6. Arresa

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Ed eccola di nuovo lì. Di nuovo distesa su quella spiaggia, con il sole che le picchiava il viso.

Non ce l'aveva fatta. Quel getto d'acqua l'aveva riportata a riva.

- Lizzie! - sentì Noah urlare e venirle incontro.

Si coprì gli occhi dal sole e li aprì, mentre con l'altra mano si toglieva di dosso le alghe appiccicose dal viso.

- Uff - borbottò tra sé e sé mentre Noah si avvicinava a lei.

- Si può sapere cosa ti è saltato in mente? È da ore che perlustro la spiaggia e il mare, dov'eri finita? Per un momento ho temuto che fossi annegata!

"Beh, l'intenzione era quella" pensò scocciata "E ci sarei pure riuscita se...".

Noah la tirò su in piedi e la trascinò via dalla spiaggia fino a una cabina. Poi si sfilò la maglietta:

- Non voglio nemmeno sapere che fine hanno fatto i tuoi vestiti. Intanto tieni questa, per te dovrebbe essere abbastanza grande da coprirti tutta - disse mentre cercava di infilargliela.

Lei si allontanò un po', facendo una smorfia.

- Su Lizzie, non fare la bambina, non siamo in una spiaggia di nudisti.

- Proprio perchè non sono una bambina posso anche mettermela da sola - replicò afferrando la maglia tre taglie più grande - Smettila di trattarmi come se fossi la tua piccola sorellina, anch'io ho 18 anni.

- Io... io non ti tratto come la mia sorellina! - cercò di difendersi lui, ma la gemella gli lanciò uno sguardo impossibile da non capire: "Dici sul serio?!".

Con quello i due ragazzi uscirono dalla cabina e si avviarono verso la strada di ritorno, mentre Liz, scalza, cercava di affrettare il passo per evitare la sabbia e l'asfalto bollente.

- Cosa farò ora? - chiese lei senza guardare il fratello negli occhi - Ora tutti sanno che non sono morta. Penseranno che ho mentito. Cosa ne faranno di me?

Lui la guardò un attimo, poi riabbassò lo sguardò pensante, cercando un modo per consolarla:

- Io... non lo so - si arrese alla fine.

Avrebbe voluto trovare una soluzione, ma non sapeva né dove, né come, né quando. Per la prima volta Noah Anderson era a terra.

- Non avrei dovuto ascoltarti - concluse la sorella - Alla fine faccio sempre lo stesso errore di darti retta. Perché non imparo mai dai miei sbagli? - guardò Noah rabbiosa.

- Cerchi sempre di tirare su tutti quanti, di infondere speranza, ma la verità è che dovresti imparare a dare i consigli giusti: se sai che qualcosa non porterà da nessuna parte, devi imparare a trovare il coraggio di ammetterlo, invece di spargere false speranze. Fa più male quando un sogno viene infranto, più che quando non viene realizzato.

Noah esitò, ma poi si limitò a restare in silenzio, comprensivo.

- Hai ragione. Devo imparare a guardare in faccia la realtà. Ti prometto che cercherò di migliorare, ma in cambio anche tu devi farmi una promessa.

Lizzie lo guardò interrogativa, ma curiosa. Rimase in attesa qualche attimo, poi il fratello si fermò e la guardò in faccia, serio.

- Io ho capito cos'hai in mente, non sono stupido. Smettila subito Liz.

- D-di che parli? Non capisco - replicò lei confusa.

- Tu per me sei molto più preziosa di quanto possa immaginare. Tu non capisci cosa ho provato tutto questo tempo senza di te. Non puoi pensare di ucciderti quando ti pare. Non ti sto chiedendo di smetterla di provarci per te, ma almeno farlo per me. Sono rimasto solo quando tu te ne sei andata. Non hai neanche provato a metterti nei miei panni?

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