Capitolo II

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[POV SHANNON]

Addentai quella carne, aveva un sapore dolciastro, ma non potevo permettermi di fare la schizzinosa.

"Grazie per l'ospitalità...uhm..." la frase rimase in sospeso, facendomi assumere un'espressione da ebete. "Maggie!" mi riprese evitandomi ulteriore imbarazzo.

"Grazie Maggie, non mangiavo da giorni", dissi accennando un sorriso a labbra serrate.

"E tu? Qual è il tuo nome?" chiese curiosa.

L'arciere all'improvviso arrivò furioso alle mie spalle, mi prese per un braccio e mi tirò su con forza, non dandomi adito di rispondere.

"Andiamo, muovi il culo!" mi gridò contro. L'uomo con i capelli mossi si avvicinò e pose una mano fra me e l'altro in segno di lasciarmi stare.

"Prima di sparare cazzate, rifletti!" inveì l'arciere contro il capo. Mi ritrovavo tra i due uomini che si guardavano con aria di sfida, facendomi diventate il fulcro della loro elettricità.

"Daryl finiamola qui, lasciala e terminiamo la cena, domani marceremo all'alba", l'uomo dall'aspetto burbero cercò di calmare l'altro che pian piano allentò la pressa al mio braccio.

Daryl era il suo nome.

Strofinai dove aveva fatto presa, per placare il bruciore della sua forte stretta. Era un uomo possente, con larghe spalle e mani segnate da chi ha dovuto sempre cavarsela da solo.

Non potevo ribellarmi più di tanto, mi avevano salvato e sfamato, a loro modo, quindi dovevo stare a quello che dicevano. O fino ad un certo punto.

Ci sedemmo ma l'arciere continuava a guardare in cagnesco l'altro, mentre giocherellava col bastoncino di legno che poco prima teneva infilzato un po' di carne, come un marshmallow.

Scattai e mi accucciai a terra portando la mano alla cinta per afferrare il coltello. Dimenticai che l'arciere me l'aveva sequestrato.

"C'è qualcuno..." sussurrai agli altri.

Non conoscevo il nome dell'uomo dai capelli mossi ma, corrugando la fronte, mi guardò quasi incredulo che io avessi potuto sentire un impercettibile fruscio tra i cespugli.

"Siediti, l'ho sentito ancor prima di te..." mi ammonì, diede un altro morso al pezzo di procione e poi continuò, borbottando tra quei baffi brizzolati che gli ricoprivano il labbro superiore, "...sono con noi".

Tra i bui cespugli sbucò un omone con baffi e capelli rossi, in tenuta da militare e stringeva un fucile automatico. Lo seguì un altro con l'espressione tutt'altro che da duro e con uno strano taglio di capelli. Infine fece capolino tra i due una ragazza con codini laterali e berretto.

"Allora?" mormorò il capo.

"Abbiamo raggiunto l'asfalto, la statale non è lontana", rispose il soldato. "Michonne sta arrivando", nel mentre il rosso pronunciava tali parole, una donna di colore si rivelò dietro di me. Mi girai di scatto ritrovandomela di fronte e con una katana lucida di sangue.

"Calma Michonne, l'ha trovata Daryl malconcia". La donna con i rasta lanciò un'occhiata all'arciere che non si curò minimamente di nessuno, rimanendo concentrato sull'esile bastoncino tra le sue dita.

Dopo quel momento di impaccio ci riunimmo tutti accanto al fuoco, aspettando che esalasse l'ultimo respiro, fino a diventare un ricciolo di fumo dissolto nell'aria.

Gli altri si stesero tra i tronchi disposti a cerchio per assicurarsi qualche protezione, io mi appoggiai al tronco robusto di un albero segnato dall'età. Percepivo l'umido della corteccia ruvida dietro le spalle e mi rannicchiai portando le ginocchia al petto stringendole con le braccia; appoggiai la fronte su di esse.

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