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A chi crede di non poter uscire dal baratro in cui è caduto, guardate bene avanti a voi e riuscirete a vedere la luce in fondo al tunnel.Tutti pensano che crescere in orfanotrofio sia una merda e che i bambini che li abitano siano tutti tristi.
La prima affermazione è una cazzata, perché io dentro Daydream ho mangiato come avrei fatto in una casetta di periferia, colazione, pranzo e tutto il resto.
Ho dormito su un letto e con delle coperte.
Forse era un po cigolante ma i miei incubi sono stati soffocati da un cuscino dove ogni sera poggiavo la testa, quindi direi che anche in questo caso non posso lamentarmi.
E ho avuto la possibilità di giocare, il cortile era grande e i bambini non mi hanno mai escluso, forse perché ero il più grande oppure perché se provavano a dirmi di no facevo a botte.Vivevo bene circondato dalle suore e da quelle mura ricoperte di crepe.
La seconda affermazione forse un po vera è, insomma ero felice? Non proprio, ma come tutti i bambini che si trovavano lì, ero grato di quello che avevo.
Perché nonostante io non sappia neanche il nome dei miei genitori e non so cosa significhi essere amato e coccolato dalla mamma e dal papà, sono sempre stato abbastanza maturo da capire che venire abbandonato è meglio di crescere in una casa dove vieni preso a cinghiate perché non sei mai stato veramente voluto.
Sono dovuto crescere prima di tanti altri bambini.
Ho dovuto imparare ad allacciarmi le scarpe a tre anni e ad andare in bici a forza di cadute perché dietro di me non c'era nessuno a sorreggere il sellino. Ho dovuto imparare a medicarmi le ginocchia sbucciate e a difendermi da tutte le persone che provavano a trattarmi male.
Ed ora sono così.Ho vent'anni ma non so quale sia il giorno del mio compleanno, so solo quello del mio finto compleanno.
"Il 31 di dicembre è perfetto per te Dylan" diceva quella bambina dagli occhi blu come l'oceano.
Quella bambina, cazzo...Quando l'ho conosciuta avevo nove anni ed ero già la merda che sono ora, eppure lei non voleva stare con nessun altro che non fosse me.
Era un freddo giorno di gennaio, lo ricordo come se fosse successo ieri.
Ero in cortile seduto per terra, la sciarpa nera mi copriva gran parte del viso e con le mani strappavo i ciuffi d'erba .
Tutti i bambini giocavano a rincorrersi ma io non ero dell'umore, era uno dei miei tanti giorni no e volevo stare solo.Il mio sguardo era fisso sul prato ma quando sentì il rumore del portone di ferro battuto che si apriva non riuscì a trattenere la curiosità e iniziai a guardare dritto verso il cancello cercando di capire cosa stessa accadendo.
Il cancello era quasi sempre chiuso si apriva solo in due casi... o venivano dei signori in cerca di un bambino oppure era proprio un bambino a fare il suo ingresso.
Teneva un coniglietto di peluche tra le braccia e la manina era stretta in quella di Suor Abigail.
Non si guardava intorno, teneva gli occhi bassi sui suoi stivali di gomma bianchi mentre io ero totalmente rapito dalla sua presenza.Poi venni chiamato dalla suora che mi costrinse a presentarmi a lei, e quel giorno io non so se odiarlo a morte e maledirlo fino alla fine dei miei giorni oppure se ricordarlo come uno dei più bei giorni della mia vita.
<<Dylan perché non ti presenti? Sei il più grande qui, devi fare gli onori di casa>> disse Abigail.
Io ero titubante ma poi allungai la mano per potermi presentare come un vero ometto.
Le suore ci avevano insegnato a fare cosi.Rimasi in attesa per un po ma poi lei avanzò verso di me mollando la mano di Suor abigail e mi diede un bacio in guancia.
Poche volte avevo ricevuto dei baci, capitava a natale e quando ero particolarmente sconfortato.Suor Abigail se ne accorgeva immediatamente se ero giù di morale, non me lo ha mai confermato ma sono sempre stato convinto che fossi il suo preferito.
Forse perché quando mi ha preso in braccio per la prima volta ero ancora in fasce oppure perché ero quello che le faceva più pena.Sempre arrabbiato, prepotente di giorno, di fronte a tutti e un piagnucolone la notte, quando nessuno poteva vedermi.
<<Sono Lexi>> disse quando si allontanò da me, <<Alexia>> la corresse la suora e io, che ero rimasto sbalordito non dissi più una parola.
Da quel giorno cambiò tutto.
Dopo anni passati a sentire l'amaro in bocca assaggiai la felicità giorno per giorno, per otto anni e me ne sono accorto solo quando mi è stata portata via, pensa un po che bastarda l'ironia della sorte.Angolo autrice
Voi non sapete quanto ho atteso questo momento.
Ciao amici miei, con il prologo do ufficialmente il via questo nuovo viaggio.
Che ne pensate? Sono curiosa di leggere i vostri commenti.Non voglio dilungarmi troppo, ci saranno altri momenti per farlo.
Prima di lasciarvi vi ricordo i nick dei miei social, aaucunee00 su tik tok, e _aaucunestories su instagram.Ora vi saluto e vi abbraccio forte.
Bacini.🤍
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𝐋𝐨𝐨𝐤𝐢𝐧𝐠 𝐟𝐨𝐫 𝐭𝐡𝐞 𝐥𝐢𝐠𝐡𝐭
Romance> sussurra una voce a me troppo cara quanto sconosciuta ormai, >. Alexia Moore è una ragazza di diciotto anni con un passato segnato da un dolore più grande di lei. Ha perso i suoi genitori in un incidente e da un giorno all'altro si è trovata dava...