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jimin pov

Tae era lì da circa un quarto d'ora, in piedi in fondo al letto d'ospedale di Jungkook.
Quella porta di legno mi separava di poco dal suo corpo fragile ed inerme, e in quel momento rappresentava un limite invalicabile.

Non riuscii ad entrare subito in quella camera, non so perché. Forse la consapevolezza che soffrisse, guardandolo e parlandoci, si sarebbe fatta ancora più reale.
Non conoscevo le motivazioni che spingevano la mia mente a cercare di tenermi lontano, nonostante tutto il mio corpo fremesse all'idea di poterlo avere di nuovo vicino, al pensiero di poterlo avere davvero accanto.
Dopo queste settimane di tormento interiore ero finalmente lì, il momento era arrivato, e le mie speranze erano state gentilmente appagate dal destino, il quale aveva scelto di essere clemente almeno alla fine di questa vicenda.
Ne ero estremamente grato, certo, però c'era qualcosa in me che mi stava impedendo di procedere.
Paura? E di cosa? Forse un po'si celava dietro al mio sguardo incerto, dentro i miei gesti scattosi.
Forse era il timore di confrontarlo, di essergli così vicino dopo un tempo che mi era parso un'eternità.
Percepivo che qualcosa era cambiato profondamente fra di noi.

Per prendere coraggio mi avvicinai di più alla porta, guardando attraverso la parte vetrata che lasciava intravedere l'interno dell'ambiente.

Potevo chiaramente osservare Tae giocare flebilmente in preda al nervosismo con la cartella medica appesa sulla struttura del letto bianco, cercando di rivolgere il sorriso più dolce e caloroso possibile per contrastare l'aria triste e deprimente di quelle quattro mura biancastre.

I suoi occhi brillavano e sembravano trasmettere felicità, ma notai che in verità nascondevano una nota amara di dolore, forse represso assieme alle lacrime, dietro quegli occhi lucidi e lo sguardo basso.
Mi chiedo quali tormenti dell'anima stiano attraversando il suo cuore...

Era difficile intravedere i movimenti delle labbra di Jungkook fra le bende, ma i leggeri sussulti divertiti delle spalle di Tae e il suo cauto sorriso, lasciavano intendere facilmente che nonostante la tragedia Jungkook avrebbe comunque tentato di fare il cretino come al solito.
Non si smentiva mai quel ragazzo...

Si alleggerì lievemente quel peso nel mio petto e quasi mi spuntò un sincero sorriso sul volto.
Mi avvicinai, con lo scopo di ascoltare la loro conversazione, tentai di sentire più chiaramente le sfumature della sua voce che da così tanto tempo mi era stato negato di ascoltare.

"Tae"
Disse Jungkook sotto voce per richiamare la sua attenzione, con tono flebile ma deciso.

"Dimmi pure"
Fece lui, allungando il collo nella sua direzione, per non fargli sforzare ulteriormente la gola e le corde vocali deboli e danneggiate.

"Perché Jimin non è ...venuto a trovarmi?"
Chiese tristemente, rilassando i muscoli del collo e lasciandosi andare steso sul cuscino, mentre chiudeva gli occhi.

Quelle parole arrivarono dritte, come una freccia, colpendomi nel profondo.

"Io sono qui... "
Mormorai alla porta, con un filo di voce impercettibile.
Avrei voluto urlarlo, spalancare quella barriera e farmi vivo, stargli accanto.
Ero ancora bloccato, me ne rendevo conto, ma internamente pian piano guadagnavo terreno nella battaglia con la paura.

"Jimin è qui, è ... "
Tae si bloccò per un frangente, volgendo il suo sguardo su di me, osservandomi dalla stanza attraverso la vetrata sulla porta.

"... è proprio qui."
Affermò con tono titubante, quasi triste.
Non compresi la motivazione di questo suo drastico cambiamento dell'intenzione nella voce, di questo improvviso calo di energia nel suo corpo.
Si appoggiò con le braccia alla sbarra ai piedi del letto dell'amico disteso, per poi riprendersi e iniziare a dirigersi verso di me a passo svelto...

Just Me And You - JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora