PROLOGO

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"È la fine."

In piena notte, i brutti pensieri si rendevano ogni attimo più invasivi, fino a temere per il peggio. Eppure, lo stimato sindaco di Bugliano non si era creato molti nemici per la strada. Non era di quei politici amanti della bella vita, e nemmeno degli affari loschi che te la imbruttiscono, in cambio di potere e vizi personali. Bugliano è una realtà piccola, ed esserne il primo cittadino non serve ad arricchirsi granché. Ma anche un umile sindaco dovrà morire. E chiunque può trovare un valido motivo per volerlo morto.

In paese, qualcuno avrebbe notato che fosse cambiato nelle ultime settimane: quell'uomo tranquillo e instancabile lavoratore per la comunità, pareva aver perso quella serenità che lo contraddistingueva.

"Merda!"

Il fiato gli si accorciava mentre il battito accelerava. Celato nell'ombra notturna, andava di qua e di la facendo scivolare le mani tra le cose della sua scrivania, mentre si faceva strada con la luminosità massima dello schermo del suo smartphone. Carte, oggetti, di valore o meno, buttava ogni cosa all'aria.

"No, no, no! Non è possibile che io le abbia già finite!"

Parlava da solo, in un dialogo con se stesso incomprensibile a qualsiasi altro orecchio se non che al suo.

Un tonfo, al di là dell'uscio, lo paralizzò. Divenne una statua di cera.
Un'ombra, anzi due, facevano capolino dalla fessura inferiore della porta dalla quale filtrava una flebile luce.
Si nascose, facendosi scudo dietro lo scaffale. Afferrò qualcosa, non capì bene cosa fosse. Forse era solo il timbro del suo ufficio, ma sperava fosse comunque più duro del cranio di un uomo ordinario. Spense lo schermo dello smartphone, nel tentativo di diventare il più invisibile possibile.
Il rumore metallico della serratura, poi quelle due ombre si materializzarono in due piedi e una figura umana che varcò l'uscio con fare sospetto.
Il sindaco sentiva, nitido e implacabile, il cuore battergli lungo la gola. Con l'ultimo briciolo di lucidità, attese il momento propizio per avventarsi contro la figura ostile. Con un balzo e un movimento roteante del braccio, colpì verso la testa e quell'altra persona si accasciò per un attimo. Ma un attimo passa in fretta, sì che questo si rialzò e colpì il povero sindaco in pieno petto con una spallata. L'uomo perse l'equilibrio e cadde malamente. L'altra persona sfilò dalla tasca una torcia, con la quale illuminò la sua vittima a terra. Con L'altra mano, sfilò una Beretta e gliela puntò minacciosamente.

"Sembra che tu sia in astinenza..."

L'altro tremava e alzò le braccia in segno di resa.

"Non ne hai più, vero?"

I due continuarono a parlarsi, mentre fuori il paesino riposava nella sua notte tiepida d'estate con i grilli intendi a scandirne il tempo. E poi, un colpo d'arma da fuoco si udì attraverso la finestra, al di fuori dall'ufficio del sindaco, spaccando in due quel riposo. I grilli tacquero. Tre secondi esatti, e si udì il secondo sparo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 11 ⏰

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il primo caso dell'ispettore CalabreseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora