•Capitolo 7•

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La testa pulsava come mai nella vita, le gambe quasi non le sentivo e al fianco destro c'era un bruciore tale quanto un incendio.
Inalai aria, mi serviva ossigeno, i polmoni sembravano quasi non voler reggere il mio ritmo ed assecondare la mia esigenza.
Dove mi trovavo? Cosa mi stava succedendo?

Sentii una mano fredda poggiarsi sulla fronte ed un brivido si propagò nel mio corpo caldo. Molto probabilmente avevo delle coperte addosso ed ero in un soffice letto, era il Paradiso quello?
Non ricordavo quand'era stata l'ultima volta che avevo assaporato tale beatitudine.
«Lien? Siete sveglia?», quella voce non era di un superiore, né di Drake. Eppure la conoscevo. «Lien?», chiamò ancora.

Aprii un solo occhio e dallo sforzo quasi mi lacrimava. «Che... Vuoi?»
La gola era secchissima e faticavo persino a parlare.
Pian piano riuscii ad intravedere la figura del Principe, cosa ci faceva lui lì? Mi aveva presa, dunque. Ero al castello, sicuro. Nelle segrete? Intuii di no.

«Vi porto dell'acqua», mi si avvicinò.
Provai ad alzare il busto, ma il bruciore al fianco continuava a persistere. «Aspetta, ti aiuto.»
E così fece, posizionò una mano sulla schiena e pressò in modo da facilitarmi l'alzare il busto.
Bevvi l'acqua con foga e sosporai estasiata quando finalmente fui idratata e pronta a tempestarlo di domande.

«Dove sono? Perché sei qui? Dov'è Drake? Cos'è successo?»

«Calma, calma, non vi agitate», alzò le mani. «Siete al castello, a casa mia, al sicuro, così come lo è Drake. La torre dove eravate prigionieri è crollata, molti dei vostri si sono salvati, alcuni sono qui, altri sono scappati.»

«I Superiori, dove sono? Ci verranno a cercare e si vendicheranno di voi.»

«I Superiori? Potete stare tranquilla, la maggior parte di loro è sotto le macerie, i più fifoni hanno lasciato la struttura poco dopo la nostra irruzione e dubito che decidano di vendicarsi proprio ora che siete al castello.»

Mi lasciai cadere sul cuscino e sorrisi. Ero felice, mi sentivo libera, potevo finalmente respirare, al petto non vi era nulla che mi stringeva e mi causava angoscia.
Chiusi gli occhi per una frazione di secondi e, poco dopo, li riaprii. Improvvisamente, però, un senso di agitazione mi riportò alla mente le parole di 030. Non potevo assolutamente abbassare la guardia proprio in quel momento.
Dovevo andare via di lì, ma prima dovevo recuperare i miei amici.

Alzai nuovamente il busto e feci ciondolare le gambe dal letto a baldacchino. «Vi ringrazio per l'aiuto, Principe, ma ora devo andare.»

Feci per alzarmi, ma lui poggiò le mani sulle mie spalle, impedendomi di fare altro. «Non potete. Siete ancora ferita», abbassò lo sguardo sul fianco che sentivo maggiormente pulsare e bruciare.
Feci altrettanto e notai una grande fasciatura macchiata leggermente dal mio sangue.

«Non sono umana, guarirò presto, ma penso che questo già lo sappiate», allusi non solo a quando mi aveva chiamata per nome, ma anche alle parole del mio compagno: era stata la sue specie a sterminare la mia, quindi sapeva chi ero.

«Lo so, sono già passati due giorni e voi siete già quasi in grado di alzarvi e camminare; un umano sarebbe morto sotto le macerie.»

Erano passati due giorni, io pensavo qualche ora. Com'era possibile?
«Vorrei vedere Drake, subito.»
Avevo bisogno di ricevere risposte, ma non potevo sbilanciarmi più di tanto con il Principe. Nonostante il suo aiuto, ancora non mi fidavo.

«Drake... Va bene», annuì, per poi incamminarsi verso la porta e fu proprio in quel momento che notai una guardia posta esattamente all'ingresso. Bene, a quento pare mi temevano tanto da avere la necessità di tenermi sotto controllo. Buffo pensare che anche in quelle condizioni avrei potuto sconfiggerli.
«Arriverà a breve, è nella stanza accanto. Nel frettempo tornate a letto per favore, non affaticatevi.»

Non attese nemmeno una mia risposta, mi spinse delicatamente verso il cuscino e mi sistemò le coperte. Perché tanta gentilezza? Addirittura si rivolgeva con un tono formale, raro dalle mie parti.
«Perché-», ma non feci nemmeno in tempo a porre la domanda, che Drake entrò in stanza di corsa, senza nemmeno bussare.

«Lien! Sei sveglia finalmente», avanzò verso di me, stringendomi le mani con affetto. Lanciò poi un veloce sguardo al Principe, ma entrambi sapevamo che quello sguardo era un messaggio ben chiaro: lasciaci da soli.

«Penso sia arrivato il momento di concedarmi», captò subito lui, prima di uscire dalla stanza.

«Drake ti hanno fatto del male? Gli altri stanno bene?», chiesi.

Lui scosse il viso, «tranquilla, stiamo tutti bene. Il Re ha voluto incontrarci poco dopo il nostro arrivo e ci ha chiaramente detto che per i primi tempi vorrebbe che restassimo qui, fin quando non saranno ritrovati i fuggitivi. Sanno che siamo perfettamente in grado di difenderci, ma penso che il loro sia solo un modo per tenerci sott'occhio per assicurarsi che un giorno non saremo un pericolo per il paese.»

«Maledizione», imprecai, «ci stanno mettendo alla prova e se falliamo saremo uccisi. Non possiamo nemmeno scontrarci con l'intera Capitale, saremmo ricercati in tutto il mondo.»

«Esatto, anche se hanno celato il loro reale obbiettivo, ci hanno comunque fatto intendere che -seppur un briciolo- pongono fiducia in noi», si sedette sul bordo del letto, «ad esempio, non ci hanno chiusi nei sotteranei, ci hanno dato una bella camera, non siamo costantemente sotto la supervisione delle guardie. Penso che finché noi rispettiamo il loro accordo, loro rispetteranno noi.»

«Non è proprio la libertà che desideravo», sbuffai, «sarò comunque costretta a sottostare ai loro ordini.»

«Non vederla cosi, hai molta più libertà di quello che sembra», mi scostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio, «avrai modo di capirlo quando potrai muoverti», scese con lo sguardo sulla ferita. «Ti ringrazio, mi hai salvato lì dentro.»

«Non devi ringraziarmi, sai che lo avrei fatto a priori.»

«Lo so, ma per favore, la prossima volta pensa solo a salvare te stessa. Hai rischiato grosso, mi hai spinto fuori e nel farlo sei rimasta tu dentro, mentre la struttura crollava.»

«Non ricordo quasi nulla di ciò che è successo, ma sai benissimo che non potrei mai lasciarti indietro: sei l'unica persona che mi sia rimasta», abbozzai un sorriso, facendogli fare altrettanto.

Sapevo che la situazione non era delle migliori, ma almeno ero certa di aver fatto un passo in avanti e finalmente potevo mettere un punto al capitolo precedente ed iniziarne uno nuovo.

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