*chapter 1*

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Scappare è questa la parola d'ordine se si è in pericolo ma se ti tolgono la parola come chiederai aiuto mentre scappi?

 E' chiaramente impossibile ed io l ho capito solo adesso. Avevo da poco perso una persona cara e l'agonia mi stava mangiando dentro come dei commensali con un banchetto prelibato, non vedevo più la luce da tempo e molto spesso mi ritrovavo a guardare le sue foto come si osservano i santi in chiesa...come qualcosa di inarrivabile. 

Dalla sua morte avevo iniziato a percepire delle anime, elle mi accarezzavano la spalla, mi stavano vicino quando dormivo, mi accarezzavano i capelli ma a volte stavano lì, a fissarmi sull' uscio di camera mia, immobile anime nere che aspettavano solo il mio consenso per entrare dentro di me e prendere possesso della mia anima. 

Facevo sempre in modo di non vederle, di non scorgere nulla quando, di notte, mi svegliavo e notavo, nel corridoio, una sagoma nera con dietro la luce della luna. Iniziai anche a sognarle alcune di queste entità. Elle mi facevano le peggiori cose nei sogni, mi distruggevano fisicamente con coltelli e mani affilate come se fossi un pezzo di carne, nella realtà sentivo anche che amavano le mie foto perché una volta sentì un entità sinistra accarezzare prima la mia figura e poi un quadretto sopra il mio letto. 

Pensavo che alla pazzia non ci potesse essere limite e che il mio dolore si stava trasformando in allucinazioni fino a quando, sia per disgrazia, sia per fortuna mi imbattei in un rituale...il rituale dell' ascensore.

 Lo lessi velocemente e vidi che si poteva ricevere un desiderio se si usciva vivi da questo rituale ed io, con la speranza dentro al cuore iniziai a desiderare di rivederlo un ultima volta per salutarlo e lasciarlo andare via. 

Uscì di casa con un semplice completo tumblr dell epoca: un pantaloncino nero, un top nero, delle converse e, allacciata alla vita, avevo una camicia rossa e nera. Al collo portavo un chocker nero semplice e una collanina con un pezzo di pietra di luna che fungeva da protezione e me l'aveva regalata proprio quella persona che speravo di vedere con tutta me stessa alla fine di questa cavolata. 

Mi diressi subito verso l'edificio e non dissi a nessuno che stavo uscendo e, una volta arrivata davanti a questo palazzo di 15 piani ridiedi uno sguardo alle regole. Le regole mi apparvero molto semplici poiché erano solo tre e prevedevano un solo giocatore, un palazzo con almeno 10 piani e un ascensore. 

Si consigliava anche di aspettare che nessuno usasse l'ascensore ma l'edificio che avevo scelto io era abbandonato da anni anche se ancora funzionava perfettamente. Entrai guardandomi intorno e osservai tutto come da regolamento. 

Era tutto bianco, c'era un pilastro bianco posizionato al centro-destra e che permetteva solo una vista parziale dell'altro ascensore che era davanti. Il pavimento era marrone così come la parte inferiore delle pareti, invece quella superiore era bianca. C'erano 2 porte di vetro, una per entrare e una sul retro e accanto all entrata c'erano 3 piantine verdi con dei vasi beige. La zona era ben illuminata a differenza dei corridoi sia da una parte che dall'altra che risultavano bui e umidi. Annotai tutte le informazioni mentalmente e feci un respiro profondo. Mi misi davanti allo specchio e chiusi gli occhi per rilassarmi un attimo. 

Sentì una mano sulla spalla e riaprì subito gli occhi trovando un ombra dietro di me. Ella sorrideva divertita, portatrice di qualcosa che io non sapevo, aveva un sorriso inquietante che andava da lato a lato e che incrociando i miei occhi si affievolì catturandomi in uno sguardo ancora più inquietante e tetro. Non seppi muovermi e mi limitai a guardare mentre l'entità si portò un dito davanti alla bocca e mi sussurrò 

"Sshh Annabeth". 

Raggelai all' istante ma mi calmai vedendola uscire dall edificio. Rimasi nell'ascensore per qualche secondo e poi accesi il telefono, andai sul file che avevo precedentemente salvato e iniziai a premere il primo tasto. 

L'ultimo salutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora