9. Ti penserei pure dal Brasile

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Berlino - Aprile 2018

Alessandro's POV

"Marco ma la smetti di fermarti a guardare tutti i fiorellini in questo parco? Ci stiamo mettendo un anno a fare due semplici passi" Lo presi in giro, come ormai facevo con una naturalezza tale che mi veniva difficile, vederlo in un'altra ottica, il nostro rapporto.

"Perché hai fretta di andare da qualche parte?" 

Lo presi per mano,  trascinandolo velocemente verso un punto del parco isolato, dove c'era una struttura in cemento, lo spinsi velocemente contro il muro e con improvvisa foga, lo baciai. La mia lingua era un uragano di passione e voglia. Lui, che probabilmente me se lo aspettavo assolutamente, rimase qualche secondo immobile e poi contraccambiò il bacio. La sua mano sui miei capelli, me li stringeva forte, prima di assalire il mio collo con le sue labbra bramose.

"Andiamo in hotel?" mi chiese ansimante al mio orecchio.

Io feci un cenno con la testa, non volevo andare in hotel, lo volevo in quel momento. Lo presi di nuovo per mano, cercammo un posto ancora più appartato e poi ridemmo per qualche secondo per la situazione paradossale, in cui ci trovavamo. Scorsi in lontananza un albero molto grande, ero al lato della struttura in cemento, che non avevo la minima idea di cosa fosse e cosa servisse.

"Vieni" sussurrai piano e prendendolo nuovamente per mano, lo trascinai al lato dell'albero. Lì probabilmente non ci avrebbe visto nessuno; lui aveva un sorrisetto malizioso stampato sul viso. Lo baciai di nuovo, le mani sotto la sua felpa, salivano verso i suoi pettorali, con un colpo secco lo feci girare di schiena; lui appoggiò le mani sul tronco enorme di quell'immenso albero, la mia bocca rimase incollata al suo collo, continuando a lasciare baci un pò ovunque mi capitasse.

"Facciamo piano" sospirai prima di abbassarmi i pantaloni, con forza spinsi il suo corpo in avanti. "Ti voglio così tanto." gli sussurrai all'orecchio prima di morderglielo. Io e lui un'unica cosa, un solo corpo; potevo volere di meglio dalla vita in quel momento?

Colpi leggeri, lenti, regolari. Lui ansimava forte, chiedeva di più voleva di più. "Shhhh" gli misi una mano sopra la bocca. "Ci possono sentire."

Ancora colpi, ora più forti e quella situazione così estrema, rendeva tutto così elettrico, così intenso, che non ci volle molto tempo prima di arrivare all'orgasmo, che ci portò entrambi in estasi. Ci continuammo a baciare, mentre ci rivestimmo velocemente. 

In lontananza una coppia si stava avvicinando alla struttura in cemento, la guardammo meglio presi ora dalla tranquillità e felicità del momento, era una piccola serra che scoprimmo essere aperta al pubblico.

Iniziammo a ridere come due bambini, correndo via mano nella mano. "Cioè ma tu sei pazzo, potevano vederci." continuava a ripetere Marco, fra il divertito e il preoccupato.

"Ma non è successo, non fare il vecchio."

"Ale ma che mi fai fare..." Rideva ancora e ancora, non glielo dissi ma forse della sua risata mi ero innamorato ancor prima di innamorarmi del resto, ma questo non glielo avrei mai confessato. 

-

Marco's POV

"Ma ti sbrighi? Non ci puoi mettere sempre tre ore a prepararti. Sei peggio di una donna."

Ero seduto sul letto, pronto già da mezz'ora, mentre come sempre lo aspettavo. Chissà cosa faceva in bagno tutto quel tempo ogni giorno, prima di uscire.  Quando apparì davanti a me, sorrise sornione. "Sono bello?"

Io lo fissai con sufficienza. "No, siamo in ritardo, come sempre. Abbiamo prenotato l'ingresso al museo alle 11 e indovina che ore sono?" Mi finsi offeso, era divertente vederlo cambiare espressione, e preoccuparmi che io non fossi realmente arrabbiato.

Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora