Go away.

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Stavo camminando con Harry, il mio migliore amico dai tempi delle elementari.
Siamo sempre stati d'accordo su tutto, abbiamo sempre avuto gli stessi pensieri, dubbi, paure, passioni.
Due ragazzi semplici, due amici inseparabili.
Non abbiamo mai litigato duramente, mai.
Avevamo paura di far sgretolare un po' del nostro bellissimo rapporto.
Era buio, i lampioni si stavano accendendo pian piano nelle vie.

"Ehi Haz, forse sarà meglio tornare a casa,che dici?" Gli dissi tranquillo.

Lui annuì e basta. Aveva qualcosa che non andava, ne ero certo. Non parlò molto quella sera, come suo solito. Era più.. solitario.

Ci incamminammo verso l'auto di Harry, per rientrare dalla nostra uscita del sabato sera.
Era come una nostra piccola tradizione.
Al sabato sera uscivamo a mangiare da qualche parte, per poi camminare fino ad un parchetto isolato.
Solo io e lui sapevamo della sua esistenza.
Era come il nostro nascondiglio segreto.

Raggiungemmo l'auto, e Harry tirò fuori dalla tasca posteriore dei suoi jeans neri aderenti le chiavi, sbloccando il veicolo.
Entrammo, e Harry ci guidò fino a casa.

Una volta lasciata l'auto in garage, entrammo.
Accesi le luci, e vidi Harry chiudersi la porta alle spalle per poi appoggiarsi su essa, chinando il capo verso il parquet.
'Ma che ha?' Mi chiesi mentalmente.

"Harry.." mi avvicinai a lui, posandogli una mano sulla spalla grossa. Era davvero molto alto, pur avendo solo ventun'anni.

"È tutta la sera che sei strano, e silenzioso. Vuoi dirmi che ti succede? Sai che me lo puoi dire." Lo rassicurai.

Alzò il capo, e vidi i suoi occhi umidi.
Stava per piangere.
A quel punto mi preoccupai davvero molto.

"Harry, ti prego. Parla, non guardarmi e basta." Lo incitai.
Sospirò, per poi sorpassarmi e andare a sedersi sul divano.

Mi sedetti vicino a lui, aspettando che parlasse. Lo avrebbe fatto, ne ero certo.

"Hai presente Abbie?" Mi chiese.

"È la tua ragazza Harry,la conosco bene." Gli sorrisi dolcemente.

"Mi.. mi ha tradito, Louis." Chinò il capo, mettendosi la testa fra le mani, e tirando leggermente i suoi ricci.

Brutta puttana. Lo sapevo. Ci provò anche con me, una volta.

"Harry.. non so cosa dirti se non lei non è quella giusta per te." Gli accarezzai la schiena.

Sentii un suo singhiozzo strozzato.
Il mio povero Harry.

"Dai, vai a dormire." Gli sussurrai dolcemente.
Annuì e salì in camera sua.

Sospirai, andando nella mia, di camera, poco dopo che sentii Harry chiudere la porta.

***

Il mattino dopo mi alzai presto per andare a fare una corsetta.
Harry avrebbe dormito fino a tardi, ne ero certo, quindi non c'era cosa migliore da fare per ammazzare il tempo.

Percorsi molti km, fermandomi in un posto di cui non avevo idea dell'esistenza.

Camminando per esplorare, notai un cancelletto di legno.
Si poteva liberamente aprire, e fu quello che feci.
Sembrava una casa, quella al di là del cancello, solo che non era completamente chiusa.
Sentii un rumore, e credetti davvero di star per morire, quando vidi una persona avvicinarsi.

"S-scusami, non pensavo che fosse a-abitato." Balbettai in preda al panico.

La figura si avvicinava sempre di più, e una volta uscita dall'ombra, notai con stupore che era una ragazza.

E diavolo, era bellissima.

"Chi sei,tu?" Chiese la dolce ragazza, in un sussurro. Quasi credetti di essermelo immaginato.

"Mi chiamo Louis, piccola. Cosa fai qui da sola?" Le chiesi avvicinandomi.

Lei invece indietreggiò.

"Stai lontano." Alzò un po' la voce.

Era così spaventata.
Solo ora mi accorsi che aveva costantemente le mani dietro la schiena.

"Che stai nascondendo lì dietro?" Le chiesi curioso, un po' titubante.

Si avvicinò, e quando raggiunse una distanza minima, comparve un sorriso malizioso nelle sue bellissime labbra.
Improvvisamente tirò fuori un coltello e lo puntò sotto il mio mento.
Persi il respiro per qualche secondo.
Forse tanto spaventata non era.

"Vattene." Sputò.

"Vivi qui?" Le chiesi, cercando di non pensare al fatto che avrebbe potuto sgozzarmi in qualsiasi momento.

Alzò gli occhi al cielo, spostandosi da davanti a me.
Osservai i suoi movimenti e vidi che ripose il coltello in un secchio con altre armi non molto carine.

"Ho detto che devi andartene, Louis." Disse.
Il mio nome pronunciato dalla sconosciuta mi fece venire i brividi. Era dannatamente perfetta.

"Rispondimi." Le dissi, secco.

Mi guardò impassibile per qualche secondo, anche se a me sembravano passate ore.

"Vivo qui." Disse, per poi allontanarsi.

"Perchè? Questo posto è in condizioni pessime. È tutto vecchio e pieno di ragnatele, sporco, indecente. Come fai a starci?" Le dissi. Forse esagerai, ma era davvero terribile pensare a come lei potesse vivere qui.

"Non mi interessa, vivo qui da quando avevo sette anni. Sono abituata. Sto anche troppo bene, Louis." Disse, e ancora il mio nome pronunciato da lei mi fece sobbalzare il cuore.

"E cosa mangi? Cosa bevi? Hai mai parlato con qualcuno oltre a me?" Ero consapevole del starle facendo troppe domande, ma non potevo fare altrimenti. Ero confuso.

"Caccio gli animali, e ci sono molti fiumicelli qui. E tu sei la prima persona con cui parlo." Disse, tranquilla.

"Non ti senti.. sola?"

"Sono abituata, te l'ho detto. Sono una tipa solitaria."

Un'idea strana mi balenò in testa.

"Potresti venire a vivere a casa mia." Diedi voce ai miei pensieri.

Si mise a ridere, e giurai di non aver mai sentito risata più dolce di quella, sebbene fosse da presa per il culo.

"No, Louis. Non conosci nemmeno il mio nome." Disse, ancora ridacchiando.

"Come ti chiami?" Le chiesi,avvicinandomi.

Stavolta non indietreggiò.

"Mi chiamo Honey." Sospirò.

Sorrisi. Honey. Che nome meraviglioso, come lei d'altra parte.

"Honey, vieni a vivere con me, non ti farò stare in questa topaia." Allungai la mano verso di lei, per incitarla a seguirmi.

Non mosse un muscolo.
Così, mi allungai verso la sua mano per prenderla, ma lei fu più veloce e la ritrasse.

"Almeno prova a vedere come staresti, se non ti piacerà vivere lì ti farò tornare qui." Le dissi sicuro.

Mi guardò titubante, poi guardò la mia mano, ancora testa davanti a lei.

Chiuse gli occhi, sospirando, per poi posare la sua mano leggera sopra la mia.

Ne fui molto sorpreso, ma terribilmente felice.

"Non voglio obbligarti,Honey." Dissi forzatamente quella frase.
Non volevo che rimanesse nella topaia.

"Mi va bene,Louis. Sei stato buono con me, credo di potermi fidare." Disse, un po' imbarazzata.

Ma lei non sapeva che il rossore nelle sue guance la rendeva ancora più bella.

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N/A

Ciao! Questo è l'inizio della mia nuova storia.
Spero davvero che il primo capitolo vi abbia interessato.

Anzi, scrivetemi cosa ne pensate, e ditemi se volete che la continui.
Ne sarei felice.

Un bacio.

She was a loner.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora