Sanremo - Febbraio 2019
Avrei partecipato alla seconda serata del festival in qualità di ospite, allo stesso festival in cui Ale era partecipante, e concorreva per la vittoria, dopo aver vinto la sua puntata di Sanremo Giovani. La canzone che aveva portato in gara era stupenda e leggendo le prime recensioni dei giornalisti, non potevo che essere più orgoglioso di lui, visto che era piaciuto a tutti.
Arrivai il lunedì sera e la prima cosa che feci dopo aver liquidato tutto il mio team e dopo aver lasciato i miei bagagli in camera, era andare diritto verso la sua camera. Ovviamente avevo fatto prendere a tutti il suo stesso hotel e io sarei rimasto almeno qualche giorno in più, dando come scusa che volevo godermi il festival in pace. Nessuno, a parte Claudia, sapeva di noi e nessuno doveva saperlo, almeno non per ora.
Bussai alla sua porta, con un sorriso a 36 denti; lui aprii immediatamente sapeva benissimo che potevo essere solo io.
Lo abbracciai e baciai subito, con forza e chiudendo subito la porta alle sue spalle.
"Se mi sei mancato." Dissi dolcemente prima di mordergli il labbro inferiore.
Poi sentii qualcuno tossire e una ragazza fissarci sorridendo. "Oddio scusa io... pensavo fossi solo e ti sono saltato addosso" Ero talmente imbarazzato che avrei potuto scavarmi la fossa da solo.
"Ciao Marco, sono una sua collaboratrice, non ci conosciamo." mi porse la mano.
"Piacere" ero talmente rosso in faccia dalla vergogna, che probabilmente sembravo uno appena uscito da una sauna.
"Ve beh vi lascio, però Ale non stancarti troppo che domani hai la sveglia alle 8." Rise, era simpatica e alla fine non era così importante.
Quando lei se ne andò .scoppiai a ridere. "Ma perché non me l'hai detto?" Mormorai fra le lacrime.
"Ma se mi hai praticamente travolto, come te lo dicevo. Però ora forza vieni qui, facciamo tremare un po' questo letto."
Risi e lo raggiunsi immediatamente. L'amore era lui: davanti a me che mi guardava con i suoi occhi grandi, intensi e dolcissimi. Non potevo volere altro in quel momento, non potevo desiderare di meglio. Anche se non ce lo dicevamo, anche se vivevamo ogni momento con spensieratezza, entrambi eravamo lì per altro e avremmo voluto gridare al mondo quello che sentivamo.
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Il giorno successivo io andai con il mio team a provare all'Ariston e lui fece lo stesso con il suo team, ci incontrammo nei corridoi del teatro e ci sorridemmo da lontano, nulla di più; eppure, quel leggero sorriso non passò inosservato.
"Marco tutto bene?" mi chiese Marta, con sguardo curioso.
"Perché?" finsi tranquillità, ma avevo la faccia di chi era appena stato beccato con le mani nella marmellata e scoppiai subito a ridere.
"Io ecco... lui e io..." mormorai e comparve Claudia accanto a me, che sembrava aver sentito la mia conversazione con Marta, mi strinse il braccio quasi a volermi infondere coraggio, sapeva che non era facile per me aprirmi.
"State insieme?" chiese Marta, sorrise, sembrava divertita.
Annuisco e non aggiunsi altro. In verità non ci eravamo mai detti di stare insieme, però quello era il modo migliore per descrivere la situazione fra me e lui.
"Sei felice?" mi chiese lei.
"Come mai nella vita." Risposi istintivamente.
"E comunque Marcolino bello, lo avevamo capito tutti eh."
Scoppiammo tutti e tre a ridere e ci abbracciamo, quell'abbraccio voleva dire tanto per me, valeva più di mille parole, sapevo che infondo qualunque cosa sarebbe successa fra di noi, loro ci sarebbero sempre stati. E quando dicevo sempre, ne ero davvero convinto.
Marta mi tirò una pacca sul braccio, più forte del solito. Mi girai verso di lei un pò sorpreso. "E questo per cosa è?"
"Questo è perché sei partito in giro per il mondo senza dirmi nulla."
Sbuffai, mi sembrava strano che non avesse ancora in nessun modo tirato fuori l'argomento, non era da lei e infatti eccola lì a utilizzare forse il momento migliore per farlo. "Ah Marta, avevo bisogno di tempo e spazi. Ti devi fidare di me."
"Io mi fido, ma non sopporto quando non mi dici le cose."
Le diedi un bacio sulla guancia. "Ti prometto che d'ora in poi ti dirò tutto ciò che mi passerà nella testa."
"Proprio tutto?" mi chiese lei divertita.
Fra le risate di quel momento a tratti divertente, mi ritrovai come spesso succedeva negli ultimi due anni ad Alessandro, al suo sorriso e al fatto che anche se ci eravamo salutati da poco, mi mancava così tanto.
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Il giorno seguente non avevamo avuto neanche il tempo di salutarci, avevamo deciso di non dormire insieme, non sarebbe stata una scelta saggia per nessuno dei due, visto che qualcuno avrebbe tranquillamente potuto vederci uscire uno dalla stanza dell'altro. Eravamo entrambi molto dispiaciuti, ma eravamo anche coscienti che quella era una situazione importante per tutti e due, ma sopratutto per lui. Nonostante questo relativo distacco, mi mandava spesso dei messaggio, confusi e sconnessi. Io ci ero già passato, sapevo che il frullatore di Sanremo era complicato da comprendere per chi non lo viveva. Sapevo che sarebbe stata una settimana complicata e io per quanto non potessi essergli vicino fisicamente ogni minuto, volevo essere presente in un altro modo.
Quella sera quindi decisi di fargli arrivare tramite un mio collaboratore, dei fiori in camera dei tulipani bianchi, i suoi preferiti con un biglietto scritto a mano. "Io sarà lì con te, vada come vada, sempre dalla tua parte. In bocca al lupo Amore."
Avevo tentennato parecchio prima di scrivere la parola "Amore", nessuno dei due in quei due anni l'aveva mai utilizzare per chiamare l'altro, ma sapevo che quello era il momento giusto e sopratutto sapevo di usarla con cognizione di causa. Se non era l'amore lui, chi e cosa sarebbe mai potuto esserlo?
<Grazie AMORE. Non aggiungo altro se no piango.> Mi arrivò il suo messaggio, quando ero già arrivato in teatro e mi stavo rilassando qualche minuto nel camerino. Lui sarebbe arrivato fra un bel pò, ma ad ora avrei voluto solo abbracciarlo forte, sapere se avesse mangiato, se fosse impaurivo e tremante.
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Il sabato tornai a Milano, mi piazzai davanti alla tv a tifare e votare con tutti i telefoni che avevo per Alessandro; anche se già trovarsi nei primi tre era un traguardo grandissimo per lui. Avevo delle vibes positive, e quando esclamarono il suo nome come quello della vittoria... non potevo che essere felice e orgoglioso di lui.
Mi chiamò poco dopo, era talmente sconvolto che riuscii a malapena a mettere due parole in ordine: piangeva, rideva, saltellava. Era come un bambino davanti ai regali di Natale, come una mamma la prima volta che vedeva suo figlio appena nato.
"Ale sei meraviglioso. Non sai quanto avrei voglia di essere lì con te e abbracciarti."
"Anche io ti vorrei qui."
E tutto era racchiuso in quelle semplici parole. Perché se era anche vero che forse se si fosse saputo di noi, tutti avrebbero storto il naso, soprattutto ora che anche lui ora era conosciuto, nulla avrebbe potuto realmente separarci, almeno non se i nostri occhi sarebbe rimasti immersi uno dentro l'altro. Non avevamo bisogno di altro.
"Sono così felice di averti al mio fianco, ad ogni successo, ad ogni passo. Sei il motore dei miei giorni, e tutto ciò che mi fa stare in piedi."
"Penso la stessa cosa Ale e lo sai. Ora vai a festeggiare, sei una meraviglia."
Ci salutammo, mandandoci un bacio con la mano, che era più di un bacio virtuale, aveva dentro di lui tutto ciò che entrambi provavamo.
"Mi chiede come va, come va, come va
Sai già come va, come va, come va
Penso più veloce per capire se domani tu mi fregherai
Non ho tempo per chiarire perché solo ora so cosa sei (Cosa sei)
È difficile stare al mondo
Quando perdi l'orgoglio"Soldi - Mahmood
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Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the Moon
FanfictionCOMPLETA! Mi misi la camicia e allacciai la cintura dei pantaloni, non riuscivo più a guardarlo. "Quindi non mi ami?" mi chiese, con uno sguardo confuso, perso. "Non ti amo più." Il silenzio che portò quella frase, mi fece male, ma era necessario; s...