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"Forse è meglio se ti prendi un giorno libero."

Mal rispose dopo qualche minuto: "Ormai mi sono vestita"

"È furiosa..."

"Sai che novità. Sono già qui"

Mal entrò un minuto dopo in ufficio. Adocchiò Emma, seduta alla scrivania delle Vittime Sacrificali, anche dette Segretarie di Cora Mills, e le andò vicino.

«Hai già incontrato la strega?»

Emma annuì.

«Terrificante, ma ho affrontato di peggio.»

Mal rise.

«Questo è lo spirito giusto! Se ti serve una mano fai un fischio. Io vado a nascondermi in ufficio.»

Emma abbozzò un sorriso timido.

«Okay, grazie.»

Cora uscì dall'ufficio in quell'istante e sbatté un fascicolo in faccia alla segretaria. «Fammi delle copie di questo.»

Emma sussultò e prese i fogli.

«Quante?»

«Cinque copie, poi ricorda a Regina che abbiamo una riunione alle undici.»

«Okay.» Si alzò per andare alla fotocopiatrice e Cora si rivolse a Mal, ancora in piedi lì davanti.

«Hai il coraggio di presentarti nel mio studio?»

Mal abbassò uno sguardo innocente su di lei.

«Lavoro qui, direi che presentarmi in ufficio sia il minimo.»

«Non fare la santarellina con me. Ti ho dato un lavoro e tu mi ripaghi portandoti a letto mia figlia?»

Mal le fece l'occhiolino.

«Sua figlia è in ottime mani, se capisce cosa intendo.»

Cora avvampò.

«Sei una degenerata! Hai traviato mia figlia con le tue inclinazioni disdicevoli!»

Mal mise di nuovo su quello sguardo innocente.

«Lei ha votato Trump, vero?»

«Che diavolo centra?»

«Oh, c'entra eccome.»

«Devi stare lontana da lei. Non devi vederla fuori da questo ufficio.»

«E perché? Perché a lei non sta bene che sua figlia sia felice?»

Cora sbuffò un risolino di scherno.

«Felice? Le stai rovinando la vita. Deve sposare un uomo facoltoso. Qualcuno alla sua altezza.»

Mal trattenne a stento una risata, indifferente all'offesa.

«Guardi, non sono io che le sto rovinando la vita, glielo assicuro...»

«La stai deviando. Lei non è come te. Si sta divertendo per farmi infuriare.»

«Come me? Lesbica, intende?»

Il viso di Cora tendeva al violaceo.

«Sì, lei non è così.»

«Mh...»

«Cosa?» ringhiò.

«Mamma» tuonò Regina, appena uscita dal suo ufficio. «Lascia stare Mal. Non è per lei che sono lesbica. Sì mamma, lo sono e non è colpa sua. Anche perché non è affatto una colpa.»

Emma ascoltava di nascosto mentre faceva le fotocopie.

Mal indicò Regina con la mano aperta.

«Visto? Non l'ho deviata, è lei che l'ha fatta così, mi duole dirglielo.»

La strada verso casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora