You have a gun in your pocket
And you want to kill me for what I did
Please, even if your hands are shaking
Shoot me to death
So I can die with your eyes on me
A gun in your pocket, Joy and Grief
Rob cercò lo sguardo di Phoenix nello specchietto retrovisore e si accorse che lui lo stava già fissando.
Erano in macchina da pochi minuti, entrambi sui sedili posteriori, ma a distanza di un posto l'uno dall'altro. Alla guida, Smith teneva stretto il volante tra le mani. Di solito, era Marty l'autista che portava i membri della band ovunque, ma quella volta Smith aveva dovuto farne le veci.
Marty avrebbe dovuto raggiungerli poco dopo con a bordo Blade e Joel, che aveva appena recuperato da una gita al mare.
Era stata un'idea del secondo quella di portare Blade a fare un po' di surf e rilassarsi sulla spiaggia, ma da quanto aveva carpito dai messaggi sulla chat di gruppo non era andata come si aspettava. Blade aveva rifiutato di entrare in acqua e aveva passato le giornate a passeggiare in riva al mare con Gina oppure rintanato nella casa di Joel con una chitarra tra le mani.
«Siamo quasi arrivati», li avvisò Smith.
Rob annuì e distolse lo sguardo dallo specchietto per guardare fuori dal finestrino. I vetri erano oscurati: le persone non potevano vederlo dall'esterno, ma lui poteva vedere loro.
Osservare la gente fare jogging, sistemare il giardino di casa, chiacchierare al bar, era più facile che reggere lo sguardo del demone al suo fianco.
Sentì Phoenix spostarsi e posare la mano sul sedile in mezzo a loro, con il palmo rivolto verso l'alto.
Cercò di non girarsi, di non dare segno di averlo notato, e si irrigidì sul posto.
Da quando era successa la faccenda dell'accendino, lui e Phoenix non si erano detti molto, si poteva dire che non si erano nemmeno guardati in faccia. Rob aveva tentato un approccio con lui per capire cosa fosse successo, ma Phoenix lo aveva evitato come la peste.
Ancora una volta, Rob si ritrovò a pensare che dietro a quella maschera di maliziosità si celasse un'anima tormentata e tremendamente incompresa.
Smith svoltò in un largo spiazzo e posteggiò in un parcheggio con una manovra imprecisa. «Andiamo», disse, spegnendo il motore. «I fotografi ci stanno aspettando».
Ah, giusto... quello.
A quanto pare, Rob avrebbe dovuto posare per la macchina fotografica insieme a tutta la band e il risultato sarebbe comparso sulla prima pagina della rivista GQ.
Non era per niente entusiasta dell'idea, ma non aveva potuto rifiutare. Non importava che avesse pregato Addie di annullare tutto, non aveva funzionato.
Lui doveva fare quello shooting.
Scesero dall'auto e Rob affiancò Smith, che era impegnato a controllare i messaggi sul cellulare. Phoenix li lasciò andare avanti e camminò piano dietro di loro.
Smith li condusse all'interno di un edificio che sembrava un grande magazzino. All'interno, seguirono il vociare e raggiunsero il reparto trucco.
Rob fu intimidito dalla quantità di specchi ed abiti presenti. Si ritrovò circondato da due truccatrici in meno di un secondo.
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How to love Phoenix Kant [Trilogia How To #2]
Romans𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐫𝐢𝐥𝐨𝐠𝐢𝐚 [...] I Joy and Grief sono la rockband del momento. Se una loro canzone passa alla radio, stai certo che la canteranno tutti. E che dire dei suoi membri? Sono da perdere la testa. Il cantante, J...