La caccia

2 0 0
                                    

Ripartimmo di corsa senza guardarci indietro. Eravamo a metà strada. Correre. Solo questo macchinava la mia mente. Correre. I pensieri si erano congelati nel gelo che avevo dentro e l'unico obbiettivo era lo specchio. Quando chiudevo le palpebre mi ritornava in mente l'immagine del Velociraptor che si sacrificava per il branco. Le mie labbra si muovevano formulando la parola sacrificio. Non avevo idea del perché ma sapevo che era importante.
Hunter rallentò. Si chinò e perlustrò il suolo in cerca di qualcosa
"Dove diamine...?" Il suo viso si illumino quando trovò cosa cercava. Coltelli da lancio. Me li porse e fu subito amore. "Non sono molto efficaci con i dinosauri ma ti aiuteranno molto con gli uomini. Lì sai usare?"

"Riuscirei colpire un colibrì a cento metri di distanza." Dissi con orgoglio, poi mi rivolsi direttamente ai coltelli. "Oh, si." Ottima calibratura, lunghezza perfetta, non troppo pesanti, appuntiti, lama a doppio taglio. Tre coltelli da lancio degni di quel nome."Siete meravigliosi". Dissi aprendoli a ventaglio.
Come chiamati dalla sfida da me mutamente lanciata spuntarono tre tirannosauri. Otto metri di altezza.

"Io gli corro in contro così i primi due prenderanno di mira me. Il terzo starà a te..." disse lui partendo con uno scatto.
Ero pronta. Quella volta non mi servì neanche il tempo di pensare. I dinosauri adottarono la formazione prevista da Hunter che li superò scivolando in mezzo a loro e facendoli voltare. Quando il terzo mi caricò senza timore, io gli lanciai il primo coltello in mezzo al petto, più per avverrimento che per altro, ma non sembrò neanche notaro. Dovevo ragionare e in fretta. Lanciai un coltello in orizzontale sul legamento della zampa. Se fosse caduto non avrebbe potuto rialzarsi; ma non successe, ovviamente. Questi lamentò un ruggito e si voltò per usare la coda come frusta. Riuscii per grazia divina a salvarmi la pelle saltandola e atterrando con un salto mortale. Dovevo cambiare tattica. Mi stava caricando di nuovo e aveva intenzione di calpestarmi. Aspettai che si avvicinasse. Aspettai ancora. Attimi che sembravano anni. Riuscivo a stento a stare fema sul posto senza tremare per la tensione. Quando fu a pochi centimetri di distanza, saltai proprio di fronte al suo petto e mi aggrappai al coltello che avevo precedentemente conficcato proprio lì in mezzo, usando il secondo che avevo in mano per scalarlo fin a raggiungere il collo dell'animale e gli salii in groppa. La pelle era scivolosa. Mi mantenni con tutte le forze, mentali e fisiche, mentre cercavo di tagliare con il coltello da caccia la spina dorsale dell'animale come se fosse il ramo di un albero. Un'operazione affatto semplice visto che provava a disarcionarmi con tutte le sue forze ma continuai imperterrita a segare la pelle dell'animale.
Un attimo prima la creatura si dimenava lamentandosi e l'attimo dopo mi ritrovavo a cadere da 8 metri di altezza. Atterrai di schiena e un dolore lancinante mi percorse da capo a piedi; la mia visuale era appannata da puntini neri.
Rimanedo distesa a terra osservai Hunter che finiva il suo secondo aggressore aprendogli lo stomaco come si farebbe ad un pesce, ne uscirono quelle che sembravano le interiora. In mezzo c'era qualcosa che pulsava: il cuore. Lo perforò e il dinosauro morì un secondo dopo.
Hunter si pulì le mani sui pantaloni e si voltò verso di me. Mi corse in contro preoccupato. "Stai bene?"
"Così, il cuore è nello stomaco?" Mi informai io.
"Sì. Riesci ad alzarti? " Mi porse una mano e accettai il suo aiuto, sollevandomi da terra con un gemito. Andai a recuperare i coltelli e tornai da lui.
"Hai fatto proprio un buon lavoro. Impari in fretta." Disse arruffandomi i capelli, cosa che mi irritò non poco. Diedi un'occhiata al suo lavoro: il primo era praticamente fatto a fettine e il secondo era... Mi venne un conato di vomito che repressi a stento piegandomi in avanti. Il secondo era stato letteralmente
sventrato. Neanche se Hunter avesse avuto a disposizione una motosega avrebbe fatto un lavolo migliore.
" La prossima volta, però, con meno interiora".
"Già... fanno sempre questo effetto." Disse mettendomi un braccio sulle spalle e sorridendomi.
Solo pochi minuti per riprendere fiato e poi ingaggiammo una corsa sfrenata. Non sapendo se stavamo fuggendo o rincorrendo. Sempre dritto. Fino allo stremo delle forze, facendo di tutto per raggiungere un obbiettivo. Tra tutte le domande che avevo, la meta era la mia unica certezza. Eravamo quasi arrivati.

specchi magiciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora