UNO STAGE VIBRANTE

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L'ufficio era semi deserto, la gente stava andando via per il classico aperitivo delle 19, tutti pieni dalla sola voglia di uscire dal lavoro visto che il week-end era alle porte, e poi si sa, i week-end primaverili rendono tutti allegri e pieni di voglia di stare in compagnia ridendo e chiacchierando. Io invece ero una semplice stagista partita dalla mia terra con una valigia di speranze e una laurea sudata, quindi preferisco restare in ufficio e portarmi avanti con il lavoro. Spesso restavo in ufficio con il mio capo per dimostrare la mia caparbietà e raggiungere quella agognata lettera di assunzione. Ma dopo qualche tempo il motivo era anche un altro per cui restavo in ufficio, anche oltre l'orario di lavoro, ed era il mio desiderio crescente di restare sola con il mio capo. Quell'uomo era riuscito ad attrarmi sempre di più, tanto che quando mi chiedeva di restare per finire altri lavori io accettavo in un attimo, perché quello era il momento in cui potevo stargli vicino senza che ci fossero i colleghi. Un pomeriggio di maggio lo sentì parlare al telefono, dicendo a qualcuno di rinunciare alla classica partita di paddle nel lussuoso circolo di cui è socio per portare a conclusione la scadenza del lunedì dopo. Anche quella volta mi chiese di restare con lui per terminare il lavoro in tempo, non dovetti nemmeno pensarci troppo e gli risposi di si. Ed eccoci soli in ufficio, dopo aver lavorato per due ore, ci spostiamo nell'ingresso facendo due chiacchiere davanti ad una pizza da asporto. Non nascondo che il mio capo, nonostante avesse superato chiaramente i 40 anni aveva ancora un certo fascino. Da quando avevo iniziato il mio stage nell'azienda l'avevo ammirato e desiderato in segreto, senza sperare che il mio interesse si concretizzasse in qualcosa. Eppure quel manager di successo mi ammaliava e l'essere rimasta sola con lui mi esaltava, al punto che lo lascio fare quando vedo che inizia ad avvicinarsi sempre di più, fino ad osare una carezza sul mio viso. Ed è quella semplice carezza a far scatenare quello a cui agognavo da tempo. Mi bacia sulle labbra prima con delicatezza e poi sempre con più passione mentre io ricambio più che volentieri. Si stacca mi prende per mano e mi riporta in ufficio, io lo guardo e sento le mie guance diventare sempre più rosse, sento le sue mani che mi spogliano piano piano, accompagnando le carezze a dei baci che mi inumidiscono la pelle. Mi accarezza le cosce e mi solleva la gonna, lasciandomi nell'intimo di pizzo nero che avevo indossato quella mattina per sentirmi sexy. Qui colgo la palla al balzo e decido di osare e di fare qualcosa su cui fantasticavo da tempo e così decido di tirare fuori dalla mia borsetta ciò a cui tengo più di tutto, un bellissimo vibratore portatile. Non nascondo che era una vita che fantasticavo sudi lui nelle mie serate solitarie, dandomi piacere da sola e immaginandomi sdraiata sulla scrivania del mio manager mentre mi masturbavo con il mio vibratore. Ed è proprio così che va la serata, con lui che mi prende in braccio e mi porta nel suo bell'ufficio. Mi appoggiai a sedere sulla scrivania e dopo aver scostato le mutandine ormai fradice, apro i suoi pantaloni e gli abbasso i boxer, ed ecco che finalmente vedo quello che avevo solo immaginato fino a quel momento, il suo pene eretto e duro, e in un istante lo sento entrare dentro di me.         È esattamente come me lo immaginavo, bellissimo e intenso, il suo pene mi penetra profondamente mentre io gemo nella sua bocca senza smettere di baciarlo. Sento il mio capo che gode con me, dentro e fuori sempre con più foga, mentre io mi aggrappo a lui e con la mano libera mi appoggio il vibratore sul clitoride. Quello lo fa eccitare ancora di più, tanto che mi mette sulla scrivania a novanta e sento che mi penetra da dietro sempre con più foga.                     Io non voglio che smetta, e continuo ad ansimare, ad un tratto sento che non solo diventa più duro ma sento dei colpi sempre più forti dentro tanto che non riesco a trattenermi, gettò il vibratore mi aggrappo con le mani alla scrivani ed urlo, grido di piacere. Non ho il tempo di venire che sento che mi prende per i fianchi girarmi e buttarmi a terra, e sento le mutandine strapparsi. Lo sento scendere giù e leccarmi, infilarmi la lingua tutta dentro muoversi sul clitoride, oh dio era tutto quello che desideravo. Ed eccolo di nuovo dentro penetrarmi con forza sempre di più, urlo... urlo di piacere. Lo venire sento, sporcandomi di liquido caldo, ei suoi respiri affannosi uniti alla vibrazione sul mio clitoride sono la goccia che fa traboccare il vaso del mio piacere. Vengo anche io, così forte che sento le gambe tremare e a fatica trattengo l'ultimo grido. "Come ti senti?" mi chiede lui riallacciandosi i pantaloni eleganti, forse per assicurarmi che anche a me fosse piaciuto. In quel momento mi mancano le parole, non riesco a pensare ad altro che al modo potente in cui sono appena venuta ancora semi sdraiata e seduta per terra. Penso solamente "l'ho fatto veramente?", e la risposta era sì. Riesco a pensare al torpore del piacere e a come fossi riuscita a realizzare la mia fantasia. Sembrava finita lì, una vocina dentro di me mi aveva detto che forse questa sarebbe statala prima e ultima scopata e non mi avrebbe dato più alcuna attenzione. Invece si avvicina e mi da un bacio sul collo, mentre con un sorriso mi propone di uscire e di andare a farci un aperitivo. Da quel momento i nostri incontri lavorativi sarebbero stati non solo fatti di lavoro ma molto... molto piacevoli. 

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