Capitolo 12

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"Non muovo neanche le labbra, ma dentro ho un mostro che strilla."

Kaya Pov

-Kaya, esci, voglio vedere come ti sta!- dice Valeria masticando una caramella.
Apro di scatto la tendina del camerino e mi mostro in tutto il mio splendore. O la mia goffaggine. Dopo aver perso tre ore con questa biondina alias migliore amica scassa palle a scegliere se le stesse meglio il rosa cipria o l'azzurro confetto, il mio cervello ha iniziato a dare segni di stronzaggine e volgaraggine suprema.
Valeria annuisce sgranando gli occhi.

-Wow! È perfetto Kaya, davvero. Ti sta da Dio.-

-E ci credo!- sbotto -Costa quanto un mio rene del cazzo, se non mi stava bene lo incenerivo insieme a quella stronza della commessa.- ringhio chiudendo la tendina per spogliarmi.
È un trikini nero molto scollato e sensuale, ma ha il difetto di essere stracostoso per i miei standard.

-Ma dai voleva solo farti sembrare più sexy...- replica Valeria.

-Oh certo, spillandomi centoventi euro e quarantacinque centesimi per questo costume da attrice porno. Ma vaffanculo.- borbotto - Lurida battona spilla soldi.-

-Puoi anche non comprarlo eh!- urla Valeria allontanandosi dal camerino.

-Ma se è il più decente e "meno costoso" che ho trovato fino adesso!-

-E allora smettila di rompere le palle ed esci dal camerino!-

Valeria sa sempre come zittirmi
come ogni amica responsabile che si rispetti.
Mi rimetto i miei scialbi vestiti ed esco per svuotare il mio portafoglio.

-Vuole la busta?- chiede la commessa.
Alzo gli occhi al cielo.

-Dovrei ficcarmelo in culo? Certo che voglio una busta! E mi sembra il minimo dopo centoventi euro e quarantacinque centesimi per un quasi fazzoletto da polso!- esclamo sarcastica e la stronza sgrana gli occhi.
Valeria vorrebbe torturarmi in trecento modi diversi dopo questa figura di merda.
Dopo aver sorriso falsamente alla commessa dai capelli indefiniti tra il biondo paglia e il verde vomito alle punte, finalmente usciamo per dirigerci verso un bar.

-Sia lodato l'Altissimo, Homer Simpson, Budda, Allah, Lord Voldemort o chiunque abbia fatto accadere questo momento!- urlo richiamando l'attenzione di pargoli con mamme psicopatiche al seguito nel raggio di tre chilometri.
Mi fiondo al bancone e sorrido al barista.
Che Dio Greco del cazzo: capelli scuri, occhi neri e pelle ambrata.
Wow, amico, potrei usare quegli addominali come tavola da surf.

-Ehi, fammi un caffè pieno di caffeina. E non azzardarti a darmi la bustina di zucchero, sono acida e lo prendo amaro come me.- dico. Il pezzo di manzo mi sorride e gli faccio uno sguardo seducente.

-Fossi in te avrei preso un cappuccino.- ridacchia.
Valeria mi affianca e solleva un sopracciglio.
Sa cosa sto per dire.

-Che cosa da gay.- sbuffo.
Il tronco di pino scoppia a ridere e allarga il sorriso.

-Beh, si da il caso che lo sia.-dice facendomi l'occhiolino.
No.
Non ci credo.
Mi serve il caffè con delicatezza mentre io rischio un collasso cardiaco e Valeria si sta strozzando con la sua stessa saliva per le risate.

-Hai appena infranto il mio sogno più profondo in cui cavalcavo la tua zucchina e dormivo sui tuoi addominali. Grazie e vaffanculo.- grugnisco.
Lui si sporge per abbracciarmi ridendo e io gli schiocco un bacio sul collo, poi do una gomitata a Valeria che continua a ridere come una disagiata.

-Come ti chiami tronco di pin...ehm volevo dire...barman, ragazzo che serve i caffè, barista, caffettiere...insomma tu!- farfuglio.
Datemi una pistola per spararmi, sembro una decelebrata.

|| Fly || Cristian Lo Presti|| ATTUALMENTE IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora