Impotenza

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Al contatto, l'acqua era calda e viscida e il peso dei vestiti mi rendeva difficile rimanere a galla. Quando Hunter gettò l'animale sanguinante al centro dello stagno molti alligatori lo seguirono ma alcuni rimasero con lo sguardo fisso sul nostro.
Nuotavo il più velocemente possibile ma qualcosa mi tormentava; sentivo che sarebbe successo qualcosa di brutto. Mentre mi guardavo in giro mi ritrovai a fissare dritto negli occhi uno degli alligatori. Aveva uno sguardo vuoto e dalle orbite proveniva una luminescenza rossa. Continuai a fissarlo e un brivido freddo mi risalì la schiena, facendomi provare una paura ancestrale. Non c'era tempo per farsi domande, procedemmo ancora e mi costrinsi a fare un respiro profondo per smorzare l'ansia.
In quel secondo successero diverse cose contemporaneamente: l'alligatore che mi fissava scattò per saltarmi addosso, Hunter lo bloccò e lo accoltello al ventre e subito dopo tutti gli animali presenti in quello stagno ci si rivoltarono contro.
Per qualche attimo fu il caos. Molti alligatori mi circondarono e mi allontanarono da Hunter.
Io mi dimenavo e cercavo di aprirmi un varco a colpi di coltellino ma nel frattempo dovevo impegnarmi per rimanere a galla e cercare di uscire viva da quella folla di corazze squamate che mi trascinavano a strattoni. Mi ricordai le metro affollate che prendevo quando avevo voglia di un’avventura in centro. Quelle volte dovevo sopportare la marmaglia di gente sudata e stressata che si curava ben poco della persona con cui condivideva il vagone e vivevo quegli attimi di claustrofobia come i minuti di prigionia che precedevano l’apertura della gabbia e il dispiegarsi delle mie ali. Ma stavolta, quel finale non era assicurato e dovevo guadagnarmelo.
Hunter lottava come una furia cercando di raggiungermi ma invece si stava allontanando sempre di più. Dopo attimi di puro panico mi accorsi che gli alligatori non provavano a ferirmi ma cercavano solo di allontanarmi. Guardai nella direzione in cui mi spintonavano  e capii che volevano portarmi alle radici di quell'albero che tanto mi aveva incuriosito.
"Non ti avvicinare all'albero." Mi urlò Hunter, ormai lontano. "Non come l'ultima volta."
Spostai lo sguardo sul tronco dell'albero e notai con mia grande sorpresa due fessure che mi riportarono alla mente degli occhi che conoscevo bene, occhi che probabilmente non avrei mai dimenticato. Incastonati tra i tralci vi erano gli occhi del drago che annunciò la mia prova, nel primo specchio.  Quei pozzi neri di saggezza sembravano puntati con freddezza verso Hunter, ormai coperto di sangue e ghermito dagli aguzzi denti di quei mostri. Sentivo le sue urla mentre tentava di salvarsi disperatamente e quel grido andava di pari passo col senso di impotenza che provavo guardandolo senza poterlo aiutare. In quel groviglio di squame e pelle distinguevo solo alcune coltellate e dei movimenti a scatti.
"Hunter. Io non posso aiutarti. È la tua prova questa." Dissi con voce roca maldicendomi in silenzio per non essere in grado di intervenire.
Di tutta risposta lui mi guardò disperato e disse: "Attenta!"
Qualcosa mi afferrò da dietro con una forza tale che non riuscii neanche a fargli resistenza. Una liana con una volontà propria mi stritolava il petto e mi strattonava velocemente tanto che potevo sentire i miei organi interni che facevano i salti mortali. Riuscii a tranciarla  ma prima di cadere in acqua un altro ramo mi afferrò al volo per una gamba e mi trascinò in aria a testa in giù. Lo colpii con forza senza curarmi dell'altezza, sfogando la mia rabbia e la mia frustrazione sul traliccio, finché non allentò la presa. Caddi dolorosamente a terra in una posizione innaturale, gravando il peso del mio corpo su un unico ginocchio che si spezzò nell'impatto.
Il dolore arrivò subito dopo; mi travolse come un onda e io svenni.

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