二十五 NijūGo 25

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Eravamo a casa

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Eravamo a casa.
Non sapevo neanche come ci eravamo arrivati.
Guardavo il soffitto illuminato dal raggi che entravano dalla finestra aperta. Mi sentivo vuota.
Sentivo ancora le labbra di quel fottuto demone bagnarmi la pelle, le sue mani strusciare sul mio corpo. La lussuria nel suo sguardo.
Lo rifarei altre mille volte. Concedere me stessa per salvare i miei amici, per permettere a Sanemi di vedere ogni mattina l'alba.
Lo avrei rifatto. Sì. Eppure non capivo perché mi sentissi così, come un vaso che hanno cercato di rompere ma che non si è distrutto. Sentivo una crepa che percorreva tutti i tratti dove le mani fredde di quell'essere mi avevano toccata.
Io ero un errore. Non era la mia vita questa e non sarei dovuta restare qui. Sarei dovuta morire anni e anni fa, e questo era il modo del mondo di dirmi che non dovevo farne parte.
Ogni volta mi sembrava di tornare al punto di partenza. Appena avevo qualcosa che mi rendeva felice e che mi faceva credere che meritassi di vivere. Qualcosa mi faceva credere il contrario, mi diceva che non merita nessuna felicità.
Uscii dalla vasca avvolgendo il mio corpo in un telo bianco. Credevo di essere abbastanza forte per poter aiutare i miei amici. Tutt'altro, ero diventata solo un peso, io ero un peso per tutti quanti, sopratutto per Sanemi.
Avrei dovuto lasciarlo andare, far in modo che possa incontrare qualcuno che potrà renderlo felice.
Sentii qualcuno bussare alla porta. Non risposi, non volevo vedere nessuno. O almeno, sarei voluta state tra le braccia di Sanemi, ma non meritavo. Lui non meritava una ragazza come me al suo fianco.
La porta si aprì comunque, e dei passi mi raggiunsero in bagno. Delle scarpe nere si mostrarono al mio sguardo basso. Le avrei riconosciute ovunque, non avevo bisogno di alzare gli occhi per sapere che lui era davanti a me. 'I accasciai a terra, con le lacrime che minacciavano di uscirmi. In un secondo fu accanto a me. Non disse nulla, mi strinse a se. Mi prese il mento tra le sue dita, e i nostri occhi si incrociarono. Le sue mani erano piene di lividi. Doveva essersi battuto per cercare di salvarmi. Mi prese in braccio, come se fossi una sposa, fino a farmi sedere ai piedi del futon. Si avviò in silenzio totale verso il mio armadio per prendere il mio pigiama. Qualcosa di pulito, e asciutto.
Lo guardai con gli occhi dell'amore. Il modo in cui si prendeva cura di me, mi faceva sentire in colpa, e lo schifo nei miei confronti saliva sempre di più. Fu quando finì di aiutarmi nel vestirmi che le mie lacrime uscirono. Le mie guance turno sommerse dall'acqua salata, incontrollabile e indomabile. Singhiozzai w niente mi avrebbe fermata.

"Piccola"

Mi prese il viso tra le mani, ma le tolsi w mi allontanai da lui.

"Devi starmi lontano"

"Cosa stai dicendo?"

Provò ad avvicinarsi di nuovo, e io mi allontanai ancora, con un passo indietro.

"Non lo farò, non so cosa stai cercando di fare, ma non ci riuscirai"

Un passo ancora verso di me, è un altro ancora indietro, lontano da lui, finché non arrivai contro il muro della mia stanza. Mi era di fronte. Mise le sue braccia appoggiate al muro accanto la mia testa, e posò la sua fronte sulla mia.

"Guardami, e dimmi cosa la tua testolina sta pensando"

"Non meriti qualcuno come me, tu non.."

"Perché"

Il labbro tremò, e fu subito fermato dal suo pollice, che tracciò i contorni delle mie labbra.

"Io..stavo per concedere il mio corpo a quel demone, io sono il male ho qualcosa che non va e tu" io suo indice si posò sulla mia bocca.

"Tu stavi per sacrificarti, per salvarmi"

Mi alzò il viso e lo guardai. Osservai i suoi occhi grigi e mi ci persi dentro, in quelle striature d'amore, e conforto.

"Tu non hai nulla che non va, e ora che sei finalmente mia, che puoi avere una vita normale non ti permetterò più di scappare. Però devo chiederti un favore"

Le mie mani strinsero il tessuto nero della sua divisa.

"Non voglio più che combatti, non perché tu non sia capace..ma ho paura di non riuscire a proteggerti è perfetto davanti i miei occhi. Loro sanno che siamo il punto debole l'uno dell'altro e lo utilizzeranno, e non voglio che ti facciano del male, non lo sopporterei mai"

Mi prese di nuovo in braccio fino a farmi stendere sul mio futon. Tolse la sua giacca e poi i pantaloni, per rimanere con solo le mutande. Si infilò sotto le coperte al mio fianco. Strinse le mie mani, per poi tracciare baci delicati dalle mani fino alle mie labbra, con soffici baci.

"Puoi promettermelo"

"Ci proverò, ma se dovesse accaderti"

Le sue labbra mi zittirono, e non mi lasciarono finire.

"Non accadrà"

"Perché mi stai dicendo questo?"

"L'ultima battaglia è alle porte"

***

Il lunedì è tornato!

Non mi sono dimenticata di voi, non temete!

Però vi posso dire che siamo vicini alla fine!

Volevo dirvi che ho aperto un account Instagram sono bi_blue_dreamer_

Al prossimo lunedì!

Bye bye da Bi Blue

Sanemi's LightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora