Podemos

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Selena's POV 

"Felipe, sei a casa?" gli domando. Non lo vedo da prima della sfilata. Gli impegni lavorativi mi hanno presa completamente e ho sentito la sua mancanza. Ora sono qui che spero di poterlo vedere quanto prima. 

"Sì, ho ancora qualche ora prima di attaccare con il turno." la sua voce è serena, "Che c'è? Hai forse voglia di vedermi?" sento una nota di malizia nelle sue parole.                                         

"Ma cosa dici? Non ho di certo voglia di vederti... devo restituirti il..." mi fermo guardandomi in giro, poi mi guardo il polso! "Il tuo codino" dico io enunciando un dato di fatto.                                     

"Ma se te l'ho dato ormai un mese fa, ora me lo vuoi restituire?" starà inarcando il sopracciglio...  "Facciamo che ti invito io per la colazione, non ho timore di dirti che mi manchi, Selenita..."

Non posso nascondere il sorriso che nasce sul mio viso, mi sento così protetta, mi sono sentita così solo con Mahmoud prima, ma lui... ormai non è più lo stesso...

"Devo venire con la mia macchina, sergente García?" dico io prendendolo in giro, "Un gentiluomo cubano non lo consentirebbe mai... Se solo lo sapesse tua madre. Ay menuda, che tristezza" dico io fintamente melodrammatica. 

"No, non sia mai signorina, la passo a prendere tra poco, dieci minuti e sono lì" e detto questo attacca la chiamata.

Poggio il telefono, fortunatamente sono già pronta, ho giusto il tempo di ritoccare il trucco e sistemare i capelli. Nella mia testa balena un pensiero: non sento Sylvie da qualche ora, solitamente mi manda sempre il buongiorno, ma è silenziosa già da ieri sera. Sono leggermente preoccupata, le manderò un messaggio in macchina con Felipe. 

La sfilata e la ricezione della stampa sono stati eccellenti: nulla sarebbe potuto andare meglio: spero Sylvie sia fiera di me, ho dato il massimo affinché tutto andasse per il meglio... Sylvie è la mia migliore amica, prima ancora di essere la mia datrice di lavoro. Così onesta e così sincera, se qualcosa non andasse glielo leggerei in faccia. Sorrido pensando alla mia migliore amica e applico Fenty Beauty Gloss Bomb Ice, che dona lucentezza  e freschezza  alle mie labbra. 

In questa mattinata di giugno tira una leggera brezza, uno dei lati positivi del vivere in prossimità del mare. Prendo una felpa leggera, la indosso ed esco di casa. Aspetto Felipe sulla veranda di casa sedendomi sui gradini che danno sull'ingresso. Il sole delicato mi bacia la pelle color cappuccino, mentre la brezza soffia tra i miei capelli. Prendo il telefono e scrivo un messaggio: 

"Hey, Sylvie, querida. Non ti sento da ieri sera, che succede?" invio e mi stendo godendomi gli attimi di sole così piacevoli. Il calore mi entra nelle ossa, mi sento così bene, come non mi sentivo da molto tempo. 

"Que guapa eres" sento una voce che mi risveglia dal mio stato di gatta sotto il sole. Alzo lo sguardo, è Felipe. Ma è... in pigiama! Shorts corti e canotta bianca. Indossa degli occhiali da sole e, nonostante non possa vedere dove sia diretto il suo sguardo, presuppongo sia su di me. Spesso non noto la sua altezza: ai tempi del liceo eravamo alti uguali e adesso gli arrivo al petto. Si accomoda accanto a me e mi stringe forte a sé e io non mi ritraggo, mi è mancato fin troppo. Sento un forte profumo dai toni agrumati e respiro a pieni polmoni, è davvero buonissimo. 

"Mi sei mancata moltissimo, Selenita" la sua voce è dolce come il miele mentre si toglie gli occhiali. Ora posso vedere i suoi occhi color cioccolato scrutare i miei. Gli sorrido, è davvero bello, così selvaggio. A volte mi capita di associare Felipe a Sylvie: entrambi dediti al lavoro, così indiscutibilmente perfetti. I capelli di Felipe, solitamente fissati con del gel e legati in una crocchia sono ora liberi nella brezza del mattino. "Anche tu mi sei mancato, Pipe" lui mi stringe la mano e la porta alla bocca lasciando un bacio casto e leggero. 

"Andiamo?" mi invita ad alzarmi e ci dirigiamo alla sua macchina, mi tiene sotto braccio e ci raccontiamo con più calma gli avvenimenti del weekend. Mi apre la portiera della macchina e poi la chiude. 

"Sai, non sento Sylvie da ieri sera, che strano..." dico sovrappensiero mentre metto una canzone. Podemos di Violeta riempie l'abitacolo dell'auto di Felipe. 

"Le hai scritto?" Felipe guarda dritto sulla strada, non girandosi a guardarmi. Prendo i suoi occhiali da sole e li indosso. Lui è alquanto contrariato, io scoppio a ridere. Il suo volto sconvolto è stupendo. 

"Podemos pintar colores al alma!" inizio a urlare. 

"Podemos volar, sin tener alas!" Felipe si unisce a me, urlando le parole e stonando ogni singola nota. 

Ricordo quando di pomeriggio, dopo i nostri allenamenti, c'incontrassimo per vedere Violeta, eravamo la definizione di abuelitas: scialle sulle spalle, cafecito cubano nella tazzina e la nostra telenovela preferita alla televisione. La nonna di Felipe si era appassionata alla serie e aveva iniziato a seguirla insieme a noi. 

La macchina di Felipe si dirige lontana dalla zona abitata verso la costa. "Felipe, dove andiamo?" domando genuinamente confusa. 

"Vamo' pa el mar, Selenita..." gli spunta un sorriso appena accennato. "Ho bisogno di respirare aria marittima" afferma lui tranquillo. Mi guarda un istante e io mi sento scoppiare.

"Ah, pensavo andassimo da te a fare colazione..." dico io. Sono vestita in maniera molto semplice, non si addice ad una colazione al mare. Mi guardo, indosso il completo da pilates e la mia felpa, tutto sui toni del turchese. 

"Volevi fare colazione da me?" dice Felipe malizioso, cosa sta mai immaginando? 

"Sì, sono vestita male, Pipe!" dico io esponendogli la verità dei fatti. Lui scoppia a ridere.

"Io indosso una canottiera bianca e degli shorts, tra i due il peggio vestito sono io!" mi unisco alla sua risata. 

"Sta' tranquilla, nessuno ti noterà così perfettamente vestita, in un completo coordinato..." ribatte. 

Lo spintono giocosamente, lui non si smuove di un millimetro e prende la mia mano, la mette sul cambio e la usa per cambiare le marce. 

Arriviamo ad uno stabilimento balneare: Cathalea, molto elegante e che ricorda un chiringuito. Le alte palme piantate su tutto il perimetro sono altissime e si muovono dolcemente scosse dal vento. 

Felipe mi aiuta a uscire dall'auto e mi dice, mentre ci dirigiamo all'ingresso: "Selenita, devo dirti una cosa molto importante..." 

Sembra molto serio, chissà cosa dovrà dirmi...

La mia condannaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora