgli, come chi si nasconde dalla morte sotto un mantello nel momento del giudizio cosmico spera di divenire immortale.
Io speravo solo di sopravvivere.
E non sempre ci riuscivo.
L'unico barlume di una cieca speranza sfuggente che spruzzava le mie notti buie di glitter rosati e dolci sorrisi era anche l'unica creatura esistente che potessi considerare amica e di cui potessi fidarmi nel covo di serpi che era il Guilty Pleasure.
Me lo ritrovai davanti senza essermi resa conto di essermi mossa dal mio appartamento, in un insieme di gesti ormai inconsci da cui cercavo di fuggire, estraniandomi dal mio stesso corpo e correndo a perdifiato nella foresta di pensieri e consapevolezze che occupavano selvaggi ogni anfratto della mia mente, scappando verso una libertà inesistente e ripiombando sempre nella realtà quando meno me lo aspettavo, impattando sul cemento delle strade deserte dove nessuno avrebbe potuto salvarmi.
Proprio come ora, che quella scritta al neon elegante e luminosa mi dipingeva di rosa e azzurro, percuotendomi il petto e lo stomaco di autodistruzione.
«Mio dio, non posso crederci!»
Una voce divertita mi arrivò alle orecchie, e le mie labbra si incurvarono in un sorriso spontaneo mentre avanzai sul marciapiede e mi avvicinai all'ingresso del locale.
«Arabella Johnson in perfetto orario!» continuò sarcastico Thomas, uno dei buttafuori del locale in cui lavoravo, «Io punto tutto sul rapimento alieno, non esiste mondo in cui non arriveresti in ritardo altrimenti.»
«Molto divertente» lo presi in giro imbronciata, tentando di nascondere il sorriso che mi aveva provocato.
Thomas aveva iniziato a lavorare al Guilty Pleasure poco dopo il mio arrivo, ed era sempre stato il mio preferito tra gli uomini immusoniti vestiti di nero impegnati a tenere d'occhio noi ragazze.
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𝚩𝐋𝚨𝐂𝚱𝐎𝐔𝐓
Romance«Adesso sei mia, piccola fenice. E non potrai mai dimenticarlo. Hai il mio cuore inciso nella carne, e non puoi più scappare da nessuna parte. Ti ritroverò ovunque seguendo il profumo della tua pelle scottata, e quando ti divorerò tu non potrai fare...