❝Ｉ ｌｏｖｅ ｙｏｕ ｔｈｅ ｆｉｒｓｔ ｔｉｍｅ， Ｉ ｌｏｖｅ ｙｏｕ ｔｈｅ ｌａｓｔ ｔｉｍｅ❞
𝙐𝙇𝙏𝙍𝘼𝙑𝙄𝙊𝙇𝙀𝙉𝘾𝙀, 𝘓𝘢𝘯𝘢 𝘋𝘦𝘭 𝘙𝘦𝘺
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«Devi sapere una cosa» inizia a disegnare delle stelle sulle mie cicatrici «Tutti abbiamo le nostre cicatrici, visibili o m...
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2. 𝓢𝓸𝓽𝓽𝓸 𝓲 𝓵𝓲𝓿𝓲𝓭𝓲
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«Hai preso tutto?» mi chiede zia Jo guardandosi intorno, mentre io porto il carrello pesante, in cerca del binario 9 3/4. «I libri? L'animale? Oh eccolo, ciao Diana» saluta la serpente «I vestiti? Le scarpe? Il dentifricio? E lo spazzolino?» La guardo con le sopracciglia aggrottate «Zia, sei seria? Non é mica la mia prima volta, puoi stare tranquilla». «Sì, hai ragione...» sospira appena arriviamo di fronte il muro da attraversare per poter raggiungere il binario desiderato «Riley» mi richiama. Mi giro verso di lei. Ci sono due possibili opzioni sul perché potrebbe avermi chiamata con il mio nome intero: la prima è la preoccupazione, la seconda, invece, la rabbia. Molte volte, anche se arrabbiata o preoccupata, mi chiama, comunque, Riri. Eppure, sono capitate volte in cui mi ha chiamato per nome. In tutti questi anni, mi avrà chiamata "Riley" almeno tre volte, ignorando gli anni prima che mi trovasse "il nomignolo adatto".
La guardo negli occhi e mi avvicino a lei «Dimmi, zia». Lei poggia una mano sulla mia spalla e, con quella libera, mi scompiglia i capelli. Avvicina il volto e unisce la sua fronte alla mia «Ricorda: sei coraggiosa, impavida e bella». So a cosa si riferisce. So che sta parlando di lui. Di Luke. Del mio lato cupo. Del mio lato che solo in pochi possono vedere. E quei pochi che lo vedono, ahimè, provano pena. Ma non per me. Non per lui. Non per i miei parenti. Non per i lividi che mi spengono il volto. Non per le cicatrici che mi indeboliscono le braccia. Non per chi mi ama. Ma per il mio destino.
Non sanno che io, però, potrei non averlo neanche, un destino. Ma, in effetti, cos'è il destino?
destino /de·stì·no/ sostantivo maschile 1. L'insieme imponderabile delle cause che si pensa abbiano determinato (o siano per determinare) gli eventi della vita: l'ineluttabilità del d.; rassegnarsi al proprio d.; è d., è fatale; spesso inteso come personificazione di un essere o di una potenza superiore che regola la vita secondo leggi imperscrutabili e immutabili. "non serve ribellarsi al d."
