ISABELLE
~3 anni e 4 mesi prima~
Perché Dém ha detto questo? Cosa intende?
E' uscito dalla stanza un paio di minuti fa, così mi alzo ed esco in corridoio.
Anche volendo, non riuscirei a rimanere calma e riuscire a dormire. Mi è parso così strano stasera.
Capire dove si trova qualcuno in questa casa è parecchio difficile, perciò rimango stupita quando sento dei rumori provenire dallo studio di mio padre.
"Avevi un solo compito! Dovevi svolgere un lavoro pulito e poi tornare qua. Adesso spiegami perché non hai ucciso quell'uomo."
"Non volevo ucciderlo. Io non voglio uccidere nessuno."
"Cazzate Démon" sbotta mio padre "tutti vogliono uccidere qualcuno. La mente dell'uomo è contorta, malata e l'unico modo per farla smettere di sanguinare è il dolore altrui. E adesso non dire che tu sei diverso, che non tutti vogliono uccidere, ma tu sbagli. Il mondo è cattivo, la gente è cattiva e uccidere è l'unico modo per sopravvivere."
"Io non voglio questo, né per me, né per Jacq, e nemmeno per Isy."
"Sei un debole Démon... sei così attaccato a quei bambini da essere buono. Ma anche loro cresceranno, e ti tradiranno, perché è nella natura dell'uomo" mia madre non urla, ma ha la capacità di intimorire solo guardandoti negli occhi.
"Non ti meriti di fare un lavoro prestigioso come il nostro. Magari dovremmo prendere la tua graziosa sorellina e istruirla."
"Non osare toccarla, madre. Lei e Jacq sono le uniche cose pure in questa casa tutto il resto è marcio. Anche io. Io più di tutti."
Non capisco... Di cosa stanno parlando? Dolore? Uccidere? Marcio?
"Quei bambini sono il tuo punto debole. Seguimi."
Mi nascondo dietro la tenda, mia madre esce con Dém al suo fianco e pochi metri più dietro mio padre.
Inizio a seguirli stando attenta a non farmi vedere. Prendono la scala principale che porta al piano terra e quando arrivano lì, svoltano a destra, scivolano sotto le scale ed entrano in una porta ubicata dietro degli scatoloni.
Non l'ho mai vista, aspetto un attimo ed entro anch'io.
E' molto buio, c'è puzza di marcio e di vecchio... inizio a vedere un bagliore sul fondo del tunnel, è come un lampada.
Il tunnel sbocca su una sala, ha vari attrezzi che mi ricordano quelli che si usano in palestra per allenarsi.
Mio padre è sul lato immobile, mia madre al centro con una corda in mano e Dém la fissa con uno sguardo infuocato.
Osservo attentamente la stanza.. Ci metto un po' a capirlo, ma non è una stanza per gli attrezzi, è una stanza per le torture medievali. Ci sono tantissimi attrezzi che ho visto solo in foto: la frusta, i ceppi, il chéba, il carégon veneziano e infine la corda.
Mi si ghiaccia il sangue nelle vene. Osservo mia madre srotolare la corda e legarla attorno al busto di mio fratello.
Inizio a sentire la nausea salirmi e gli occhi cominciano a pizzicarmi.
Poi passa un capo a mio padre e in contemporanea tirano la corda. L'ho letto solo sui libri, stanno per praticare lo strappamento e lo strapazzo, una di quelle torture che spaccano le articolazioni, le membra e provocano lesioni.
Mio fratello tira un urlo, io ho le lacrime agli occhi e tento di non piangere.
"La prossima volta che ti affideremo un compito lo farai?"
"No. Io non voglio più lavorare per voi luridi bastardi" sputa fuori Dém.
"Risposta sbagliata" mia madre schiocca la lingua.
Tira un altro paio di volte la corda e quando è soddisfatta attacca i lati della corda a un attrezzo che non avevo notato prima, che sembra quasi una gru in miniatura.
La mano meccanica inizia a sollevarsi e con lei anche mio fratello, poi quando essa raggiunge un'altezza di almeno due metri, lo lascia cadere.
E va avanti così, altre quattro, cinque, sei, sette volte, non so più, perché io ho gli occhi inondati di lacrime.
La macchina si ferma, trattengo a stento un urlo quando mi rendo conto che mio fratello non si muove più.
Sento la bile che mi risale lo stomaco e corro via, lungo il corridoio, sulle scale, sfreccio, veloce come non mai, arrivo in camera, mi accovaccio sul water e inizio a vomitare.
Quando ho svuotato tutto, mi alzo barcollando e torno al piano di sotto proprio mentre i miei genitori trascinano mio fratello e lo portano fuori dal tunnel.
Salgono le scale e lo portano nello studio di mia madre. Lei si accovaccia e tira fuori da un cassetto una fiala di non so che e gliela versa sulle ferite.
Queste, pian piano, iniziano a scomparire e lui si sveglia; sputacchia sangue un paio di volte e guarda i suoi carnefici con due occhi assassini.
"Hai capito?"
"Sì, devo fare il mio lavoro."
"Esattamente. Se no, da domattina non vedrai i tuoi fratelli a colazione" dice mia madre.
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The Pendant of Werewolf's Queen
Aventura-La curiosità non è un peccato, ma dovremmo andarci cauti. Ricordatelo sempre. La collana è il lucchetto, però sappi, senza una chiave esso non si aprirà.- E se il lieto fine esistesse? E se non fosse tanto lieto? Ruby e Derek sono stati cresciuti d...