Capitolo 22

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«Marika, fai presto! Non vorrai fargli perdere l'aereo...»
Di certo le mie intenzioni non sono queste, ma potrebbe essere una prospettiva allettante, se solo fosse possibile.
«Non voglio venire!»
Urlo queste parole a mia madre da tutta la mattina, ma a quanto pare lei non sembra capire, o spera che continuando a ripetersi cambierò idea.
«Non fare la bambina!»
Decido di ignorare la sua voce, fin quando sento il rumore dei suoi passi avvicinarsi sempre di più e la porta della mia stanza viene spalancata da lei, che mi guarda portandosi una mano al fianco.
Restiamo in silenzio per dei secondi che mi appaiono interminabili, e distolgo lo sguardo dalla sua figura rivolgendolo alla finestra aperta da cui entra una leggera brezza che mi scompiglia i capelli legati in una coda imperfetta, mentre sento gli occhi pizzicare e ingoio il groppo che ormai da troppe ore mi si è formato in gola.
Oggi è il giorno della partenza di Mirko, avrei voluto che non arrivasse mai, ma la settimana che mi separava da questa giornata è volata via in fretta, e purtroppo è arrivato invece fin troppo presto.
Non mi ha detto quando tornerà, so solamente che starà via per l'intera estate, ed io non sono pronta a lasciarlo andare proprio in questo momento. Mirko aveva ragione, ha sempre avuto ragione nel pensare che questo mi avrebbe resa triste, mi sembra normale, ma non posso parlargliene, non voglio che stia male anche lui.
So che non è la scelta giusta lasciarlo andare senza averlo prima salutato, ma se andassi non riuscirei a mascherare la tristezza e non voglio che lui mi veda così.
Sento la mano di mia madre accarezzarmi i capelli che mi ricadono sul lato sinistro del viso e non riesco più a trattenere le lacrime. Detesto che qualcuno mi veda piangere, perchè non mi piace sentirmi così, e tanto meno che qualcuno tenti di consolarmi.
«Ti sta aspettando. Lo sai, vero?»
«Lo chiamerò.»
«Devi andare da lui. Non puoi risolvere tutto sempre tramite un telefono!»
Scrollo le spalle, mi asciugo le lacrime velocemente, e getto la testa indietro sul cuscino mentre mia madre si allontana uscendo dalla mia stanza dopo aver lasciato una piccola carezza sulla mia guancia.
Rivolgo la mia attenzione alla TV accesa e tento di non pensare più a Mirko, alla partenza e a tutto il resto, concentrandomi sul film appena iniziato e sforzandomi di ridere alle battute più divertenti fin quando sento un leggero ticchettio alla porta.
«Avanti!»
Denise entra lentamente nella mia stanza e mi guarda inclinando il capo, prima di avvicinarsi a me ed avvolgermi in un forte abbraccio.
«Ti ha mandata mamma, non è così?»
Fa un cenno di assenso con la testa e stringe le labbra in un'espressione dispiaciuta, mentre io rido, trasformando in fine la risata in un ghigno.
«Perchè non vuoi andare a salutarlo?»
Scuoto la testa, chiudendo gli occhi e spengo la TV, facendo piombare il silenzio.
«A me puoi dirlo!»
Denise si siede incrociando le gambe sul mio letto, accanto a me, ed io lascio andare un sospiro.
Mia cugina ha cinque anni in più rispetto a me, ma ci siamo sempre confidate tutto, e anche durante questi ultimi anni non abbiamo perso l'abitudine di scriverci.
«Penso che non riuscirei a lasciarlo andare.»
«Secondo me c'è dell'altro...»
Sul mio volto si dipinge un sorriso un po' incerto, e annuisco quando Denise mi fa cenno di continuare.
«Ho paura...»
«Di cosa?»
«Non so... Ho paura che quando Mirko partirà, cambierà ogni cosa. Lo so che potremo sentirci sempre, ma non sarà lo stesso, lui dovrà lavorare e non voglio essere un peso.»
«Non è così. E lo sai anche tu, sai che non sarai mai un peso per lui.»
«Adesso si, lo so, ma se lui si dimenticasse di me?»
«Le persone importanti non si dimenticano...»
«E se io non lo fossi? Se non fossi abbastanza importante per lui?»
«Tu lo ami?»
Rimango sorpresa dalla sua domanda e abbasso lo sguardo, ma mi affretto ad annuire.
«E lui?»
«Io... Non lo so»
«Si che lo sai. Si capisce, da come si comporta con te, da come ti sorride...Se cogli i piccoli gesti della gente ti accorgi di ogni cosa.»
Io la so la risposta alla domanda di Denise, e non posso dubitare, so che non mi ha mentito.
«Si, hai ragione»
«E allora non hai motivo di credere che si dimenticherà di te!»
«Te l'ho detto... Ho paura. E la paura fa considerare ogni eventualità»
Denise mi sorride e mi stringe la mano facendo tintinnare i bracciali sul polso.
«Devi salutarlo, te ne pentiresti se non lo facessi, e poi sarà troppo tardi!»
Rifletto sulla possibilità di andare, e sospiro quando mi rendo conto che mia cugina ha ragione. Lui mi aspetta e non posso lasciarlo partire così, senza nemmeno un saluto.
Guardo velocemente l'orologio a parete dietro di me e sorrido sollevata quando mi accorgo che rimane ancora mezz'ora di tempo per prepararmi. Abbraccio di nuovo Denise e la sento ridere, mentre io metto a soqquadro l'armadio.
In fine faccio ricadere la scelta sui miei soliti jeans skinny chiari e su una maglia panna a righe grigie, del medesimo colore delle Vans. Raccolgo i capelli in una treccia, indosso gli occhiali da sole e prendo la borsa, mettendo dentro le prime cose che scorgo nella confusione della mia stanza, e dimenticando sicuramente tutto ció che mi serviva realmente.
Saluto mia madre che mi sorride soddisfatta e annuisce in direzione di mia cugina, e seguo Denise in macchina, arrivando in aeroporto in soli dodici minuti.
Quando entro mi guardo intorno, ma riesco a scorgere soltanto valigie, uomini d'affare troppo impegnati nel guardare l'orologio ad ogni occasione, e mamme alla presa con bambini euforici o spaventati, e per un momento mi lascio sopraffare dal panico pensando di non essere riuscita ad arrivare in tempo.
Affretto il passo verso l'uscita, quando sento qualcosa sbattere contro la mia gamba. Mi giro, e vedo una bambina di circa due anni a gattoni e vicino a lei, sul pavimento, un cellulare. Aiuto la bimba dai capelli rossi e ricci a rialzarsi e la saluto con la mano mentre lei farfuglia qualcosa di cui comprendo soltanto la parola "giù". Seguo la direzione che indica la sua manina e capisco che si riferisce al cellulare. Lo raccolgo, mentre mi chiedo il perchè una bambina così piccola abbia un telefono in mano, e quando glielo porgo e la vedo allontanarsi rigirandolo tra le dita minute, si accende una lampadina nella mia mente e mi domando come io abbia potuto non pensarci prima.
Sfilo il mio cellulare dalla tasca anteriore dei jeans e compongo in fretta il numero di Mirko incrociando le dita e sperando che risponda.
Quando sento la sua voce dall'altro capo del telefono sorrido e lascio andare l'aria dai polmoni, accorgendomi soltanto adesso di stare trattenendo il respiro.
«Marika? Pronto?»
Rimango in silenzio formulando una frase da dire, ma la mia agitazione mi permette soltanto di rispondere alla domanda "dove sei?" e pure in modo non troppo dettagliato. Per mia fortuna però Mirko capisce subito, e non appena interrompo la chiamata vedo i suoi ricci farsi strada tra la gente, verso di me.
Un sorriso si fa strada sul suo volto quando incrocia il mio sguardo e affretta il passo, raggiungendomi e stringendomi forte contro il suo petto.
«Temevo che non saresti più arrivata!»
Riesco a percepire il sollievo in queste sue parole, e sorrido silenziosamente, mentre avverto un leggero bruciore agli occhi.
Mi impongo di non piangere e mi allontano dal suo abbraccio, abbassando lo sguardo, non sapendo in che modo ribattere.
«Mi mancherai così tanto...»
Sfiora il mio zigomo con le dita e mi scosta i capelli sfuggiti alla treccia dietro l'orecchio.
«Mi mancherai anche tu»
La mia voce si incrina e il suo viso sempre allegro si rabbuia per qualche secondo.
«Non staremo lontani per molto tempo»
Prende la mia mano e la stringe, mentre io riesco ad intravedere un lampo di gioia nei suoi occhi.
«Che intendi? Avevi detto di non sapere quando finiranno le riprese...»
«Ehm... Io, no, cioè... Intendevo che ci sentiremo sempre, ogni giorno. I mesi passeranno in fretta.»
Accenna un sorriso e mi guarda imbarazzato, massaggiandosi la nuca.
Ho il sospetto che mi stia nascondendo qualcosa, ma proprio quando sto per rivolgergli altre domande, una voce metallica si diffonde dagli altoparlanti.
''Avviso per i passeggeri del volo A56 per Fasano: è previsto l'imbarco all'uscita 3"
«Devo andare... Vorrei tanto non farlo, credimi, ma devo proprio.»
«Lo so, ma non ti libererai di me così facilmente!»
Lo guardo, forzando una risata e lui si avvicina a me stringendomi tra le sue braccia.
«Mi manchi già! A presto, te lo prometto.»
Annuisco, e lui prende il mio viso fra le sue mani calde, lasciandomi un dolce e leggero bacio sulle labbra.
Si allontana da me stringendo la sua valigia, ma si volta di nuovo nella mia direzione, rivolgendomi un occhiolino, e mima un "Ti amo" con le labbra.
Sul mio viso si allarga un sorriso spontaneo, e continuo a salutarlo con la mano, fin quando non lo vedo sparire tra la folla.

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