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Avevo appena terminato di cenare e per qualche motivo a me sconosciuto mi sentivo incredibilmente stanca, tanto che non appena terminai di farmi la doccia crollai sul morbido materasso del mio letto e mi addormentai di sasso osservando il soffitto stellato della mia stanza.

Mi trovavo seduta su un divano scamosciato verde pino, alle mie narici giungeva il profumo del bacon abbrustolito in padella e delle uova che udivo sfrigolare.

Riconobbi quasi subito le pareti color panna decorate con foto incorniciate come se fossero state realizzate da un fotografo famoso e di rilevante importanza, nonostante, in realtà, le avesse scattate Jago. Ero nel salotto del piccolo appartamento che aveva Zia Lily.
Mi voltai verso la mia sinistra e vidi un ragazzino intento a cucinare la cena, mentre si muoveva ondeggiando la testa, persistendo a tenere stretto nella mano destra il mestolo di legno.

<<Sorellina se continui a fissarmi mi consumi>> disse divertito, voltandosi a guardarmi per un secondo, prima di riportare i suoi occhi color nocciola sul contenuto della padella.
Mi alzai dal divano quando mi accorsi che aveva finito di cucinare e che il mio uovo mi stava aspettando nel piatto di ceramica bianco che Jago aveva poggiato sul tavolo di legno scuro.

<<Tu non mangi?>> chiesi, vedendo che nonostante il ragazzo avesse preso posto proprio dinnanzi a me, davanti a lui poggiava solo un bicchiere di vetro blu che ero sicuro fosse colmo di birra.
Era dimagrito parecchio ed ero certo che tutto ciò avesse a che fare con il brutto periodo che stava attraversando.

Avrei voluto fare qualcosa per rendergli la vita più facile, ma purtroppo io non ero in grado di fare nulla, considerando che avevo sette anni. Non ero adulta e non avevo il potere di parlare.

Jago doveva lavorare al locale quella sera ed ero sicura che, come sempre, avrebbe incantato tutti i presenti con le sue grandi doti di barista.

Eppure ero convinta che fosse un enorme speco che un ragazzo bravo come lui si ritrovasse a fare il barista cinque giorni a settimana in un locale che era la destinazione principale di ogni tipo di uomo d'affari.

Lui si meritava molto di meglio, ma forse aveva ragione dopotutto: le cose non vanno sempre come ci si aspetta.
<<Tranquilla, ho già mangiato>> replicò, allungando una mano verso il bicchiere davanti a sé e bevendo un lungo sorso di birra.
Lo guardai portarsi una ciocca di capelli biondi all'indietro e puntare i suoi occhi color nocciola nei miei, prima di sorridermi.

C'era qualcosa di sbagliato nel suo sorriso, sembrava decisamente troppo malinconico per poter essere chiamato tale. Aveva un corpo di un adolescente ma la testa di un adulto. Eppure tutto ciò che aveva guadagnato era stato un lavoro per aiutare Zia Lily con i pagamenti delle bollette e dell'affitto di un appartamento che era decisamente troppo piccolo perché vi ci potessimo vivere in quattro.

Mark non aveva ancora raggiunto l'età per lavorare e io ero ancora una bambina.

<<Sono preoccupata per te, Jago. Ho paura>> dissi, il mio tono di voce titubante e decisamente più lieve di come avrei voluto fosse.
Il ragazzo portò gli occhi sul bicchiere blu e cominciò a fissarlo mentre se lo rigirava meticolosamente tra le mani, come se fosse stato un oggetto porta fortuna. Restò così per quella che mi sembrò un eternità, feci addirittura in tempo a finire il contenuto del mio piatto e a lavare quest'ultimo sotto il getto dell'acqua calda.

Quando presi nuovamente posto al tavolo, Jago si decise finalmente a distogliere lo sguardo dal bicchiere e a posarlo su di me, senza tuttavia smettere di rigirarsi l'oggetto tra le mani.
<<Non puoi fare niente>> le sue parole mi fecero gelare il sangue nelle vene e percorrere una serie di brividi lungo le braccia.

I want all of youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora