XLVI

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Silvia Tanasio era seduta nell'angolo del divano proprio sotto la finestra,il punto più lontano dai due uomini che da oltre trentasei ore avevano occupato la sua casa. Dopo aver avuto la malsana idea di tentare di scappare il giorno prima aveva infatti deciso di non muoversi da lì. La sua fuga infatti era finita dopo una manciata di secondi. Massimiliano l'aveva afferrata per una spalla e l'aveva spinta violentemente sul pavimento "Se ci provi di nuovo ti ammazzo" le aveva intimato a denti stretti e con sguardo furente. Da quel momento la donna rinunciò all'idea di fuggire. Pregava e sperava che quella maledetta telefonata arrivasse in fretta così anche quell'incubo avrebbe avuto fine. Poi sarebbe andata il più lontano possibile da quel luogo. Si sarebbe trasferita all'estero e lì avrebbe vissuto tranquillamente.
Dall'altra parte della stanza Massimiliano seduto disordinatamente sulla poltrona premeva a caso i pulsanti del telecomando. L'attesa stava diventando troppo lunga e lui dava i primi cenno di cedimento. Non gli piaceva stare senza far nulla.
Nicolas al suo fianco leggeva un libro che aveva scovato all'interno dell'abitazione. Doveva trovare il modo di passare il tempo prima di impazzire.
Il telefono di Massimiliano prese a suonare. Il ragazzo con uno sbuffo lo mise a tacere e riprese con ciò che stava facendo.
<Dovresti rispondere >Disse Nicolas continuando ad osservare il libro.
<Non è necessario.>
<È la nona chiamata nel giro di cinque minuti. Deve essere importante no?!>
Massimiliano sbuffò per l'ennesima volta e dopo aver recuperato lo smartphone si recò nella camera accanto.
<Carlotta,non puoi chiamarmi di continuo lo capisci? Sto lavorando!>Asserì a voce bassa chiudendo la porta,imbarazzato che Nicolas potesse sentire la loro conversazione.
<Tra quanto torni?>Chiese lei evitando volutamente la sua predica.
<Come ti ho già detto esattamente dieci minuti fa,non lo so. Sono all'estero per lavoro. Appena finito vengo.>
<E perché sei partito così in fretta? Non hai avuto neanche il tempo di salutarmi?> La voce si fece di un tono più alto ad ogni parola pronunciata. La ragazza sentiva già le lacrime bruciare a causa di quell'inquietudine che le teneva compagnia ormai da un po'.
Massimiliano si passò una mano sul viso esasperato<No. Non ho avuto il tempo di fare nulla. Era una questione urgente,ma ti prometto che..>
<No>Intervenne lei con voce stridula<Chi mi dice che non mi stai abbandonando eh?! Perché volete tutti abbandonarmi?>Chiese tra i singhiozzi e il ragazzo si ritrovò senza nulla da dire. Per l'ennesima volta Carlotta stava avendo una crisi di pianto e lui non sapeva più come confortarla.
Fece un lungo sospiro di frustrazione<Ascoltami Carlotta. Qui nessuno ha intenzione di abbandonarti. Sto lavorando e una volta che avrò finito verrò subito da te. Per il momento di qualsiasi cosa tu abbia bisogno basta chiedere ad Amir,gli ho detto di prendersi cura di te.>
<No.>Sbottò lei asciugandosi  il naso con la manica della maglia non più disperata ma arrabbiata< Come ti viene in mente di lasciarmi a lui? Non voglio chiedergli niente perché mi fa troppa paura. Anzi..>Abbassò il tono della voce pronta per una confessione scottante<Penso proprio che non sia neanche umano.>Ammise convinta.
Massimiliano sorrise,perché per quanto potesse essere disperata la situazione ,Carlotta restava la stessa,sempre pronta a fare strane congetture.
<Lo vedi com'è?>Continuò lei<La sua espressione è sempre la stessa. Piove ,fa caldo, mangia, cammina non c'è differenza. È impossibile che non abbia un minimo di mimica. Quindi sono solo due le possibilità o è un robot o un alieno ed in entrambi i casi io non mi avvicinerò a lui.>
<Va bene fai come vuoi.> Massimiliano ormai era allo stremo<Ma devi promettermi che non mi chiamerai. Ti contatterò io non appena avrò novità sul mio ritorno ok?E non preoccuparti perché io ritorno!>
<Va bene.>Sospirò per nulla convinta . Si lasciò cadere sul letto con il viso bagnato dalle lacrime. Ne aveva abbastanza di tutta quella situazione e quelle mura le stavano iniziando a stare strette.

Massimiliano mise fine alla chiamata e tornò nel soggiorno. Silvia lo guardò con gli occhi contornati da occhiaie scure,poi distolse lo sguardo puntandolo sui suoi piedi.
Il ragazzo si rimise a sedere armeggiando nuovamente con il telecomando. Passò qualche altro minuto prima che il telefono riprese a suonare.
Nicolas alzò gli occhi dal libro e li puntò su Massimiliano che sollevò le mani innocente<Questa volta non è il mio.>Gli disse indicando con lo sguardo il tavolino

L'uomo prese il telefono accostandolo all'orecchio<Dimmi.>disse distratto.
<Capo ne ho trovato uno.>La voce bassa per non essere scoperto.
Nicolas drizzò la schiena pronto a sentire il seguito. Finalmente avevano una traccia.
<L'ho seguito dall'uscita di un locale fino ad un capannone vicino al mulino abbandonato.> Spiegò Guido con gli occhi incollati sul vecchio edificio.
<È uno degli uomini di Federico? Ne sei sicuro ?>
<Si signore. È proprio uno dei suoi.Ti invio subito la posizione. Io intanto cerco di avvicinarmi per vedere meglio.> Mise fine alla chiamata scrutando con attenzione intorno a lui.
Nicolas intanto si alzò e afferrò il giubbotto<Io esco per un po'.>Spiegò a Massimiliano che annuì con il capo<Se cerca di scappare sparale agli arti così vedremo se ci proverà di nuovo.>
La donna a quelle parole tremò e strinse ancora di più le gambe al petto in cerca di protezione.
L'uomo uscì in fretta, controllò la strada da percorrere e mise in moto. La sua destinazione distava solo dieci chilometri. Una piccola stradina seminascosta da alcuni alberi. Ormai quasi giunto avanzò più piano e parcheggiò l'auto tra alcuni cespugli . Scese e si guardò intorno. Riusciva a vedere il capannone in questione oltre alcuni alti arbusti così camminò in quella direzione.
<Capo sono qui.>Si sentì dire a voce bassa. Si voltò alla sua destra e vide Guido che sventolava una mano per attirare la sua attenzione.
<Novità?>
<Niente. Da quando è entrato più di dieci minuti fa non ci sono stati movimenti.>
Nel frattempo anche Amir li aveva raggiunti e con un cenno di saluto esaminò la zona.
<Se lui non esce dovremmo entrare noi.>Nicolas impugnò la pistola e si diresse verso la grande porta in ferro seguito dagli altri due. L'edera aveva coperto gran parte delle pareti esterne arrivando a raggiungere il tetto,una parte della grande entrata era divelta e quel che restava dell'altro lato era pieno di ruggine.
I tre uomini entrarono lentamente e silenziosamente,stando attenti a celare la loro presenza.
Si guardarono intorno alla ricerca dell'uomo che Guido aveva visto entrare,ma eccetto scatoloni,polvere e qualche scarafaggio non c'era altro. Nicolas si fermò improvvisamente facendo segno anche agli altri di fare lo stesso. Annusò l'aria captando qualcosa di strano,poi quando capì di che cosa si trattava sgranò gli occhi<Tutti fuori adesso!>gridò correndo verso l'esterno.
Tutti e tre gli uomini riuscirono ad uscire un attimo prima che con un forte boato tutto prendesse fuoco.
Osservarono le lingue di fuoco crescere sino a raggiungere il cielo,poi con la coda dell'occhio videro una figura correre dal capanno sino alla campagna incolta.
Nicolas scattò all'inseguimento dell'uomo e quando lo raggiunse agguantò la sua spalla forzandolo a girarsi,ma l'altro con il pugnale stretto nella mano tentò di ferirlo. Nicolas fu costretto a scostarsi per evitare di essere colpito,poi con un calcio riuscì a disarmarlo,ma lo sconosciuto non aveva alcuna intenzione di cedere. Così si avvicinò a lui con un altro coltellino questa volta a lama corta . Nicolas si spostò di lato,con il braccio teso agguantò la mano di lui,poi con un pugno lo colpì sulla mandibola facendolo crollare al suolo.
Nicolas riprese fiato e si abbassò per controllare l'uomo e storse il naso quando si accorse che dalla testa stava uscendo molto sangue.
Guido poggiò l'indice sul suo collo per sentirne il battito<È morto!>rivelò scuotendo il capo.
Nicolas socchiuse gli occhi senza parole<Tra tutti posti che c'erano questo bastardo doveva sbattere proprio contro una roccia?! Vedi se ha qualcosa addosso.>ordinò.
Guido controllò le tasche ma non vi era nulla.<Adesso quel pezzo di merda si permette persino di giocare con noi?!>Disse il ragazzo con un misto di delusione e rabbia.
Nicolas si alzò guardando l'edificio ormai completamente divorato dalle fiamme e sorrise<È un bene che abbia iniziato a giocare con noi>Disse più a se stesso<Penso sia stanco di dovere rimanere  rintanato nella sua tana> Entrambi gli uomini lo guardarono confusi.<In quasi un anno Federico non ha mai fatto alcuna mossa. È rimasto al sicuro nel suo nascondiglio,ma ora all'improvviso prova a farci fuori,questo può significare solo che non ha più voglia di nascondersi come un fottuto ratto.>
<Quindi cosa dobbiamo fare ora?>
<Continuare a fare quello che facevamo prima. Il gatto inseguirà ancora il topo fino a quando lui farà un passo falso.>Era certo che prima o poi lo avrebbe fatto. Anche un topo di fogna come lui aveva bisogno della sua libertà. <Appena avete novità avvisatemi.>Disse avviandosi alla sua auto.
Abbandonò la strada dissestata per immettersi in quella cittadina e dopo qualche chilometro il camion dei vigili del fuoco gli passò accanto a sirene spiegate. Anche da lì riusciva a vedere le fiamme e il fumo propagarsi ed annebbiare il cielo azzurro.
Nicolas diede un'ultima occhiata dallo specchietto retrovisore e attivò il bluetooth per poter rispondere alla chiamata.
Premette il pulsante e la voce di Massimiliano risuonò forte dalle casse dell'auto.
<Capo .>Iniziò euforico<hanno telefonato!>

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