"È un piacere averti qui"

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Era arrivato il benedetto giorno della maturità, stavo per entrare a scuola, sarebbe stata l'ultima volta.
"Pronta?" Mi chiese Camilla, lei sarebbe stata subito dopo di me.
Sorrisi facendo un respiro, poi andammo dentro.
"Isabel, vieni pure" La prof di italiano mi chiamò dentro in aula.
"Vai isi!" Sussurrò Camilla.

Uscii dopo mezz'ora, mi ero liberata di un peso enorme.
"Com'è andata?" Si alzò di scatto venendo verso di me.
"È andata benissimo!"
"È difficile?"
"Mi è capitata un'immagine semplice, sono riuscita a collegare bene tutte le materie"
"Menomale"
"Vai e spacca tutto Cami, ce la fai"
Entrò in aula e io mi sedetti ad aspettarla.
Uscì anche lei dopo mezz'ora, la vidi con le lacrime agli occhi ma allo stesso tempo sorrideva.
"No cami, cos'è successo?"
"Nulla, mi sono solo tolta un peso enorme"
"Com'è andata?"
"Bene, ma quella bastarda di spagnolo continuava a farmi domande"
Sorrisi e poi andammo fuori.
"È finita" Mi girai.
"Un po' mi mancherà"
"Lo ammetto, anche a me" Dissi.
Vidi in lontananza Diego scendere dalla macchina di suo papà, anche lui ce l'aveva oggi.
"Non girarti" Dissi a Camilla.
Ma lei puntualmente si girò.
"Ma sei scema!" Sussurrai.
"Quel bastardo"
"Comunque" Disse guardandomi.
"Dobbiamo festeggiare, no? Tra 4 giorni parti, bisogna fare una festa d'addio"
"Addio.. addirittura"
"Non si sa quando tornerai, comunque tranquilla che faccio tutto, ti faccio sapere quello che ho organizzato poi"
Mi girai sentendo una macchina arrivare, era papà.
Scese e sorrise.
"Allora, com'è andata?" Mi abbracciò.
"Bene, era più semplice del previsto"
Rimanemmo un po' lì a parlare, poi tornammo a casa.
"Come stai?" Mi chiese papà.
"Bene, più o meno"
Lui rimase in silenzio continuando a guardare la strada.
"E se non mi trovassi bene in spagna?"
"Non farti tutte queste pare, sarai bravissima e ti troverai bene"
Feci un respiro profondo, domani sarei partita, oggi sarebbe stato l'ultimo giorno qui.
"Sai che anche Yildiz, il figlio del vicino, va al Barcellona?"
"Oh santo cielo, me lo ritrovo ovunque quello"
"Ha un nome"
"Che me frega"
"Ma che ti ha fatto?"
"Nulla, lascia stare"
Arrivai a casa, papà mi prese il borsone e lo ringraziai.
Quando entrai in casa vidi tutti, da Paulo alla nonna.
"Ma cosa.."
"Sorpesa!"
Mi girai verso papà che sorrise.
"Ciao amore mio" Si avvicinò nonna.
"Nonna, ma cosa ci fate qui?.."
"Festeggiamo, no?"
Sorrisi un po' triste e poi salutai tutti.

03:00
La sveglia suonò e capii di non dover perdere tempo, mi alzai e mi vestii immediatamente.
In camera c'erano alcuni scatoloni con delle mie cose che avrei dovuto spedire, ma che lo avrebbero fatto mamma e papà.
Aprii la porta e scesi, la luce della cucina era accesa e papà si stava facendo un caffe.
"Buongiorno" Dissi.
Lui si girò e sorrise.
"Buongiorno Isi, pronta?"
"Si, dovrei aver preso tutto"
"Bene, un quarto d'ora e andiamo"
Sentii scendere le scale, mi girai e vidi Dejan.
"Che fai sveglio?"
"Che domande fai, volevo salutarti, è sveglia anche mamma"
Si avvicinò a me e mi abbracciò.
"Buona fortuna isi" Sussurrò.
Vidi mio padre sorridere con gli occhi lucidi.
"Non piangete vi prego che dopo piango anche io" Sorrisi.
Arrivò mamma, un po' triste, che si unì all'abbraccio, e così anche papà.
"Vi amo" Sussurrai.
"È ora di andare"
"Buona fortuna amore" Mamma mi stampò un bacio sulla fronte.
"Tu non fare cazzate senza di me" Cercai di sdrammatizzare un po' la situazione, indicai Dejan e sorrisi.
Lui sorrise debolmente e poi io uscii prendendo tutto.
"Non pensavo fosse così difficile" Dissi a papà.
"Non è semplice, anzi, è difficilissimo, ma se si vuole ce la si fa"
Rimasi in silenzio fino all'aeroporto, dove Alessandro mi stava aspettando per prendere il mio volo privato.
"Vieni qui" Mi catapultai nelle sue braccia e mi godetti quell'ultimo momento.
So che non era un addio, assolutamente, ma amavo la mia famiglia più di qualsiasi altra cosa.
"Ci sentiamo, va bene?"
Annuii sorridendo.
"Ciao pa', grazie"
"Spacca il culo a tutti"
Mi girai prendendo le valige e mi asciugai una lacrima veloce, poi andai dove mi aveva indicato Alessandro.
"Eccoti, pronta?" Mi abbracciò.
"Più o meno"
"So che può essere difficile a questa età, ma ti abituerai facilmente" Mi mise una mano sulle spalle per darmi un po' di conforto.

Dopo essermi riposata un'oretta sull'aereo, Alessandro iniziò a dirmi quello che avremmo fatto oggi.
Prima saremmo andati al centro sportivo per le firme, le visite e la conferenza stampa.
Poi avrei conosciuto le compagne e tutto lo staff, tra una settimana invece avrei cominciato gli allenamenti.
"Hai già pensato al numero da prendere?"
"Vorrei restare con la 20.. sai, è il numero con cui ho iniziato tutto, non sarebbe male"
Sorrise.
Nella casa che avevo preso sarei potuto entrare tra una o due settimane, quindi la società mi avrebbe dato momentaneamente un appartamento.

Erano le 8, stavamo scendendo dall'aereo e alcuni giornalisti erano già lì per delle foto.
Salimmo sul van che ci portò direttamente al centro sportivo.
Mandai un messaggio a papà dicendo di essere arrivata, perché poi sicuramente non avrei avuto tempo per guardare il cellulare.
"Eccoci" Alessandro aprì la portiera e mi trovai davanti la scritta "FC Barcellona".
"Buongiorno, è un piacere averti qui" Un uomo sulla cinquantina si avvicinò sorridendo, porgendomi la mano.
"Io sono Fred, sono uno dei preparatori atletici della squadra femminile"
"È un piacere"
"Seguitemi pure, vi porto alla dirigenza"
Iniziammo a percorrere tutti i lunghi corridoi della struttura moderna, alcuni dei dipendenti mi salutarono e si presentarono.
Arrivammo in una sala enorme, molti giornalisti erano lì ad aspettarmi, insieme al vicepresidente e il presidente.
"Isabel Vlahovic, è un piacere averti qui. Io sono Joan"
Dopo una mezz'oretta firmai finalmente il contratto, decisi subito il numero di maglia.
Fecero foto su foto, e poi ci fu la conferenza stampa.
La prima domanda fu:"Cosa ti ha spinto a venire al Barcellona? Sappiamo bene il legame con la Juventus, non solo tuo ma anche familiare"
"Il Barca è una squadra straordinaria, penso che a questa età fare esperienza sia una cosa fondamentale, la Juventus è la mia casa praticamente, ma ogni tanto c'è bisogno di cambiare e penso che non ci sia squadra migliore per le femminili che non sia il Barca"
Cambiò giornalista, e la domanda fu:"Sappiamo che la tua posizione è di esterno, destro o sinistro, ma se il mister ne avesse bisogno giocheresti in altri ruoli?"
"Se il mister ne avesse bisogno cercherò di adattarmi, ho giocato anche come punta e regista, certo il mio ruolo è esterno, ma si può sempre cambiare"

Dopo una mezz'oretta finii, odiavo le conferenze.
"Qui abbiamo tutte le palestre, maschili- Indicò una grande porta- E femminili, da qui abbiamo accesso anche alle piscine e il campo C, di solito viene usato per le riabilitazioni e cose del genere"
Entrammo nella palestra e c'erano alcuni della squadra maschile ad allenarsi.
Si presentarono anche loro e poi continuammo il giro.

-
Arrivai davanti alla casa dove sarei stata per due settimane, presi le chiavi e in quel momento dalla porta di fianco sentii un rumore.
Mi girai e non ci credetti.
"Ma non ci posso credere" Sussurrai.
"Beh vedo che non ti libererai di me facilmente, Vlahovic"
"Stammi lontano, Yildiz"
Entrai in casa e chiusi la porta.
L'appartamento era molto confortevole, neanche piccolo.
Guardai l'orario e vidi che erano le 14.30, avevo "perso" tempo con le mie nuove compagne, ci eravamo sedute al bar del centro sportivo per conoscerci meglio e fare amicizia, ci eravamo scambiate tutti i numeri e devo dire che erano tutte super simpatiche.
Ancora non avevo mangiato, fortunatamente c'era del cibo nella dispensa e mi feci un piatto di pasta.
Nel mentre che l'acqua bolliva, andai in camera per sistemare le valige e tutte le mia cose.

Non riesco a smettere di amarti - Dusan VlahovicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora