Wouldn't come back

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I can't give another year to you
Another second's gonna drive me mad
And I won't do that
Cause I wouldn't come back

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É l'ultima volta che staremo sedute una di fronte all'altra. Mi si dovrebbe spezzare il cuore, invece riesco soltanto a pensare che non siamo mai state così bene. Avremmo dovuto sentirci così al nostro matrimonio, non al nostro divorzio.

Posi il tuo anello sul tavolo. La tua non é una fede, é un faccia a faccia. La mia non é una fede, é un'idea, l'idea sbagliata che mi sono fatta di te.

Vedi? Alla fine conoscere tutto di te non é bastato a farmi amare. Forse ora non lo so, ma questa é una benedizione. Se mi avessi anche amato, non avrei mai trovato il coraggio di portarti qui oggi, mi sarei accontenta della persona che sei per una carezza. Ma fortunatamente le tue mani mi toccano solo per incolparmi, quindi oggi annulliamo tutto insieme: condanne e carezze.

«...I clienti concordano nel separarsi amichevolmente.»

Amichevolmente. Quindi, alla fine di molte storie, tutto diventa pacifico, quasi insignificante. Non ho mai sentito il mio respiro così calmo standoti vicino. Con te era erano solo piatti rotti, coperte strappate, libri gettati a terra, porte chiuse, spazi separati, parole non dette o dette male. Credo di essermi accusata fin troppo per un amore che nemmeno volevi. E quando la colpa finisce, diventa impossibile vedere offuscato. Tutto é chiaro improvvisamente. Non c'è niente da riparare, a parte me, ed io non dovrei stare qui. L'unica volta che ti ho visto sorridere genuinamente é stato quando sono venuta nell tua camera, mi sono appoggiata alla porta (nemmeno così mi rivolgevi la parola), e ti ho detto: "questa vita non fa per me."

Se ti ero tanto indifferente, cosa te ne facevi di me? Ami così tanto il rosso da volerlo anche se infuocato? Sei il tipo di persona che ama vedere la rabbia nel cuore che non vuole? Avrei voluto saperlo prima di giurarti il mio per sempre perché anche se ora decidiamo di mettere una fine all'infinito, l'eterno si ricorderà delle nostre promesse e, in qualche modo, ci torneranno indietro, ci scoveranno con tutte le manie di protagonismo del cielo. Allora dovrò piangere per te ancora una volta. Allora dovrai chiedermi scusa di nuovo. Senza lacrime e senza parole, ma con tutta la concretezza di cui adesso ti vanti.

«...Adesso stabiliamo chi delle due terrà la casa e spartire i beni...»

Non sarà difficile. Non abbiamo mai condiviso niente per davvero. Tu la tua, io la mia. É sempre stato così. E andrebbe pure bene se si parlasse di ricchezza, ma io mi riferisco ai segreti, alle emozioni, alla bellezza, alle parole. É sempre stato tutto tuo. Non lo hai mai lasciato un segreto sul tavolo di cucina. E potrei elencarti tutte le altre stanze dove non c'era niente di nostro, ma era sempre tutto tuo, ma renderebbe ridicole le mie di stanze, quelle dove ho seminato un ricordo insieme ai gerani, dove ho mischiato un segreto assieme ai chicchi del caffè, dove ho scritto come mi sentivo sull'alone dello specchio in bagno, dove ho riposto una speranza nella tasca del tuo cappotto marrone. Come é possibile tu non mi abbia mai trovato? Come é possibile tu volessi passare la tua vita intera con una donna che non vedi?

A te la casa. A me il resto. Non voglio tornare a dormire nel letto dove mi hai voltato le spalle. Usa il mio comodino per i tuoi libri nuovi, almeno, per la prima volta, ti renderai conto che erano due.

«Bene, abbiamo finito. Stringiamoci la mano.» Il cerchio si chiude come é iniziato, con un gesto che non sentiamo nostro, ma che ci porta più vicino di quanto siamo mai state.

Io lascio la stanza per prima. Sono sempre io ad avere coraggio, come vedi. Mentre scendo le scale, trattengo il magone. Quando salgo in macchina, non sento piu niente. É tutto finito, penso. E mio malgrado, questo mi dà sollievo. Mi dà sollievo non dovermi più sporcare le mani per qualcuno che nemmeno le stringerà. Mi dà sollievo non dovermi svegliare ed aspettare una parole che dovrebbe essere il minimo ma che per noi era il massimo. Mi dá sollievo non dovermi sforzare per farti sentire capita senza aver mai comprensione in cambio. Mi dà sollievo non sentirmi più di meno a tutte le altre donne che da te ricevevano naturalmente affetto e complimenti. Mi dà sollievo essere libera da te, ma non mi fa sentire meglio. Non ci si può sentire meglio a sapere di aver fatto di tutto per arrivare al niente.

Dopo qualche mese, Dinah bussa alla mia porta. É venuta a trovarmi assieme al suo fidanzato. Ceniamo tutti insieme, ridiamo tutti insieme, e ogni cosa pare talmente normale da avere dubbi sulla sua benevolenza. Quando Richard va a fumare sul terrazzo, ci scambiamo uno sguardo intimo e cosciente. Non va così bene come può sembrare, ma lei non mi chiederà niente oltre le formalità. Non é il momento di provare pietà per una ferita ancora aperta. Non credo sarò mai capace di trasformare il sangue in lacrime. La tristezza non c'entra. Sono triste, ma sono troppo arrabbiata per riconoscerlo. Potrei scatenare cento guerre adesso, ma non potrei mai sedermi a piangere. Questa é la mia eredità. Prendere o lasciare.

Dopo qualche mese ancora, imparo che per stare bene non serve essere guariti completamente. Vado nei pub, incontro persone nuove, viaggio, mi diverto,  e mai nemmeno una volta mi sento divisa a metà. Non sono la metà di niente e di nessuno. Sono l'unico intero di cui ho bisogno. Rido nuovamente con la testa all'indietro e leggo senza sottolineare parole consolatrici. Non mi rivedo nei dispiaceri altrui e non ballo più per sfogarmi, ballo solo per ballare. Ma sono ancora arrabbiata. In tutto quello che faccio, c'è il seme della mia rabbia. Lo riconosco. Lo vedo germogliare. La mia fame di mondo é forza bruta. La mia voglia di avventura é impeto. La mia smania di fare é irriverenza. Accetto che la rabbia sarà sempre parte di me, che dopo essere stati trascurati da mani indegne, il cuore palpita di vita ma son calci e pugni. Ogni atto di coraggio é un atto violento e anche se nessuno lo intuirà mai, dentro di te saprai sempre riconoscere il bisogno di riscatto per quei giorni solitari. Sarai bella, audace e intrepida, ma sarei sempre pronta ad alzare la voce, a gettarti in mezzo ad una lite, a lanciare un bicchiere contro il primo maleducato che ti sfiorerà impunito. E solo tu saprai quanto amore ti é costata tutta questa ira. Amerai la vita e ci sarà rabbia anche in questo.

Un giorno ti sveglierai  accanto a qualcun altro e ti sembrerà normale. Ti sembrerà strano che sia normale, ma sarà solo l'ordine delle cose. Pronuncerai un altro nome, lo inserirai fra un caffè e la pausa pranzo, fra il messaggio del buongiorno e il saluto della buonanotte e sarà tutto perfettamente normale. Andrai a fare la spesa con una lista diversa, indosserai vestiti di un colore nuovo, ti addormenterai in una stanza sconosciuta, troverai in tasca un ciondolo di una forma diversa, cercherai un nome diverso sulla rubrica del telefono e scriverai con una penna diversa l'iniziale scomposta di un nome semplice. E anche questo sarà normale. Conoscerai amici, andrai alle cene famigliari, scambierai regali con parenti non tuoi e ti sembrerà così normale da volerlo rifare. Ma poi, un giorno, basterà poco a rompere l'equilibrio. Ti faranno una domanda inaspettata, articoleranno un nome desueto ma conosciuto, ricorderanno di quel luglio afoso, di quell'anno in cui non vivi più da quanto? Secoli forse. E ti ricorderai che c'era una te di cui ti sei dimenticata, ricorderai che ti é successo qualcosa che nessuna normalità potrà appianare. Ricorderai di esserti adeguata a tante vite, ma di avere più comunque più spigoli che angoli. E comunque il giorno dopo ti sveglierai accanto a qualcun altro, farai la spesa con una nuova lista, comporrai un numero diverso, ma resterà comunque quell'attimo sospeso nel tempo, tornerà sempre a ricordarti di non poter essere solo questa. Ci saranno giorni in cui ti sarà chiaro, imprescindibile. Ma saranno di più i giorni in cui questa riottosità sarà camuffata fra gli scaffali dei cereali e i regali sotto gli alberi. É importante, in quei giorni muti, saper sempre che la propria voce merita la lode alla propria lotta tanto quanto al proprio silenzio. Sono stata forte, ti dirai quando saprai rispondere all'insolenza. Sono stata indistruttibile, ti dirai invece quando rinnegherai la parola al tuo stesso sentimento.

A me é successo. Un giorno. Al supermercato, appunto. Stavo riempiendo il carrello con il caffè decaffeinato e la pasta integrale quando, alzando distrattamente la testa, ho incrociato un'ombra che era un ricordo. Quelle spalle morbide, quei capelli mossi, i gesti famigliari di cui puoi indovinare il successivo. Era di spalle ma sapevo fosse Lauren. Sono rimasta sospesa ad osservarla. Era con un'altra donna e la guardava come non aveva mai guardato me. Stavano solo scegliendo quale pasta comprare, eppure avevano già una vita più ricca della nostra. C'era abbastanza distanza fra noi per essere sinceri a riguardo. Le teneva la mano. Con me non lo aveva mai fatto. Le carezzava la spalla con quella protezione di cui avevo sempre avuto bisogno ma che avevo trovato solo nelle mie mani. Le parlava sottovoce come se ogni cosa fosse un loro segreto, mentre fra noi c'era sempre stato solo distacco. Non sembrava neppure lei. Se non l'avessi conosciuta, non l'avrei riconosciuta. Ma era lei. Era impossibile e ridicolo negare l'evidenza. E l'evidenza era solo una: alcuni amori sono solo di un cuore, gli altri si vivono appieno. Ti ho guardato fino a che non hai svoltato l'angolo nella corsia dei surgelati, ho abbassato gli occhi sulla confezione di pomodori che avevo in mano e l'attimo é finito. Stavamo facendo due spese diverse. Ed io ero ancora arrabbiata. Ma ero anche triste. Ed era giusto così. Poi sono entrata in macchina e ho guidato verso casa.

A volte la vita é tutta qui.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora