Capitolo Quindici - Confronto

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Suono la chitarra
mentre mia sorella sbatte il barattolo
Il vetro crea un suono
come se la gente ridesse
Devo sentire di nuovo questo suono
Perché il tempo sta passando

Time is Passing – The Who

Sfrecciavo per le strade così rapida che sentivo dolore alle mani e ai piedi. Avevo il busto piegato totalmente sulla moto.

Non capivo come riuscivo ancora a stupirmi del fatto che una pattuglia stava seguendo noi e non era rimasta insieme alle altre. Ma era così.

Mi stupivo e quello stupore mi incendiava ogni fibra del corpo per la rabbia. Gli avevamo consegnato due boss latitanti su un piatto d’argento e Angelo Destri stava inseguendo noi.

Avevo ancora in corpo l’adrenalina dello scontro con Adriano. Avevamo rischiato molto a provocarci in quel modo, ma mi lasciai sfuggire un sorriso sotto il casco a quel pensiero. Era stato maledettamente eccitante scontrarmi con lui, giocare a quella recita.

Il sorriso mi morì sulle labbra quando nella mia mente si proiettò il calcio di Christian. Doveva essere forte e realistico, così che nessuno sospettasse di Adriano, ma Christian ci era andato più pesante del previsto. Non mi sarei stupita se gli avesse incrinato una costola.

E quello mi portò a pensare che dovevo chiarire le cose, dovevo dire apertamente ai miei compagni che stavo con Adriano e che, come ci avevo fatto i conti io, dovevano farlo anche loro. Avevo informato solo Luna e Stephan ed era arrivato il momento di mettere tutti al corrente della mia vita sentimentale.

Ma prima dovevo parlarne con Emily. Meritava di sapere tutto, prima degli altri. Ancora sentivo quel senso di colpa colpirmi il cuore come un ago. Non era più una lama affilata, ma pungeva comunque ed era un costante dolore fastidioso che probabilmente non sarebbe mai andato via.

Non volevo chiedere il permesso a mia sorella, non le avrei sicuramente chiesto di accettarlo ai pranzi e alle cene di famiglia, quella era una normalità alla quale avevo rinunciato. Ma volevo esternarle i miei sentimenti per Adriano, per avvicinarla a me, a quello che provavo. Forse era l’azione più egoista che avrei mai fatto nella mia vita.

E quell’impresa mi risultava più difficile che scappare dalla polizia come stavo facendo in quel momento.

Le luci blu della volante illuminavano il mio cammino e la sirena mi rimbombava nelle orecchie. Era sempre più vicina.

«Lara, Destri ti sta attaccato al culo.» Sentii la voce di Stephan nell’auricolare.

«Si, Step, grazie, non me ne ero proprio accorta.» Accelerai ancora, portando la moto al massimo. «Tornate alla base, me ne occupo io.»

«Non se ne parla!» tuonò mia sorella. «Facciamo confondere un po’ il nostro poliziotto preferito.»

Non ebbi il tempo di obiettare, vidi cinque moto sbucare a destra e a sinistra dai vicoli accanto a me, immettersi nella strada principale che stavo già percorrendo.

Sfrecciammo insieme, facendo lo slalom tra le poche macchine presenti sulla strada.

Sterzai a destra e poi a sinistra, invertendo il posto prima con Stephan e poi con Luna.

Davanti a noi c’era un sottopassaggio, con una stradina piccola accanto.

«Seguitemi, girate solo all’ultimo secondo» sussurrai con un ghigno sul viso.

Faci credere ad Angelo che saremmo passati dal sottopassaggio, ma un attimo prima virai verso la piccola stradina sulla destra, i miei compagni in fila indiana dietro di me.

SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora