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- Ashton se n'è andato – risposi, guardandolo dritto negli occhi, per evitare qualsiasi cosa imbarazzante: aveva addosso solo un asciugamano, e i capelli erano ancora bagnati, e gli ricadevano sulla fronte.

– Come, se n'è andato? – mi chiese, con l'espressione piena di stupore.

– E' scappato, e non ho la minima idea di come ci sia riuscito. Mi ha lasciato un biglietto – dissi semplicemente.

– Dobbiamo trovarlo! –

- Assolutamente no. Sai chi saranno le prime persone sulla lista di chi potrebbe averlo aiutato? Io e te, io perché lo allenavo, e tu eri il suo compagno di stanza. Ora, non deve cambiare niente –

Deglutii, cercando di trovare le parole giuste.

– Vai a vestirti, stasera dobbiamo uscire –

Abbandonò per un momento l'espressione stupita, che lasciò il posto ad un sorrisino che mi piaceva poco.

– Devo vestirmi elegante? –

- Sei un idiota. Vestiti di nero e taci –

Aprì l'armadio, prese dei vestiti a casaccio e tornò in bagno, mentre lo sentivo borbottare qualcosa. Ripensai al biglietto di Ashton, e alle parole che conteneva. Ma i miei pensieri vennero interrotti da Luke, che entrò come una furia nella stanza.

– Dov'è! – mi urlò contro. Arretrai fino al muro, mentre la sua mano destra si strinse velocemente attorno al mio collo, presto seguita dalla sinistra.

– Dov'è! So che l'hai aiutato a scappare! –

Faticavo a respirare, ed ero totalmente impreparata a quell'attacco da parte sua. Priorità: respirare. Piegai la testa verso in basso, così che fra la sua pelle e la mia ci fosse lo spazio giusto per farmi respirare. Poi, dovevo liberarmi da lì. Cominciai a scalciare, contando sul fatto che entrambe le sue braccia fossero occupate.

Utilizzai anche le mie braccia, ma poi, non sentii più la pressione delle sue mani sul collo, e vidi Calum, che continuava a colpire Luke. Quest'ultimo, era già a terra, e, mentre Calum continuava a colpirlo, tolsi le lenzuola dal letto di Ashton, e le usai per legare le mani di Luke, insieme ai piedi.

Calum aveva il fiatone, ma sapevo che non avrebbe mollato in quel momento. Luke era ancora lucido, e, per quello che avevo in mente, mi sarebbe servito incosciente. Lo colpii dove, proprio lui mi aveva insegnato, sapevo che il nervo avrebbe fatto svenire la vittima. I muscoli del collo si rilassarono subito, e perse coscienza all'istante.

– Calum, sotto il letto di Ashton c'è sempre stata una borsa, se c'è ancora, prendila e mettici dentro tutto quello che potrebbe servirti –

Non mi spiegai granché bene, ma sembrò afferrare al volo. Mentre lui andava da una parte all'altra della stanza, io stavo assicurando i nodi delle lenzuola, per essere sicura che non li slegasse tanto in fretta. Strappai la parte bassa della mia maglietta, e la usai da legare attorno alla bocca di Luke, così non lo avrebbero sentito.

– Ho fatto – disse Calum. Uscii da lì, e lo guardai mentre chiudeva la porta a chiave. Non gli avevo detto di farlo, anche se l'avrei fatto, ma sembrava avermi letto nel pensiero.

– Devo tornare un secondo nella mia stanza, guardati attorno, okay? –

Cercai di camminare non troppo veloce, per non dare nell'occhio, e raggiunta la stanza, la cui porta era ancora aperta, afferrai un borsone nell'armadio e misi dentro vestiti e altre cose che mi sarebbero potuti servire. Ma le cose più fondamentali erano nascoste da anni, in attesa di un momento simile, e Luke non se n'era mai accorto.

– Calum, devo spostare il materasso, aiutami, per favore –

Sembrava confuso. Gli spiegai.

– Io e Ashton abbiamo sempre tenuto cose per momenti simili sotto il materasso, come soldi e armi, ma sono sicura che lui abbia già portato via le sue, non sarebbe così stupido. Perciò ci arrangeremo – Spostammo il materasso, e presi il contenuto che era sempre stato sotto. Era un piccolo arsenale, composto da due pistole, un numero abbondante di proiettili, e quattro coltelli. Afferrai anche il sacchetto con i soldi.

– Sul serio, pensi che ci arrangeremo? Sono abbastanza armi –

Scossi la testa.

– Per i miei gusti non abbastanza –

Chiusi il borsone, e poi io e Calum rimettemmo il materasso al proprio posto. Chiusi l'armadio e controllai di non aver lasciato nulla.

– Andiamo, su – gli dissi.

Camminando abbastanza velocemente, raggiungemmo quasi subito la porta di ingresso, che stava per diventare, per entrambi, una porta di uscita.

– Dove state andando? – chiese qualcuno alle mie spalle.

Appena mi voltai, quel ragazzo, che non avevo mai visto prima, sobbalzò. Sapeva chi ero, molto bene.

– Luke ci ha chiesto di andare a cercare Irwin –

- Ma sono appena uscite altre tre persone –

- Sì, ma Luke non si fidava. E' un problema per te, questo? –

Gli chiesi, portando la mano alla cintura, dove stavano una pistola e due coltelli.

– N-no –

- Bene. Arrivederci –

Aprii velocemente la porta, e io e Calum uscimmo.

– Datti un'occhiata attorno, se vuoi, perché se tutto va bene qui non torneremo mai più – dissi rivolgendomi a lui.

– A te non mancherà? –

- Avevo delle armi pronte per scappare da anni, l'ultima cosa che potrei provare sarebbe nostalgia di questo posto, delle persone al suo interno, e soprattutto di Luke –

- Si sveglierà? –

- Sì, purtroppo. Non immagini da quanto tempo desiderassi conciarlo così –

Lo sentii ridacchiare, come se tutto ciò fosse comico.

– Perché ridi? –

- E' una delle cose più assurde che mi sarei mai potuto immaginare -

Chasing Cars; Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora