Nathan

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ero appena arrivata e dovevo già rifare le valigie. Il fatto che i miei genitori mi volessero mandare in un ospedale psichiatrico non mi infastidiva, perché sarei stata al sicuro da lui, mi infastidiva il modo in qui l'aveva detto. Non mi ha spiegato il perché, l'ha scelto e basta.

mi stavo arrotolando una ciocca di capelli intorno al dito e nel frattempo osservavo mia sorella disegnare "domani iniziamo la scuola nuova...dio, ci credi?" chiese "insomma...noi siamo cresciuti tutti a Manhattan. Fa ridere pensare che da quella immensa e ricca città ci siamo trasferiti in questo paesino perso nel nulla. Sembrano tutti così... liberi" continuò "mi stai ascoltando?Gigi? Georgia?!" mi richiamò lanciandomi una gomma addosso "sisi ho capito" dissi girando gli occhi "tanto io sarò ricoverata in un ospedale psichiatrico perciò sai com'è...non mi interessa granché" sbuffai "Georgia è una tua responsabilità" rispose "non proprio..." sussurrai rotolando sul letto per scendere "sembri un salame" disse Abs iniziando a ridere "dov'è cole??" chiesi incuriosita, lei incrociò le gambe e con tono maestoso (stava palesemente imitando nostra madre) iniziò a dire "oh beh, tuo fratello Collin è in salotto a guardare la televisione" disse "mhmh simpatica" dissi io lanciandole un cuscino "vorresti dire che non ero identica?" chiese prendendo il cuscino e rilanciandomelo a mia volta "affatto".

Effettivamente lo trovai sul divano a dormire e così decisi di lasciarlo stare e pensai di uscire un po' di casa.
misi un body nero con dei bottoncini 3 un jeans dal lavaggio scuro. Come sempre misi le mie converse basse e una felpina leggera.

 Come sempre misi le mie converse basse e una felpina leggera

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aprì la porta e un'ondata di aria nuova mi entrò nei polmoni. Iniziai a passeggiare finché non arrivai in un parco, e così mi sedetti su una panchina ad aspettare...qualcosa. Sentivo un freddo che mi entrava nei polmoni. Era come se fossi avvolta da una coperta fredda e calda. Notai più avanti una bancarella di frittelle e così mi avviai. Non avevo intenzione di comprarne una, perché sapevo che fine avrebbe fatto, ma mi avvicinai per vedere. Stavo fissando le frittelle unte e zuccherate disposte in maniera disordinata su un piatto, quando una voce mi fece trasalire "le mie preferite sono con le fragole" disse, mi girai e vidi un ragazzo sorridente vicino a me. Gli occhi azzurri si facevano notare, come il piercing al sopracciglio e la leggera barbetta quasi invisibile, io sorrisi lievemente "mi chiamo Nathan, ma puoi chiamarmi Nate" disse porgendomi la mano "Georgia" dissi "e puoi chiamarmi Georgia" continuai sorridendo. Ammetto di essere sempre stata un amante del black humor, e delle battute stronze. Lui alzò un sopracciglio e scosse la testa ridendo "che ci fai qui? la città è piccola e non ti ho mai visto in giro" disse comprando una frittella "si beh..vado in giro per delle città a caso per comprare...cavalli" dissi incrociando le braccia "ah ah ah, che divertente. Immagino che sia per il lavoro di tuo padre" disse iniziando ad incamminarsi con me "nooo come hai fatto?! sei un sensitivo?!?!?!" lui iniziò a ridere "quanti anni hai?" chiese "15, tu?" "17" rispose "in che scuola andrai?" chiese "al St. Christine..un ospedale psichiatrico " dissi, mettendo le mani nelle tasche posteriori "sei una depressa?" "no, mi taglio e basta" lui annuì "anche mia sorella ci andrà, si chiama Lia" disse "forse la incontrerò" "e me lo potrai dire dandomi il tuo numero di telefono" disse "nono grazie, sto bene così"

era sera e tornai a casa infreddolita. Cole arrivò di fretta e furia e iniziò a parlare di fretta "ABS È SVENUTA" disse infine. Corsi in camera e la vidi pallida sul pavimento

TEARS-Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora