NOTE N.3

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"I feel everyone's alive around me but me"

10 marzo 2023
Erba. Sono già stata qui. Sei anni fa. Cinque anni fa. Quattro anni fa. Tre anni fa. Conosco perfettamente ogni centimetro di questo stadio. È per questo motivo che non ho lasciato che Giulia venisse con me, che sapesse del passo che stavo compiendo. Il calcio è stata la mia maschera per molto tempo, era facile nascondermi dietro di esso, era facile imitarne i tratti, era facile smettere di pensare stando seduta su uno spalto. Avrei dovuto essere qui. Due anni fa avrei dovuto essere qui. Lo sento nei rumori, nelle urla, nei nomi. Lo vedo nei sorrisi, nei volti, negli occhi. Tutto parla di te, Margherita. Margherita sugli spalti. Battito dopo battito sento il fragore dei ricordi. Mi sembra di vederti, Margherita. Mi sembra di sentirti ridere. Sei già stata qui. Il tuo cuore lo sa. Il mio cuore lo sa. Con la penna nella mano cucio in bocca il mio dolore. Tu ridi, io mi lascio sfuggire una lacrima. Vorresti consolarmi ma sei fin troppo lontana. Come i tuoi sogni. Sogni troppi grandi per degli occhi come tuoi. Sogni troppo sfuggenti per delle mani come le tue. Mi preghi di afferrarli. Sono proprio accanto a me. Non posso farlo. Calcio d'inizio. Matteo mi fa un cenno con la mano sorridendomi. Guance rosse. Voglia di sprofondare. I suoi occhi sono come i tuoi. Pieni di speranza. Sono soltanto più grandi, i suoi sogni sembrano starci perfettamente. Non lo sa. Non sa quanto mi costi occupare questo posto. Le mie mani tremano ma continuo a scrivere. Guardo verso di lui. Un suo movimento sembra persino spostare l'aria. Studia alla perfezione ogni suo passo. Misurato. Equilibrato. Delicato. Come il suo sorriso. Come il suo cuore. Mi perdo ad osservarlo. Mi perdo ad osservare la vita scorrermi davanti. Matteo è vita, i suoi movimenti lo sono. Io lo sono mai stata? Sono mai stata vita, equilibrio? Margherita scompare tra la folla. Non riesco più a distinguere il suo volto. Quel volto non è mai stato lì. Quel volto sono io, o meglio quel volto si nasconde nel mio, tra i miei capelli. Vorrei smettere di pensare, come sei, cinque, quattro, tre anni fa. Come scappi da ciò che è nella tua mente? Come scappi da te stessa? Matteo sembra farlo. Lui riesce ad essere. Lui è. È Pessina. È Matteo. Io chi sono? Anche io posso essere altro? Posso scegliere chi essere? Primo tempo. Forse sono davvero invisibile. I rumori si fanno più acuti. Lo stadio è travolto da una nuova energia. Tutti si muovono. Tranne me. Tutti vivono. Tranne me. Tutti sono felici. Tranne me. Riescono a gioire persino nella tristezza. Io non sono come loro. Me ne sono accorta fin da subito. La loro voce, i loro passi, i loro sguardi, i loro respiri non sono mai coincisi con i miei. Sono diversa. Nessun luogo è casa mia. Vorrei essere come loro, lo desidero davvero. Matteo rientra in campo. Con la spensieratezza di un bambino. Forse è lui l'aspetto positivo di cui parlava. Forse lo è l'amicizia di Giulia. Forse lo è questo campo. Forse lo è questo vento. Forse lo è questo taccuino, questa penna, queste parole. Forse basta davvero fermarsi, respirare e guardarsi intorno. Probabilmente quattro giorni fa in questa stessa circostanza avrei avuto un attacco di panico. Eppure non è così. Le mie mani continuano a tremare ma il mio corpo sembra non volerle ascoltare. Io vorrei ascoltarle. Vorrei fuggire. Scappare da quella che a me sembra una gabbia. Una gabbia che con il tempo si stringe intorno al mio corpo. Una gabbia che contiene i miei segreti, le mie speranze, i miei sogni, i miei rimpianti. Non posso guardare al passato. Il passato che mi ha voltato le spalle. Il passato che ti ha visto morire. Sguardo basso. Evito di osservare oltre. Ho paura, anche se non lo dirò mai ad alta voce. Ho paura di me stessa. È per questo motivo che devi starmi lontana, Margherita. Tu non sei un volto tra la folla. Io lo sono. Tu non sei sogni irraggiungibili. Io lo sono. Tu non sei delusioni. Io lo sono. Se soltanto potessi lasciarti vivere. Se soltanto potessi lasciarti andare. Se soltanto potessi lasciarti respirare. Se soltanto potessi tornare ad essere te. Questa è la mia gabbia, non la tua. La tua risata non può essere frenata. Lascia che tutto il mondo l'ascolti. Sono stanca. Stanca di sopravvivere. Tu sei stanca. Stanca di non vivere. Proverò. Erba. Sono già stata qui. Avrei dovuto essere qui.

Sorrisi||Matteo PessinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora