Milano- Ottobre 2020
Marco POV
"Marco io non ce la faccio più. Non ti sopporto più. Basta." Alessandro mi chiuse la porta della nostra camera da letto in faccia, dopo l'ennesimo litigio.
La convivenza era stata forse, una scelta affrettata, presa alla leggera e il fatto di non avere sfoghi esterni non aveva sicuramente aiutato. Tutto ciò che avevo immaginato di quell'esperienza era stata solo una grandissima delusione.
Erano anni che io vivevo da solo, avevo i miei ritmi e non riuscivo in alcun modo a smollare le mie rigidità interiori.
Le prime settimane erano state forse molto felici, perché era una novità, eravamo chiusi in casa, e ci godevamo a pieno, ma poi le cose iniziarono a precipitare da quando tutti tornarono liberi di uscire e tornare ad una vita quasi normale. Io ero una persona riservata, mi piacevano le cose semplici, e anche i miei amici erano tutto sommato persone tranquille; Alessandro era l'opposto, gli piaceva fare casino, andare a ballare, uscire con gli amici.
Il problema, però non era tanto questo, ma più una dinamica a tratti tossica, che si era innescata fra noi. Io ero una persona molto gelosa, molto possessiva forse; e tutto quello che era il bello di me agli occhi di Alessandro, cioè la mia calma e il mio essere accurato e ponderato, tutti quei lati del mio carattere andavano ad annullarsi ogni volta che lui per farmi qualche ripicca o per altri motivi a me non consci, usciva da casa e di lui non si sapeva nulla per tempo. Ormai era così abituale come cosa, che ci avevo quasi fatto l'abitudine.
Litigio, per i motivi più banali.
Scenata di gelosia (mia)
Fuga chissà dove (sua)
Io che impazzivo a casa chiedendomi dove fosse e con chi.
La mia non era paura di un eventuale tradimento, ma la rabbia che mi saliva fino al cervello era ingestibile per me; non riuscivo a controllarla, mi sentivo solo poco considerato, come se non valessi nulla, come se non fossi nulla. Non avevamo mai litigato prima della convivenza, e ora che lo facevamo quasi tutti i giorni, mi sentivo come prosciugato.
Feci un lungo respiro e poi bussai alla porta, quando la aprii lui si stava vestendo, probabilmente pronto all'ennesima serata con i suoi amici.
"Quindi stai uscendo ancora?"
"Marco che due palle. Io davvero, non ce la faccio. Perché sei così?"
Abbassai lo sguardo, era la prima volta che mi parlava in quel modo, i suoi occhi non sembravano neanche i suoi, come la sua voce, che era sempre stata dolce e rilassante.
"Così come?" chiesi rialzando lo sguardo verso di lui.
"Pesante. Sei pesante" lo disse con rabbia.
"Tu mi stai facendo vivere da ospite in questa casa, non la sento mia. Non ti smuovi da nulla, non mi dai modo di fare nulla. Secondo te dovremmo passare tutta la giornata io e te, senza evadere mai. Sei geloso di ogni essere maschile che mi gira attorno. Io come faccio a vivere così? Mi stai togliendo ogni cosa, non sono più me."
Continuò, nervosamente, aveva le mani tremanti, rabbiose.
Lo guardai, non lo riconobbi più. Lì davanti non c'era il mio Ale, lì davanti c'era una persona che io non conoscevo. Quel tono e quelle parole il mio Ale non le avrebbe mai utilizzate.
Lo guardai e poi mi voltai e me ne andai, chiudendomi in bagno. Non potevo rispondere, non avevo il coraggio di farlo, e forse non lo avrei mai trovato. Qualche minuto dopo sentii la porta d'ingresso chiudersi e io tornai in salotto, finalmente libero di piangere, piangere a lungo.
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Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the Moon
FanficCOMPLETA! Mi misi la camicia e allacciai la cintura dei pantaloni, non riuscivo più a guardarlo. "Quindi non mi ami?" mi chiese, con uno sguardo confuso, perso. "Non ti amo più." Il silenzio che portò quella frase, mi fece male, ma era necessario; s...