Capitolo 32

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Guardai verso Charles e senza proferire parola, mi fece un cenno con la testa in avanti per cui ebbi il suo benestare per raccontare l’accaduto alle mie amiche, che mi fissavano tutte e tre a braccia conserte impazienti di sentire la verità una volta per tutte.

Raccontai il come tutto ebbe inizio senza dilungarmi nei particolari e la loro reazione può essere spiegata con un semplice riferimento: l’urlo di Munch, esattamente uguali… solo, con più capelli.

Nel mentre che io stavo gossippando con le mie amiche, Charles se la rideva ed interveniva pure lui a raccontare la sua versione dei fatti, ma io palesemente cercavo di non dargli corda perché volevo evitare di proferire su determinati discorsi; di fatto, il mio obiettivo era riassumere nel breve tempo possibile il nostro primo incontro e il perché, per salvaguardare Charles, fui costretta a mentire alle mie amiche. In questo modo, senza ombra di dubbio, ma senza nemmeno spazio, avrei omesso tutto ciò che era avvenuto ieri notte e ogni particolare collegato a qualsiasi contatto fisico. Parlavo velocemente tanto che necessitai di bere un bicchiere d’acqua due volte per non farmi seccare la gola. Mentre stavo bevendo il secondo bicchiere, quindi ero nel pieno dell’azione, una mia amica chiese:

“ma quindi, non ho capito, state insieme?”

So che non è bello da immaginare, ma io sputai l’acqua che stavo bevendo per evitare che mi finisse di traverso nonostante cercai di trattenere il più possibile la bocca chiusa. Bagnai me stessa e un po’ il tavolo… mandai giù quel poco di acqua che riuscii a salvare e ripresi nuovamente a bere per evitare di rispondere anche perché… che dovevo rispondere? Era ovvio che la risposta era un palese NO, ma ero comunque in imbarazzo… ma Charles con tanto di sorriso stampato in faccia, rispose:

“Non ancora”

Questa volta l’acqua che stavo provando a bere per la terza volta, mi andò veramente di traverso e iniziai a tossire fortemente… era ovvio che stessi per morire.

Le mie amiche iniziarono a ridere come delle sceme emozionate per quella risposta mentre io mi stavo cercando di riprendere. Charles si preoccupò di me, ma lo rassicurai… era palese che non dovevo più bere acqua perché al prossimo ci avrei rimesso la pelle sul serio.

Cercai di prendere in mano la situazione e farle tornare alla realtà dei fatti e dissi:

“Ragazze non fatevi strani film, sono sicura che Charles stesse scherzando. Io e lui siamo solo amici che hanno trascorso insieme del tempo, tutto qui… non potremmo mai stare insieme, ma figurati!”

Le mie amiche non sapevano se credere a me o a lui e placarono il loro entusiasmo. Mi voltai verso Charles che mi stava fissando con aria interrogativa e mi disse con aria un po’ perplessa:

“Perché dici così? Sarebbe così impossibile?”

Persi un attimo il filo del discorso distratta dal suo solito quesito esistenziale: la solita domanda “sarebbe così impossibile?” mi riportò al momento del nostro primo Bacio con brividi annessi.

“a cosa ti stai riferendo?” riuscii a dire per farmi effettivamente confermare quel che avevo inteso veramente anche perché ero pure un po’ distratta anche da ciò che le mie amiche si stavano sussurravano.

“come a cosa? A quello che hai detto prima, <<non potremmo mai stare insieme io e te>>...”

“ah si… è così in effetti”

“non sono d’accordo”

“Charles dai poi ne parliamo, ma oggettivamente tu sei un pilota di Formula 1, giri per il mondo 9 mesi l’anno mentre io sono solo un’effimera ragazza normale che conduce una vita normale e che fa un lavoro normale. Cosa c’entriamo io e te insieme non ne ho la più pallida idea, ma di certo non è cosa fattibile”

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